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Editoriale

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I 58° numero di Africanews in lingua italiana si apre con un articolo dal Malati che ricorda l’ingiustizia di cui soffrono le vedove e, di conseguenza, i loro figli in questo paese. Si tratta dell’eventuale eredità che viene negata alla vedova e incamerata dai parenti del marito defunto. E tutto ciò avviene nonostante esista una legge che prevede 5 anni di prigione e pesanti multe per gli approfittatori e nonostante il presidente Muluzi con la consorte sia sceso in campo contro questa piaga.
Allora perché questa prepotenza è addirittura in aumento? La ragione è la solita. È quella che sta alla base di molti problemi nel mondo. È l’ignoranza, intesa nel senso di non istruzione, di non conoscenza dei propri diritti, di acquiescenza a tradizioni assurde che non dovrebbero più esistere.

La catena dei guai inoltre si allunga poiché la vittima di questo sopruso, la madre-vedova, spesso deve prostituirsi per mantenere i figli, e oltre al degrado morale c’è il pericolo ben tangibile di essere colpite dall’Aids, diffusissimo nel paese.

Contro questa ignoranza dei propri diritti si è mossa anche la Chiesa cattolica, oltre, naturalmente, le associazioni per l’emancipazione della donna. Dalle città parte una benefica ondata di informazioni verso le arretrate zone agricole e la stessa moglie di Muluzi avverte: “Se non facciamo progressi, non è solo colpa dell’oppressione degli uomini, ma anche perché noi stesse ci mettiamo i bastoni fra le ruote”. Come dire che unite si vince.

Pescare nel torbido è purtroppo un proverbio molto usato. Si adatta a tante situazioni e praticamente significa che da un guaio si può far nascere altri guai. Il caso si adatta a un campo di rifugiati liberiani. Ma l’aspetto peggiore è costituito dall’esistenza di campi d’addestramento per mercenari che poi si vendono al miglior offerente. Nella vicina Costa d?Avorio, in Sierra Leone e in Liberia infatti la pace è un sogno, un’utopia e la guerriglia invece è quasi routine quotidiana.

Era già successo qualche anno fa in Congo dove nei campi dei rifugiati rwandesi, fra le centinaia di migliaia di hutu in fuga dal proprio paese, c’erano anche gli autori del genocidio dell’aprile 1994. Questi assassini uscivano poi dai campi per azioni contro i tutsi. Ci pensò Cabila a ripulire, molto drasticamente, questi vivai di terroristi.

Anche il Ghana ha cominciato un’opera di “scrematura” con la polizia. Ma è come asciugare un mare: le armi leggere che noi occidentali abbiamo venduto, vendiamo e venderemo in Africa non finiscono mai e un disperato che le impugni si troverà sempre.