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Berretti Bianchi Onlus - Ambasciata di pace di Belgrado
Relazione giugno 2000

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I PROGETTI

BOGUTOVAC
Il vecchio direttore della scuola di Bogutovac, sig. Djurovic è attualmente in pensione, sostituito nelle sue funzioni dal sig. Milkovic. Djurovic ha comunque lasciato trasmesso le "consegne" sulla situazione del gemellaggio con l’Istituto Comprensivo Primo Levi di Verona e non ci dovrebbero essere problemi di nessun genere. Il pacco proveniente dalla Primo Levi è rimasto purtroppo a lungo in giacenza presso la sede di Belgrado della Croce Rossa Jugoslava, ma il direttore ne era stato informato ed era previsto che entro la fine dell’anno scolastico arrivasse a destinazione (la segreteria scolastica resta comunque aperta fino a fine mese).
Ho informato il nuovo direttore della possibilità di consegnare alla scuola i 4 computer donati dalla PUBLISERVICE di Empoli tramite l’interessamento di Carla Latini ma anche delle difficoltà, ancora da risolvere, legate al trasporto e al software da installare. La scuola riaprirà il primo di settembre. Aspetto notizie al riguardo.

ALEKSINAC
Nelle scorse settimane ho ripreso i contatti con la scuola "Aca Milojevic" di Aleksinac e consegnato al direttore, sig. Petrovic, le lettere dei bambini della scuola di Camaiore. I bambini di Aleksinac erano già stati preavvertiti e stavano lavorando alle risposte in inglese. Perciò le lettere da Aleksinac sono state inviate nei giorni immediatamente successivi, come previsto (all’indirizzo privato di Licio Lepore, che ha seguito la pratica del gemellaggio).
Il direttore, persona squisita, ha ribadito che la sua scuola non ha assolutamente bisogno di aiuti umanitari di alcun genere. In effetti il governo jugoslavo ha investito abbondantemente nel rinnovo della città dopo i bombardamenti, anche per il valore di simbolo assunto da Aleksinac come città martire. Ho ricevuto al riguardo del materiale, cartaceo e su CD-ROM, sui danni prodotti dalle bombe nato nel distretto. Testi in inglese e in serbo-croato, ma le immagini si commentano da sé... Cercherò di farvelo avere.

VALJEVO
Per quanto riguarda il progetto di gemellaggio tra Valjevo e il comune di Scandicci non ho nessuna notizia. Spero non si sia nuovamente insabbiato e attendo notizie da chi se ne sta occupando in Italia. La direttrice dell’istituto di Valjevo, sig.ra Nikolic, mi ha fatto sapere che verso la fine di luglio Riccardo Luccio dovrebbe fare visita a Valjevo. Fatemi sapere se ci sono novità.
Anche a proposito delle richieste avanzate a suo tempo dalla direttrice, lettini e/o giocattoli chicco, vorrei sapere se si è deciso qualcosa (i preventivi erano già stati inviati nelle relazioni precedenti).

