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I
PROGETTI
BOGUTOVAC
Riepilogo brevemente i costi degli interventi richiesti
per la scuola di Bogutovac:
- Pavimentazione
sede centrale, a Kraljevo (da cui dipende anche l’istituto
di Bogutovac): 35000 DM, ma l’intervento piu’ urgente
potrebbe riguardare solo il piano terreno, dimezzando
la spesa.
- Quattro
PC (5000 DM) o materiale audiovisivo (6 televisori
con videoregistratore, sarebbe la quantità
ottimale richiesta, ma possono essere anche di meno).
Anche in questo caso aspetterei di verificare la praticabilita’
dell’offerta da Empoli.
- Banchi
scolastici (per 4 classi ancora senza arredo): costo
sui 10.000 DM.
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VALJEVO
Ho "girato" alla direttrice del giardino d’infanzia
di Valjevo gli aggiornamenti di Riccardo per ciò che
riguarda il gemellaggio col Comune di Scandicci. La signora
Nikolic aspetta perciò un ulteriore fax di conferma
coi dati delle persone che dovrebbero visitare Valjevo a maggio
(inutile dire che alla notizia della probabile presenza di
Riccardo, l’entusiasmo ha toccato il suo apice...). Non so
come siano andate le elezioni in Toscana ma spero che questo
non causi nuovi ostacoli.
Per
ciò che riguarda le richieste di materiale educativo
(soprattutto lettini e giocattoli, ma anche qualche PC), ho
fatto visita alla "Zavod za ekonomiku domacinstva",
la principale produttrice di arredi e forniture per gli enti
pubblici (scuole, ospedali, etc.) del paese. E’ la stessa
che in passato ha fornito i materassi di misura sbagliata
all’asilo di Valjevo, ma allora si era trattato soprattutto
di un fraintendimento con la Croce Rossa Jugoslava. In realtà
la "Zavod" produce materiale di ottima qualità,
secondo i parametri dell’Organizzazione Mondiale della sanità,
e a mettermi in contatto con il suo responsabile, Miodrag
Dimic, è stata proprio la sig.ra Nikolic. Cercherò
comunque, anche attraverso la Croce Rossa Jugoslava, di avere
indicazioni su altri produttori locali, soprattutto per disporre
di un termine di paragone sul rapporto qualità/prezzo.
Ad ogni modo, i lettini del "Zavod" (3 modelli disponibili)
costano tra i 146 e i 165 DM a pezzo, comprensivo di materasso.
Questa volta vorrei però che a scegliere il modello
fosse la direttrice stessa, che nei prossimi giorni parlerà
direttamente con Misa Simic e mi farà sapere. La quantità
di pezzi da acquistare dipende, ovviamente, dalle nostre possibilità.
Lo stesso discorso vale per i giochi didattici: la sig.ra
Nikolic ci tiene che siano giocattoli Chicco, il costo è
perciò molto simile a quello degli stessi modelli in
Italia (la Chicco ha qui un ufficio di rappresentanza). La
quantità (andrei insieme con la Nikolic a sceglierli)
dipende da noi. Infine, per ciò che riguarda i computer,
mi sono messo in contatto via e-mail con Carla Latini, dei
Berretti di Empoli (FI), che potrebbe donare dei pc dismessi
ma ancora in ottime condizioni; se la sua offerta sarà
praticabile, il costo si risolverebbe in quello del trasporto.
Vedremo come evolverà la cosa.
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I CONTATTI
Postpessimisti
Hanno
già comunicato la loro piena disponibilità all’incontro
e mi faranno avere i nomi dei partecipanti al più presto
(ferma restando la presenza dei due ragazzi fuggiti da Pristina
nei mesi scorsi). Ho inviato una e-mail al centro per l’amicizia
tra i popoli di Pristina per un primo contatto.
