Soffocato da splendidi giacinti
Il lago Vittoria, grande 68.000 kmq cioè molto più di Piemonte e Lombardia insieme è il secondo del mondo dopo il Lago Superiore degli Stati Uniti. È seriamente minacciato dal giacinto d'acqua, una pianta infestante mortale che sta causando, un pò dovunque presso le rive, gravissimi problemi ai sistemi di approvvigionamento idrico urbano, al trasporto lacustre e alla pesca. Esistono, a dir il vero, altre gravi minacce che incombono su questo immenso bacino, come la pesca eccessiva e l'inquinamento delle acque, ma quella del giacinto é sicuramente la più particolare e difficile da comprendere ed affrontare. E' dall'inizio degli anni '90 che questa pianta infligge danni sempre più gravi alla numerosa popolazione rivierasca, bloccando, fra le altre cose, i porticcioli dei pescatori e gli impianti di captazione dell'acqua potabile di villaggi e città.
La pianta, scientificamente denominata Eichoirnia Crassipes, si trova nei laghi, nelle paludi, nei bacini delle dighe, nelle zone inondate periodicamente dai fiumi e dovunque, in Africa, ci sia una rete di fognature. Gli scienziati ritengono sia originaria del bacino amazzonico, trasferitasi inizialmente in Africa Orientale come pianta ornamentale da vaso e diffusasi poi prepotentemente dappertutto si trovi dell'acqua, purché non spinta da una vivace corrente.
Fin da quando si é profilato il problema della sua diffusione incontrollata e devastante nel lago, si ritiene che la sua rapida proliferazione sia strettamente legata all'emissione di scarichi urbani ed industriali non trattati che entrano sempre più abbondanti nel bacino. Secondo la dottoressa Margaret Oduk, ricercatrice dell'UNEP, il Programma delle Nazioni Unite che si occupa d'Ambiente, il giacinto d'acqua si moltiplicherebbe a dismisura nutrendosi delle sostanze organiche riversate sempre più in abbondanza nel lago dalla crescente popolazione rivierasca. Sempre a suo giudizio, l'escalation della diffusione della pianta infestante potrebbe, paralizzando la pesca, provocare insicurezza alimentare in tutta la regione del lago.
La pianta, di un verde bellissimo, produce magnifici fiori color porpora e possiede lunghe radici fibrose, mentre il tessuto spugnoso del suo gambo gli permette di galleggiare sull'acqua. Cresce in grappoli di diverse piante che vanno a formare tappeti galleggianti, prosperando soprattutto in acque calme e inquinate. Secondo gli scienziati si sviluppa crescendo in una maniera incredibile, raddoppiando la sua biomassa in soli 15 giorni.
Obiero Onganga, Direttore dell'OSIENALA (Amici del Lago Vittoria), un'associazione ambientale locale che ha sede nella città costiera di Kisumu, la pianta rappresenta un vero e proprio disastro ambientale ed ecologico che ha devastato il lago, ne soffoca la vita e lo minaccia impunemente, senza incontrare valide resistenze. Secondo Onganga, la crescita smisurata del giacinto d'acqua ha provocato una drastica diminuzione della quantità di pesce presente nel lago ed ha già avuto un effetto negativo diretto sullo scadimento della biodiversità della regione. La crescita della pianta impedisce la penetrazione della luce in profondità e l'ossigenazione dell'acqua, ostacola lo sviluppo delle zone di riproduzione ittica, ostruisce i punti d'approdo dei pescatori, sconvolgendo in tal modo tutto l'ecosistema.
Purtroppo, un piano multinazionale, condiviso da tre Paesi rivieraschi, Kenya, Uganda e Tanzania, finanziato dalla Banca Mondiale e dal GEF (Schema di Credito per l'Ambiente Globale) ha fatto ben poco, specialmente in Kenya, dove la prima fase é indietro nella sua realizzazione di ben due anni. I tre Paesi si spartiscono le acque del grande lago e le sue risorse, che appartengono per il 6% al Kenya, per il 45% all'Uganda e per il restante 49% alla Tanzania. Il piano di salvataggio, varato nel lontano '94, é stato ostacolato da gravi problemi gestionali di varia natura, anche se parecchi sforzi e tentativi, anche sofisticati, sono stati compiuti per sradicare la malefica pianta. Un impegno che non é però neanche bastato a contenere il fenomeno, al punto che oggi le popolazioni, la cui sopravvivenza dipende dalle risorse del lago, vedono ancora minacciata la propria esistenza.
