O mangi OGM, o resti a pancia vuota
Nel suo ultimo rapporto, l’OFDA, l’Agenzia Statunitense per l’Assistenza ai Disastri, ha affermato che, essendo stati distribuiti tardi, troppo sotto all’ultima stagione della semina i fattori produttivi agricoli (sementi e fertilizzanti, essenzialmente), il raccolto invernale non potrà dare le 140.000 tonnellate che ci si aspetta e che sono indispensabili per evitare la fame. WFP, il Programma Alimentare Mondiale, ritiene da parte sua che circa 3,2 milioni di persone avrà bisogno di un aiuto alimentare per sopravvivere fino a marzo del prossimo anno. Secondo il suo portavoce, che si è rivolto recentemente ai giornalisti a Blantyre, una caduta del raccolto invernale di piccoli proprietari e contadini che producono per l’auto-consumo e sussistenza potrebbe significare che ancora più gente si verrebbe a trovare nei guai.
Il portavoce di WFP ha infine fatto notare che è ormai del tutto evidente che gli obiettivi di produzione cerealicola non sono stati raggiunti, con implicazioni estremamente serie sulla sorte di milioni di cittadini che non sanno come farcela a sopravvivere nei prossimi mesi. Louise Setshwaelo, la rappresentante della FAO in Malawi ha spiegato che il motivo principale per cui si prevede che il raccolto invernale sia scarso è la mancanza di umidità residua nel suolo. Ed è stata ancora più precisa affermando che: "In primo luogo la stagione delle piogge che è finita in aprile è stata molto modesta e l’umidità disponibile di gran lunga inferiore a quella normalmente presente nella normale stagione agricola. A dimostrazione di questo vediamo che ci sono contadini che riescono ad irrigare usando annaffiatoi, secchi, pompe a pedale, col risultato che il loro seminato cresce molto bene, semplicemente perché riceve acqua."
La FAO ha distribuito il "pacchetto" di aiuti alla semina a 50 mila famiglie, cominciando in luglio e mettendo in condizione il 60% dei suoi beneficiati di provvedere alla semina. Il rimanente 40% ha preferito tenere da parte le sementi per usarle durante la stagione agricola principale, che va da ottobre a dicembre.
James Morris, il direttore esecutivo del Programma Alimentare Mondiale, ha recentemente visitato il Malawi, affermando che le agenzie umanitarie non riusciranno mai a mettere fine alla crisi alimentare nell’Africa Australe se non si riuscirà ad introdurre il mais geneticamente modificato. Ha detto ai giornalisti di essere stato presente alla distribuzione di mais GM a 390 famiglie nel distretto centrale di Dedza, confermando che gran parte del mais distribuito da WFP è del tipo geneticamente modificato.
All’incontro ha anche affermato di voler rispettare il diritto d’ogni paese di accettare o non accettare le bio tecnologie, poiché, bontà sua, in fondo, è una loro scelta Morris, che è anche l’inviato speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan per la crisi umanitaria in Africa Australe, si è spinto a ricordare che le Agenzie come WFP, la FAO, WHO e alcuni Paesi dell’Unione Europea hanno certificato di non aver mai scoperto problemi inerenti agli alimenti GM a danno della salute della popolazione. A suo parere, moltissima gente al mondo ha mangiato alimenti modificati, senza che si riscontrasse il benché minimo effetto collaterale negativo, aggiungendo che WFP cercherà di trovare delle soluzioni alternative per lo Zambia che ha deciso di non accettare alimenti GM in alcuna forma gli vengano propinati.
L’inviato di Annan e direttore di WFP ha ricordato agli astanti che l’Agenzia non può riuscire a sviluppare appieno la sua attività di assistenza senza l’utilizzo delle biotecnologie, in pratica del mais geneticamente modificato. Malawi, Zimbabwe, Lesotho e Swaziland hanno accettato i cereali GM, mentre lo Zambia ha inviato una delegazione di suoi scienziati in Sud Africa, Norvegia, Inghilterra, Stati Uniti e Belgio per comprendere meglio le implicazioni sulla salute di questi alimenti. Il Malawi, uno dei paesi che ha accettato il mais GM, ha già cominciato a distribuirlo in grani, come aveva pubblicamente annunciato prima di accettarlo. La macinatura prende tempo ed è costosa, un’operazione su così vasta scala che il paese, quasi in bancarotta, probabilmente non si può permettere. Sta di fatto che al centro di distribuzione di WFP a Dedza il mais esce dai magazzini sotto forma di granaglia.
Il capo dei consulenti tecnici del Ministero della Sanità, Ellard Malindi, spiega che il governo dovrebbe spendere 1.6 miliardi di kwacha, circa 21 milioni di dollari, per macinare il mais GM che riceve in donazione dall’estero. Aggiunge, che stanno ora distribuendo mais non macinato anche perché la stagione della semina è lontana ancora diversi mesi, facendo capire che questo mais GM è destinato al consumo e non dovrebbe essere piantato, per evitare la contaminazione di quello normale. A questo proposito Malindi assicura che gli agronomi informano la gente di non usare questo mais per la semina, proprio per evitare il rischio di contaminazione delle piante tradizionali .
Il Malawi ha bisogno di 208 mila tonnellate di cereale per salvare dalla carestia circa 3,2 milioni di persone, ma nel paese ne sono arrivate finora solo 34 mila; di queste, 20 mila sono di mais GM, donato dagli Stati Uniti e Washington dovrebbe inviarne altre 73 mila per completare la sua quota.
Intanto, il presidente Bakili Muluzi, che attualmente presiede la Comunità per lo Sviluppo dell’Africa Australe (SADC), composta da 14 membri, ha solennemente affermato che se il mondo ignorerà la crisi umanitaria in cui la regione si dibatte, la catastrofe è imminente. Muluzi, ha aggiunto che la durissima crisi alimentare che attanaglia la regione, è la peggiore degli ultimi 10 anni e che già per lo meno 13 milioni di persone sono alla fame, mentre la situazione rischia di peggiorare se la comunità internazionale non risponde rapidamente.
Muluzi ha sollecitato i paesi ricchi a muoversi velocemente per salvare milioni di vite, particolarmente in Lesotho, Malawi, Mozambico, Zambia e Zimbabwe. Ha anche rammentato che la crisi umanitaria causata dalla mancanza di cibo è ulteriormente aggravata dalla devastante epidemia di AIDS e da altre comuni malattie, come il morbillo, il colera e la malaria.