Donne
in Nero
Stasa Zajovic, di rientro dall’Italia, mi ha chiamato a casa per la
solita questione della pubblicazione in italiano sull’attività
recente delle ZUC, ma soprattutto (!) per raccontarmi (in termini
MOLTO positivi) dell’incontro avuto con Silvano nei giorni scorsi.
Le ho girato l’invito in Italia per maggio. Lei non ci sarà,
ma quasi sicuramente verrà Rada Zarkovic con qualcun’altra
delle ZUC.
Cooperazione Italiana
L’attuale
responsabile dell’agenzia è il dr. Bartolini, che ha sostituito
il dr. Micciche’ con cui Francesca era in contatto. Anche il dr. Bartolini,
trasferito qui dal Kosovo dove stava fino ad alcune settimane fa,
conosceva già i Berretti tramite di Alberto L’abate. Mercoledì
scorso (19/4), presso la sede della Cooperazione, si è svolto
un incontro di "tutte" le ONG italiane operanti nei Balcani.
In realtà erano presenti soprattutto le grandi ONG, ICS, COOPI,
INTERSOS, espertissime nella gestione dei finanziamenti governativi
(ECHO, progetto "Città-Città", etc.), con
una concezione che definirei tecnicistica dell’aiuto umanitario. Anche
la qualità dell’incontro ne ha un po’ risentito (l’argomento
principe sono state le clausole contrattuali imposte dallo Stato italiano
alle ONG nell’elargire i fondi). Al riguardo c’è però
una novità interessante. La possibilità di ottenere
finanziamenti per "microprogetti" (costo complessivo non
superiore ai 50.000 DM) di fornitura (arredi e simili) o riabilitazione
di edifici pubblici. In pratica l’ONG segnala il singolo caso all’ufficio
della Cooperazione, presenta il progetto relativo e, se il progetto
è accettato, se ne ottiene il finanziamento in tempi piuttosto
brevi (attenzione, non anticipato: 80% a stato di avanzamento lavori,
il restante 20% a lavoro ultimato). La procedura sembra relativamente
agile (trattandosi pur sempre di contratto Stato/privati), grazie
al fatto che l’autorizzazione del progetto stesso non passa per Roma
ma è decisa in loco. Il progetto, e il finanziamento, sarebbero
preventivamente presentati alle altre ONG riunite per l’occasione
a garanzia della trasparenza della procedura. Penso che sarebbe l’ideale
per interventi forse troppo onerosi per noi (vedi pavimentazione scuola
di Kraljevo-Bogutovac, etc.), ma irrilevanti per un’agenzia governativa.
In più, almeno per ciò che riguarda questi microprogetti
gestiti localmente, sembra essere passato il principio che l’aiuto
umanitario resta tale, a prescindere dalla colorazione politica di
chi lo riceve, ovvero che non ci si puo’ limitare ad operare nelle
famose 5 municipalità guidate dall’opposizione, abbandonando
a se stesse quelle dove ha vinto la coalizione governativa.
Zdravo
da ste
Segnalo
solamente la possibilità, per ora teorica, di invio di volontari
e collaborazione tra lo Zdravo da ste e il gruppo scout di Fossano
(CN). In questi giorni è a Belgrado per motivi di studio una
delle responsabili del gruppo di Fossano, Cinzia Apra’ (anche lei
studentessa di slavistica a Torino), già attiva nel volontariato
cattolico a Mostar e in Erzegovina. A titolo per ora privato, si è
interessata molto al lavoro dei Berretti e a quello di Zdravo da ste
e si èimpegnata a trasmettere la proposta di scambio di volontari
agli altri membri del gruppo.
Resurces
de Animation Intercultural (RAI)
Sono
in questi giorni a Belgrado, su invito delle Donne in nero, anche
i ragazzi del RAI, un gruppo di volontari catalani (Barcellona), già
operante in altre aree dell’ex Jugoslavia, Bosnia e Krajna in particolare.
