Notizie,
testimonianze, informazioni
6-12 giugno 2002
Raffa,
confine egiziano |
Mercoledì,
12 giugno 2002
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Qui le cose procedono bene, nonostante il caldo torrido. A gruppi
di due-tre si dorme nelle case vicino alla linea verde, sorvegliati
dai carriarmati (potrebbero essere utili delle bandierine della
Comunità Europea!).
Oggi siamo stati a Raffa, al confine con l Egitto, dove, su tutta
la fascia vicino alla frontiera, sono state demolite circa duecentocinquanta
case. A volte la gente ci chiede di andare a dormire a casa loro,
per avere dei testimoni di quanto può loro accadere da
un momento all'altro, ma non siamo tanti e quindi possiamo andare
solo in una casa alla volta.
Più che un'occupazione sembra una vera e propria persecuzione.
Non ho ancora incontrato un palestinese che sia contento del lavoro
dell'ANP. Tutti si lamentano che non si sono ottenuti
miglioramenti e nemmeno una piccolissima vittoria; inoltre i ministri,
a detta di coloro con cui parliamo, non servono a nulla perché
non hanno libertà di movimento e quindi non possono esercitare
pienamente le loro funzioni.
Molti pensano che questo di oggi sia il periodo peggiore dal 1948,
perché allora, quando furono espropriati, partirono portando
con sé la speranza di poter tornare un giorno nella loro
terra: oggi non riescono neppure a coltivare quella speranza ma
vivono nella consapevolezza che la situazione possa solo peggiorare.
Iin questo contesto si espande con grande facilità l'integralismo
religioso: solo nella zona confinante con il semaforo di Abu Hol,
dove tre di noi dormiranno questa notte, un area di dodici km
quadrati chiamata Al Qarrara, sono state costruite cinque moschee
dall'inizio della seconda Intifada.
La notte del 10/6 alle ore 23,00 due gruppi di forze speciali
hanno oltrepassato il check point di Al Tufa a ovest di Khan Yunis.
I soldati sono entrati nella case mentre la popolazione terrorizzata
scappava verso l'ospedale, poi sono scesi lungo la strada fino
al mercato dove si sono scontrati con la resistenza armata palestinese
che li ha respinti verso il check point.
Ssu tutta la Striscia passano continuamente caccia militari, a
volte lanciano bengala per identificare posizioni. Alcuni sospettano
che sia stia preparando qualcosa di brutto, forse per quando Sharon
sarà di ritorno.
Maurizio
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Gaza
Beach |
Lunedì,
10 giugno 2002
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Finalmente
dopo due giorni riesco di nuovo a scrivervi.
Dopo quattro ore di sosta al semaforo di Abu Hol siamo entrati
nella parte meridionale della Striscia di Gaza.
La Striscia di Gaza si estende su di un area di 360 km quadrati,
di cui il 42% sono occupati dagli insediamenti; nel restante 58%
vivono 1.220.000 palestinesi con una densita di circa 5.800 persone
per km quadrato. Nei 150 km quadrati occupati dagli israeliani
vivono 4/500 coloni difesi da circa 8.000 soldati, con una densità
di 25/30 persone per km quadrato [soldati esclusi]: naturalmente
questi hanno anche il controllo delle falde acquifere.
A est di Gaza sono decine gli insediamenti militari che non sono
stati evacuati nonostante gli accordi di Oslo del 1994, qui sono
di stanza dozzine di carri armati, mai rimossi dai loro campi.
Lo scorso gennaio in una sola notte, solo nella città di
Raffa sono state distrutte 75 case. La gente che vi dormiva dentro
ha sentito le mura tremare ed è dovuta fuggire precipitosamente,
con appena il tempo di raccogliere i bambini ed uscire in strada
con il pigiama che indossava: dopo venti anni di sacrifici per
costruire la loro casa, essa è stata distrutta in pochi
minuti per "ragioni di sicurezza".
Nella Striscia la disoccupazione ha raggiunto il 65%,dopo che
130.000 lavoratori sono stati licenziati allinizio della seconda
Intifada. L' 80% della popolazione vive sotto la soglia della
povertà, i bambini sono pressoché autosufficienti,
si arrangiano vendendo cose per strada o ai semafori, alcuni di
loro fanno tragiche escursioni notturne verso gli insediamenti
armati di
coltelli da cucina. Tre di loro si sono avvicinati una notte alla
linea verde per tentare di attraversarla. I soldati li hanno avvistati,
poi un carro armato ha sparato una cannonata ed è passato
sopra con i cingoli, rendendo irriconoscibili i corpi che sono
stati sepolti insieme.
Sei mesi or sono la stessa avventura è costata la vita
ad altri bambini, questa volta hanno trovato i coltelli da cucina
e i corpi, ma ad uno di essi era stato aperto il torace ed erano
stati asportati gli organi.
