La salvezza arriva su due ruote
La trentaquattrenne signora Muyambo, del villaggio di Mandefu nel distretto di Mwense, circa 700 chilometri a nord della capitale Lusaka, ha seguito, nella sua comunità, ben 20 parti evitando qualsiasi complicazione da quando nel settembre dell’anno scorso è stata addestrata come ostetrica di comunità. Precedentemente, la signora Muyambo aveva seguito diverse partorienti senza possedere alcuna formazione, ma ora si rende conto di quanto pericoloso sia stato farlo, e dice: “Ho cominciato ad aiutare le madri a partorire nel ‘96, ma solo l’anno scorso la comunità ha scelto me per l’addestramento come TBA. C’è una bella differenza fra l’essere e non essere addestrate: abbiamo imparato un sacco di cose, come l’identificazione delle complicanze che richiedono l’invio all’ospedale ed il controllo delle condizioni di salute del bambino e della madre nella delicata circostanza del parto.”
La signora Muyambo aggiunge di avere imparato a decidere se la madre va inviata all’ospedale, dalla maniera in cui il bambino si posiziona nel suo utero. Ma, sa che ciò va fatto anche quando si è di fronte ad un prolungato sanguinamento o ad una placenta non espulsa debitamente. Inoltre, se ci si trova di fronte a partorienti che soffrono di malattie serie come la tubercolosi e l’asma, che sono al primo figlio o sono di statura molto bassa oppure che perdono molto sangue prima del parto, l’ostetrica decide il ricovero in ospedale. La signora Muyambo, oltre ad assistere le madri al parto, incoraggia anche le donne a praticare la pianificazione famigliare e le invita a recarsi ai centri sanitari di distribuzione comunitaria.
Si muove e fatica su un’area geografica molto ampia e non è pagata. Ciò che la motiva è il bisogno di aiutare il prossimo e di fare amicizie. Racconta inoltre che la sua area di intervento è molto grande, le brevi distanze le fa a piedi e quelle lunghe in bicicletta, convinta di dare una mano ad altre donne che hanno dei problemi e di farsele amiche.
Il Ministero della Sanità dello Zambia, tramite il Progetto Sanitario Integrato, finanziato dall’Aiuto allo Sviluppo Internazionale degli Stati Uniti (USAID), ha sponsorizzato in tutto il paese programmi di formazione per ostetriche nelle aree rurali. Nello Zambia, la percentuale ufficiale di mortalità da parto è di duecento morti per centomila parti, contro solo dieci nel nord Europa. Il portavoce del Comitato Centrale della Salute, Dr Ben Chirwa ha fatto sapere che fra le 200 e le 1400 madri per centomila nascite muoiono durante il parto del loro bambino.
Le statistiche del Programma di Sanità Neonatale e Materna, che fa capo al Ministero della Sanità, indicano che ogni anno in Zambia muoiono 4000 donne per cause legate alla gravidanza, lasciando orfani 9800 bambini. Una delle clienti della Muyambo, la signora Royda Mwila di 28 anni, residente nel villaggio di Mandefu, è fra coloro che hanno apprezzato i servizi di queste ostetriche e si è resa conto di quanto sia pericoloso partorire a casa senza l’assistenza di personale addestrato. Ed afferma:“ me la sento di partorire solo in presenza e con l’aiuto di gente come lei, che è qualificata. Non potrei mai partorire a casa senza l’aiuto di un’ostetrica. Tutte noi abbiamo fiducia nelle TBA perché sono tecnicamente preparate e, diversamente dalle solite ostetriche di villaggio, sono anche in grado di fornire educazione sanitaria su vari argomenti, come per esempio la dieta appropriata durante la gravidanza.”
La signora Muyambo è una delle 21 TBA che sono state formate dall’ospedale della missione cattolica di Mambilima, in collaborazione con il Progetto Sanitario Integrato, allo scopo di promuovere parti sicuri in un distretto dove più del 40% delle gestanti partorisce a casa, in circostanze particolarmente pericolose. Gladiys Simfukwe, un’ostetrica dell’ospedale della missione di Mambilima, dice che la decisione dell’ospedale di addestrare le ostetriche e altri operatori sanitari comunitari ha fatto diminuire l’incidenza della mortalità da parto nel bacino d’utenza dell’ospedale, che copre un bacino di 13000 persone. Ed aggiunge che nel passato la maggior parte dei parti veniva assistito da ostetriche improvvisate e che ora ogni zona ha in dotazione due TBA e la gente è stata informata di rivolgersi a loro. Conclude, ricordando che in quella zona si è sofferto, in passato, di un alto numero di morti da parto che potevano essere prevenute ed erano per lo più addebitabili al fatto che si usava tenere le donne a casa fino a travaglio avanzato. Mentre, da quando sono entrate in servizio le TBA, negli ultimi due anni non si è più verificata nessuna morte di partorienti per queste cause.