Il progetto per lo sradicamento del giacinto d'acqua venne a suo tempo finanziato, con un pari importo, dalla Banca Mondiale, tramite l'IDA (International Development Agency) e dal GEF a beneficio di Uganda, Tanzania e Kenya, su base quinquennale, al costo di 70 milioni di dollari. Il documento della Banca Mondiale sul Progetto di Gestione Ambientale del Lago Vittoria (LVEMP), cita, fra gli obiettivi principali del progetto, il monitoraggio della qualità dell'acqua, il controllo del giacinto, la gestione della pesca e il monitoraggio degli scarichi industriali ed urbani che si riversano nel lago in quantità sempre più abbondante.
Ma, a cinque anni dall'avvio della prima fase del progetto, avvenuto nel '98, gli ambientalisti ammettono che il Kenya è in ritardo nei confronti di Uganda e Tanzania, che sono in qualche modo riuscite a controllare la pianta infestante, migliorando il livello di inquinamento tramite una migliore gestione e controllo dei rifiuti urbani scaricati nel lago sulle loro rispettive coste. In Kenya, invece, questo non è avvenuto e, solo il mese scorso, per fare un esempio, il Consiglio Municipale di Homa Bay ha mandato su tutte le furie gli ambientalisti e gli abitanti della zona quando ha deciso di scaricare direttamente nel lago il contenuto delle sue fognature, senza il minimo trattamento.
Il Kenya ha già speso circa un milione e mezzo di dollari del progetto, senza che si veda il benché minimo risultato sulle sue sponde.
Un alto funzionario del LVEMP, che ha richiesto l’anonimità, ha confermato ad Africa News che il suo predecessore non si è preoccupato di seguire la logica di implementazione progettuale, cominciando a lavorare sugli aspetti complementari e meno importanti, invece di occuparsi inizialmente di quelli di fondo e basilari. Il processo di acquisto delle forniture si è impantanato nella burocrazia che lo ha avvolto nel mistero più fitto, rendendolo estremamente ambiguo, lungo e contorto, con un rimpallo di responsabilità fra il Tesoro, il Ministero dell'Ambiente e la Banca Centrale. Il funzionario cita il Laboratorio di Monitoraggio Provinciale dell'Acqua, destinato a controllare l'inquinamento idrico a Kisumu, come un esempio di totale fallimento, in quanto la realizzazione è ferma da parecchi anni, nonostante il 75% delle opere civili sia già stato portato a termine.
Anche un gruppo di monitoraggio e valutazione inviato dai donatori di Washington si è dichiarato decisamente insoddisfatto dei progressi compiuti dal progetto nel raggiungimento degli obiettivi. Intanto, mentre il giacinto continua a provocare disastri sul lago, le opinioni e i giudizi sui metodi da usare per eliminarne la piaga si dividono nettamente. Il Ministro della Pianificazione e Sviluppo, Anyang Nyongo, ritiene che, essendo il lago profondo solo 80 metri, sarebbe disastroso tagliare e affondare le piante nell'acqua, mentre alcuni conservazionisti sono del parere che la crescita della pianta possa essere controllata con mezzi meccanici ed eserciti di tagliatori, anche se ciò si è dimostrato sostanzialmente inutile dal momento che il giacinto cresce più veloce di qualsiasi intervento dell'uomo o delle macchine. C'è infine chi dice che la battaglia si può vincere con gli erbicidi, ma è fin troppo risaputo che questi costituiscono un rischio molto alto per la biodiversità lacustre. In Uganda e Tanzania questi metodi sono stati usati un po' tutti, senza polemiche, assicurando nel loro insieme dei risultati apprezzabili.
L'Istituto di Ricerca Agronomica del Kenya (KARI), sostiene, da parte sua, che con l'immissione nel lago di oltre 200.000 speciali insetti "mangiatori" della pianta, si é riusciti a contenere con successo il fenomeno, ma i residenti e una visita sul posto di AfricaNews sembrerebbero confermare il contrario.
Sotto gli occhi di tutti é, comunque, l'evidenza dei fatti, di un progetto che procede malamente e a rilento e i cui insignificanti risultati fanno si che a Kisumu si verifichi il paradosso della scarsità nel bel mezzo dell'abbondanza. Nella città, che si affaccia su uno dei laghi più grandi del mondo, l'acqua manca spesso, si verificano continue emergenze idriche perché le prese dell'acquedotto sono bloccate dagli ammassi di giacinto cresciuti vicino alle rive. Le attività portuali e la navigazione sono spesso bloccate, o perlomeno impedite, dalla piaga paralizzante delle stupende piante galleggianti: neanche le imbarcazioni più leggere riescono ad approdare.
E, per concludere con un’ulteriore nota di preoccupazione, gli esperti dicono che nel caso di una disgrazia o di una emergenza che si verificasse nel lago l'invadenza dei giacinti ostacolerebbe sicuramente la tempestività e l'efficacia dei soccorsi, con risultati catastrofici facilmente immaginabili per i malcapitati.