In Catalogna, operano soprattutto per valorizzare le culture locali,
ma in un’ottica di scambio e confronto con realtà altre. Durante
il periodo dell’intervento NATO, attuarono una forma di protesta sul
modello di quella delle Donne in Nero, 15 minuti di sit-in, in silenzio,
ogni mercoledì in una piazza centrale di Barcellona. Sono qui
per un primo contatto, ma il loro progetto è molto vicino al
nostro: costruire rapporti regolari di scambio culturale (in prospettiva
vorrebbero essere presenti a Belgrado stabilmente), soprattutto con
associazioni giovanili e gruppi della società civile. L’obiettivo
è duplice: contrastare l’isolamento internazionale nel quale
la Jugoslavia è tenuta forzatamente dall’embargo; rompere il
muro di silenzio e di indifferenza con cui i mezzi di informazione
spagnoli - zelantissimi fino alla primavera scorsa nell’informare
sul genocidio in atto in Kosovo e sul carattere umanitario dell’intervento
NATO - hanno avvolto la situazione di oggi in Jugoslavia.
A PROPOSITO E AL DI LA’ DELLA MANIFESTAZIONE
Delle
grandi manifestazioni di piazza di venerdì scorso a Belgrado,
sicuramente si è parlato molto anche in Italia. 30.000 partecipanti
secondo i giornali di governo, 200.000 secondo quelli dell’opposizione,
la grande affluenza alla protesta dimostra comunque la capacità
dei partiti di opposizione di mobilitare i cittadini quando si presentano
uniti. Dimostrano soprattutto la capacità della gente di
mobilitarsi per una prospettiva credibile di cambiamento. Quanto
la manifestazione della settimana scorsa abbia reso più "credibile"
l’opposizione serba resta invece da verificare, così come
la credibilità della sua unità ritrovata, soprattutto
alla luce delle polemiche interne e dei veti incrociati che gli
organizzatori della protesta si sono scambiati quasi fino alla vigilia,
per decidere chi avrebbe avuto il diritto, e in quale ordine (!),
di salire sul palco e parlare alla folla riunita. Persino "BLIC",
la principale testata di opposizione, di tanto in tanto non resiste
a fare dell’ironia sull’incredibile rissosità dei diversi
partiti dell’area antigovernativa. Sulle grandi questioni di programma
(Kosovo, autonomie locali, economia), la sola soluzione su cui sembrano
tutti d’accordo, è la nomina di commissioni interpartitiche
per discutere della posizione da assumere di volta in volta, alcune
di queste commissioni esistono da mesi, si riaggiornano continuamente,
senza partorire nulla di concreto. Intanto, Draskovic (SPO) vola
a Mosca per conto suo a cercare benedizioni (e visibilità
per il suo partito) dal grande fratello russo. La Tv di stato invita
i leader dell’opposizione ad una trasmissione intitolata "Quinta
colonna", ideata come linciaggio mediatico dell’opposizione
stessa, bollata come traditrice della patria, e Djindjic, da solo,
decide di prendervi parte, mentre tutti gli altri capi-partito ne
prendono le distanze.
Nel
frattempo, aumenta in modo strisciante la stretta del regime sulle
voci di dissidenza. La notizia più allarmante di questi giorni
riguarda una nuova legge sulle ONG in discussione in parlamento.
Se, come è probabile, verrà approvata, tutte le ONG
jugoslave dovranno rifare domanda di iscrizione al registro delle
ONG nazionali (fin qui nulla di drammatico, anzi, potrebbe aiutare
a districare un po’ la jungla dei vari gruppuscoli nati in questi
anni, talvolta col solo scopo di rastrellare soldi là dove
possibile). Non solo, ma sarà loro proibito ricevere finanziamenti
di qualsiasi genere dall’estero e, qui sta la trappola, esiste il
serio timore che dovranno dimostrare di non averne mai ricevuti,
il che metterebbe fuori legge i ¾ delle associazioni jugoslave,
ZUC comprese.
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