Per motivare le TBA si forniscono loro biciclette che permettono di percorrere lunghe distanze e coprire il territorio. Vengono anche dotate di materiale protettivo, per evitare che contraggano l’AIDS da quelle madri che ne soffrono ed, infine, sono anche adeguatamente istruite a fornire consigli alle madri sieropositive. Le statistiche dimostrano che, mentre il numero delle madri in attesa che si serve della clinica prenatale di Mwense è molto alto, solo poche di esse partorisce nei centri di salute in quanto la maggioranza preferisce farlo a casa propria. Il responsabile dell’informazione sanitaria del distretto di Mwense, Mc Cloud Chalibonena spiega che l’80% delle partorienti del distretto si avvale della clinica prenatale, ma meno del 40% partorisce nei centri di salute.
Chalibonena afferma che:” In senso generale il problema del parto sicuro nel distretto di Mwense riguarda il fatto che, nonostante l’alto numero di madri sotto controllo prenatale, molto poche di esse si recano ai centri di salute per partorire senza pericoli. L’utilizzo dei servizi prenatali è abbastanza alto, ma ancora troppo poche sono le donne che decidono di partorire in ospedale dato che la maggioranza preferisce farlo a domicilio, sia per le lunghe distanze da percorrere (mediamente 20km) che per tradizioni culturali. In certi casi alcune donne hanno fatto lo sforzo di mandare a chiedere un’ambulanza, che però le ha raggiunte quando queste avevano già partorito in circostanze molto pericolose.
La direttrice amministrativa del Consiglio Sanitario del distretto di Mwense, Elisabeth Musaba, spiega che alcune madri preferiscono partorire a casa per poter praticare a loro piacimento certi rituali tradizionali cui non potrebbero ricorrere nei centri di salute. La signora Musaba, che è una specialista in salute della riproduzione, aggiunge anche che alcune madri dopo una lunga serie di parti si sentono abbastanza esperte da poter partorire a casa per conto loro, mentre altre lo fanno perché non si trovano a loro agio con il personale ospedaliero, perlopiù di sesso maschile. Inoltre, la signora Musaba mette in guardia dai rischi del parto a casa che è sempre da considerarsi pericoloso, sia per i possibili sanguinamenti incontrollati, sia per la carenza di assistenza nell’eventualità di possibili complicanze dopo parto, ma anche perché, per ignoranza, in alcuni casi il parto stesso viene forzato con l’uso di strane e pericolose pozioni. Non sono rari i casi in cui si è verificato che gli organi riproduttivi delle partorienti si infiammano e gonfiano a causa di questo tipo di maldestri interventi.
Il signor Chalibonena, responsabile dell’informazione sanitaria del distretto, ha detto ad AfricaNews che per affrontare il problema della sicurezza del parto nel distretto il consiglio sanitario si è impegnato nell’educazione prenatale, ponendo l’accento sull’importanza dell’evento parto e sulla necessità che le comunità sostengano le TBA e le motivino a prestare nel miglior modo possibile la loro opera volontaria. Ha aggiunto che il distretto dispone di 64 TBA in 21 centri di salute rurale e che questo numero non è sufficiente, mentre, al contempo, ci sono ancora delle utenti potenziali che non ne utilizzano il servizio. Le TBA dovrebbero sempre essere sostenute dalla comunità, ma quando ciò disgraziatamente non accade, tendono inesorabilmente a perdere motivazione.
Secondo il Rapporto sulla Popolazione, un documento pubblicato dal Programma di Informazione sulla Popolazione della John Hopkins School of Pubblic Health americana, quasi tutte le morti da parto potrebbero essere evitate. Il documento fornisce, fra l’altro, una lista delle cinque cause principali di mortalità da parto, che sono: l’emorragia, il travaglio interrotto, l’insorgere di infezioni, l’ipertensione da gravidanza e le complicanze da tentativi di aborto.