Editoriale
Il 53° numero di Africanews in lingua italiana affronta, con quattro dei cinque articoli di cui si compone, il problema dell’acqua per usi domestici. I testi si riferiscono naturalmente a situazioni africane ma ormai è chiaro a tutti che il problema acqua riguarda l’intero pianeta. Lo ha messo in evidenza nel settembre scorso a Johannesburg il summit delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile.
Al termine dei lavori di questi mega-incontri si raccolgono, solitamente vaghi compromessi e sfuggenti impegni per gli anni a venire da parte dei potenti del mondo. Un risultato però è immediato. Per qualche giorno l’opinione pubblica viene informata con la grancassa dei media che su questa terra, per vari motivi, c’è gente, molta gente che se la passa male. Stavolta poi il centro è stato colpito in modo perfetto dato che l’argomento, penuria e inquinamento dell’acqua sono avvertiti anche nel ricco Occidente.
I titoli dei giornali e dei notiziari Tv sono andati a nozze nel proclamare che l’umanità può disporre, di acqua dolce, di meno dell’1% di quella esistente sulla Terra e che un miliardo e mezzo di persone nel mondo non hanno acqua potabile. Sulle vittime causate dalla mancanza o da malattie provocate da acqua inquinata, il fronte della stampa si divideva fra i catastrofismi con trentamila morti al giorno e i moderati con diecimila. Insomma i titoli per far stare in ansia i lettori non sono davvero mancati.
Mancavano invece, salvo rari casi, i titoli riguardanti le multinazionali che comprano il controllo dell’acqua, specialmente nei paesi del Terzo Mondo, praticando poi prezzi insostenibili per quelle popolazioni che, in alcuni casi, sin sono ribellate con tumulti che hanno provocato morti e feriti.
Il mercato sta impadronendosi di un bene che dovrebbe essere di tutti e lo fa diventare un "business". A livello di Stati poi, c’è la corsa alla costruzione di dighe. Molte sono utili, altre invece causano danni immensi agli ecosistemi locali, dopo aver rovinato la vita di migliaia di residenti, cacciati dalle loro case e dai loro villaggi per far posto all’acqua.
Si è parlato anche di possibili futuri conflitti fra nazioni per il possesso dell’acqua di un fiume o di un lago. Sono stati dunque facili profeti quelli che anni fa hanno ribattezzato l’acqua come l’"oro blu" del XXI secolo. Ma sono falsi profeti quelli che indicano nelle privatizzazioni, nella mercificazione dell’acqua l’unico sistema per mettere ordine e razionalizzare l’uso di questo prezioso bene.
L’acqua scarseggia, è vero. Negli ultimi 40 anni la disponibilità per ogni abitante della Terra è scesa da 17 mila a 7 mila metri cubi. È un segnale di allerta, un invito a non sprecarla. Ma da questa situazione a quella dell’africano che deve pagare l’acqua da 5 a 20 volte più cara di un americano, il passo è troppo lungo. Le ingiustizie, le differenze esistenti su questo mondo sono già esasperate e drammatiche. Stiamo attenti a non tirare troppo la corda.