Per arrivare nella parte meridionale della Striscia bisogna attraversare
il semaforo di Abu Hol, che è sorvegliato da militari dentro
due torrette blindate. Non ci sono sbarre o blocchi stradali e
chi passa col rosso non si becca una multa, ma gli sparano direttamente
addosso. Su questa strada non passa altro traffico se non quello
palestinese, tuttavia il semaforo
diventa verde solo due volte al giorno per un paio di ore e non
esiste un orario preciso: tutto è a discrezione dell'esercito.
Noi abbiamo atteso quattro ore, dalle 12,45 alle 17,30.
Due settimane fa 11.000 persone sono rimaste bloccate per diciannove
ore all'interno dei loro veicoli nel tratto sorvegliato dalle
due torrette, nessuno poteva scendere, quindi uno alla volta sono
stati perquisiti i veicoli, denudate e interrogate tutte le persone.
L' operazione non è stata completata perche i soldati non
sono riusciti a sostenere il carico di lavoro, così dopo
diciannove ore di perquisizioni il semaforo è ritornato
verde, per il tempo necessario al transito.
La notte dell'otto giugno - tra le ore 22,30 e le 24,00 - l'esercito
è entrato nel territorio di Gaza con carri armati, aerei
ed elicotteri Apache, aprendo il fuoco sulle case palestinesi
nel campo profughi di Khan Yunis, a Dar al Balaah e a Raffa, città
sul confine con l'Egitto: dieci le persone ferite tra cui un bambino
di otto anni e una bambina di nove. Al momento dell'attacco queste
persone erano all'interno delle loro case.
Anche a nord di Gaza l'esercito è entrato per circa due
km. Due le vittime, a est di Gaza City un anziano è stato
ferito durante le operazioni.
Tutte queste informazioni ci sono state fornite da un funzionario
del GIPP (Grassroots International for Palestinian People).
Ieri il nostro arrivo è stato contemporaneo a quella di
una delegazione romana, per questo siamo stati coinvolti nel loro
giro alla periferia di Gaza City. Abbiamo anche avuto l'occasione
di essere ospiti del direttore del REMEDIAL EDUCATIONAL CENTRE,
il quale ha insistito molto per farci conoscere la sua scuola
e i suoi programmi, dei quali spero di inviare quanto prima una
documentazione. In breve, quasta scuola si occupa di bambini con
difficoltà di apprendimento, il cui quoziente intellettivo
è compreso tra i 70 e i 90 punti. Tra le tante cose che
vengono organizzate per migliorare le condizioni di questi bambini
tra gli 8 e i 12 anni, ci sono i campi estivi. Quest'anno ne faranno
due in Italia, uno sostenuto dal GVC di Bologna e l'altro da persone
di Grottamare; forse ce ne sarà un terzo a Perugia. Osam,
questo è il nome del direttore, ci ha chiesto se esiste
la possibilità di organizzare un campo estivo anche in
Versilia, tenendo conto che i gruppi sono composti da dieci bambini
più due accompagnatori.
Questa mattina abbiamo visitato l'Università Aperta di
Al Qouds qui a Khan Yunis, dove studiano quattromila studenti
della parte meridionale della Striscia. Sono presenti quattro
facoltà, una di economia, una per l'educazione, una terza
per lo sviluppo delle comunità e l'ultima per lo studio
dell'informatica. All'interno vi è anche un centro per
la storia orale della Palestina. Qui vengono raccolte le testimonianze
orali degli anziani sulla situazione della Palestina durante gli
anni precedenti al 1948, e poi trascritte per conservarne la memoria.
Maurizio
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Faisal |
Venerdì,
7 giugno 2002
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Oggi
mi sono seduto insieme ad altri internazionali, qui al Faisal.
Una ragazzina americana ed un suo amico giornalista raccontavano
l'esperienza appena vissuta in un campo profughi, dove, insieme
ad alcuni giapponesi e ad altri, avevano partecipato ad un azione
di contrasto e un paio di loro erano stati arrestati.
C'era anche uno dei palestinesi che gestiscono l'ostello, quando
la ragazzina è partita per Tel Aviv, il palestinese ha
avvisato tutti che poteva essere una spia, perché aveva
raccontato di aver parlato con alcuni militari israeliani durante
l'azione e anche perché stava andando a Tel Aviv. Poi ci
ha detto che spesso residenti di Gerusalemme dall'aspetto alternativo
sostano nell'ostello per un tempo indeterminato e ascoltano e
parlano con tutti.
Vi ho voluto informare di questa situazione per descrivere il
clima: è meglio non fidarsi e non raccontare i propri programmi.
Maurizio
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Gerusalemme |
Giovedì,
6 giugno 2002
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Siamo
passati!
Sabato mattina ci muoviamo per Gaza, oggi abbiamo incontrato l'AIC.
La AIC si muove con l'intento di costruire ponti tra le due società
civili, lavorando prevalentemete nel campo dell'informazione,
attraverso il loro sito internet. Inoltre, promuovono manifestazioni
di
protesta ai check points e trasferiscono aiuti umanitari verso
i Territori.
Si incontrano con lufficio di Betlemme una volta alla settimana
per concordare le eventuali azioni.
Maurizio
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