Perché?
Il conflitto è una realtà complessa, poco conosciuta,
poco studiata; quindi, il lavoro degli operatori di pace è
molto difficile in quanto, se manca una preparazione adeguata, si
può correre il rischio di commettere errori che possono causare
danni alle persone con le quali e per le quali si lavora.
Le difficoltà maggiori derivano dal fatto che la figura dell'
"operatore di pace", essendo del tutto nuova, necessita
di una costruzione in itinere e di una formazione che passa dalla
teoria alla prassi e dalla prassi alla teoria attraverso continue
verifiche.
Finalmente anche il mondo accademico si sta aprendo alla formazione
di queste figure professionali attraverso corsi triennali, specialistici
o master che stanno sperimentando nuovi percorsi formativi.
E' perciò auspicabile che questi diventino un punto di riferimento
anche per la formazione dei volontari del Servizio Civile Nazionale
che risulta attualmente in fase di programmazione.
Ciò garantirebbe, se concentrato sulla formazione dei formatori,
una maggiore omogeneità nella preparazione e una rispondenza
maggiore alla attuale legislazione italiana che prevede forme non
armate di difesa e di intervento nonviolento in operazioni di pace
all'estero.
Affinché queste figure possano espletare al meglio i loro compiti
è necessaria una politica estera di sicurezza che dia più
spazio alla prevenzione dei conflitti armati come richiesto ripetutamente
da varie mozioni del Parlamento Europeo.
L'incremento di queste figure professionali con una buona preparazione,
non solo non sarebbe alternativo all'impegno dei tanti volontari delle
Ong che già operano in questo settore, ma potrebbe addirittura
costituire un punto di riferimento valido e stabile per rendere più
efficace il lavoro dei volontari; tale efficacia dovrebbe inoltre
essere sostenuta da una adeguata formazione che, per esprimersi al
meglio, avrebbe bisogno di periodi più lunghi di intervento
nelle aree interessate.
Per
questo sarebbe auspicabile un riconoscimento giuridico del lavoro
dei volontari che, sulla scia della legge già operativa sulle
emergenze naturali, permetta loro almeno tre mesi di congedo senza
perdita del posto. Ciò consentirebbe a tante persone molto
motivate ma impossibilitate attualmente a partecipare per impegni
di lavoro, di offrire un valido contributo alla difesa nonviolenta
del proprio paese e alla prevenzione dei conflitti armati in altre
parti del mondo.
Per mettere meglio a fuoco l'attività di formazione il gruppo
ritenuto importante chiarire i compiti che i CCP, oggetto della
formazione, dovrebbero svolgere; tra questi risultano fondamentali:
la prevenzione dei conflitti armati, l'osservazione e il monitoraggio
di possibili accordi tra le parti, la mediazione, l'interposizione,
la riconciliazione, la ricostruzione del tessuto sociale, il riequilibrio
dei poteri, l'accompagnamento di persone a rischio, la creazione
di infrastrutture di pace, la mitigazione dei conflitti ecc…
Una prima ipotesi di formazione , focalizzata specificatamente a
persone disposte a impegnarsi per un tempo prolungato nei CCP, potrebbe
prevedere un doppio livello:
- Un CORSO INTRODUTTIVO che preveda
l'analisi delle motivazioni, il metodo del consenso, la conoscenza
della filosofia e delle tecniche nonviolente, la mitigazione e
la gestione creativa dei conflitti, le tecniche di auto-protezione
e di pronto soccorso, la conoscenza essenziale del Diritto Internazionale
e Umanitario, la conoscenza delle tecniche e dell'organizzazione
delle forme di polizia e degli apparati militari e dei sistemi
d'arma. Particolare attenzione dovrà essere dedicata allo
sviluppo di capacità quali l'ascolto attivo, il lavoro
di gruppo, la promozione del dialogo, lo sviluppo di atteggiamenti
assertivi, l'analisi degli aspetti relazionali, e la formazione
interiore.
- Un CORSO SPECIFICO che, a seconda
del contesto in cui si opera, preveda la conoscenza almeno elementare
della lingua ufficiale del posto, del contesto socio-culturale
e storico, degli attori in campo, della condizione della donna,
dei problemi economici, dell'organizzazione delle amministrazioni
pubbliche dell'area di conflitto e della sua legislazione.
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