 
I CONTATTI

Gruppo di sostegno ai profughi di Zemun
Nelle scorse settimane ho fatto visita al centro di sostegno ai profughi e alle ragazze madri di Zemun. Si tratta di uno dei famosi laboratori decentrati messi in piedi in questi mesi dalle Donne in Nero. In realtà non c’è un legame diretto tra le due associazioni, se non per il tramite di Rada Zarkovic, coordinatrice del centro di Zemun e attivista delle D.I.N.
Il centro lavora coi profughi provenienti dalle ex Krajne, dalla Bosnia e con quelli arrivati dal Kosovo dopo i bombardamenti. Tra le attività del gruppo vi è, ovviamente, il sostegno psicologico ai profughi, ma anche alle ragazze madri in difficoltà (c’è persino un ragazzo padre...), assistenza nei rapporti con le autorità, aiuto nel reperire medicinali. Parallelamente a questo, il gruppo ha messo in piedi un laboratorio artigianale dove gli "utenti" del centro lavorano alla produzione di tappeti, borse in stoffa etc. Si tratta, oltre che di un modo di dare un "impiego" a persone altrimenti ridotte a totale passività, anche di una forma di autosostentamento del centro e dei suoi utenti/volontari. I manufatti così prodotti, vengono poi smerciati nel piccolo negozietto che il centro stesso gestisce a Zemun. Ma ovviamente il mercato è qui molto limitato, sia a causa della crisi economica, sia per il generale disinteresse della popolazione verso il proprio patrimonio folclorico (si tratta di prodotti realizzati in genere rispettando colori e disegni tradizionali serbi). Insieme con Rada, abbiamo pensato di cercare di estendere la commercializzazione di questi prodotti alla rete di commercio equo e solidale italiana. Per fare questo, oltre che di consigli e pareri, avrei bisogno anche di qualche aiuto logistico. So che le due principali catene di commercio Equo e solidale in Italia sono "Altroconsumo" e "Commercio Equo&Solidale". Avrei però bisogno di ottenere informazioni sul modo per contattarli, la loro mail o anche soltanto un indirizzo o recapito telefonico. Al centro di Zemun, nel caso in cui l’idea prendesse spessore, si potrebbero aggiungere molti altri laboratori di sostegno ai profughi, sparsi un po’ per tutto il paese e facenti capo a diverse ONG locali.
Il nostro ruolo sarebbe ovviamente solo quello di fare da tramite e di individuare in loco alcuni di questi gruppi.


Operazione Colomba

Nei giorni scorsi sono stati a Belgrado anche i ragazzi della Operazione Colomba. Insieme abbiamo preso una serie di nuovi contatti e avviato alcuni interessanti progetti comuni.

1) Radmila Lazic: Poetessa di rilievo, intellettuale, membro permanente del PENCENTAR (il club serbo degli scrittori), Radmila Lazic ci ha dipinto un quadro della situazione attuale piuttosto sconfortante, non tanto o non solo per la repressione di regime sulle voci di dissidenza (che comunque esiste, anche se concentrata su base etnica), quanto per il conformismo dilagante negli stessi circoli intellettuali della capitale. Lo stesso PENCENTAR – ci ha spiegato - al momento dell’arresto di Flora Brovina (poetessa albanese, pacifista, impegnata nel movimento femminile delle donne del Kosovo, condannata a dodici anni di prigione per "sostegno alle attività terroristiche dell’UCK") esitò ad impegnarsi pubblicamente contro questo arresto pretestuoso e strumentale. Radmila Lazic, in quanto poetessa e femminista, fu inizialmente la sola a prendere una posizione di netta condanna dell’accaduto. Trovandosi, per qualche tempo, isolata in seno alla propria stessa associazione, che le aveva dato mandato di seguire il processo, ma astenendosi da rilasciare dichiarazioni pubbliche... Il problema, a suo avviso, non è soltanto la paura del regime, ma il timore del "politicamente scorretto" alla serba. Ovvero, secondo molti intellettuali locali, sarebbe politicamente scorretto impegnarsi a difesa di un’albanese, sia pur di rilievo quale Flora Brovina, finché la questione dei serbi del Kosovo non sia risolta.

2) OTPOR: Dei ragazzi di OTPOR si sa quasi di più in Italia che in Serbia. Ad ogni modo, OTPOR è soprattutto un movimento giovanile (ma al suo interno sono impegnate persone di età diverse), nato in ottobre 1998 nel corso di alcune manifestazioni studentesche a partire dalle facoltà di lettere, legge e economia. Più che di un movimento unitario, in realtà si tratta ormai di una rete di gruppi diffusi capillarmente in diverse città grandi e piccole della Serbia. Gruppi coordinati fra di loro in attività di sostegno reciproco, ma indipendenti gli uni dagli altri quanto a progettazione di iniziative e "spessore" politico. Al momento OTPOR è presente coi suoi rappresentanti in 124 città e in 57 di queste ha una propria sede ufficiale. 40.000 membri, prevalentemente studenti (stando ovviamente alle loro dichiarazioni). Le città dove sono più massicciamente e visibilmente presenti sono Belgrado, Nis, Kragujevac, Novi Sad, Uzice. In 16 mesi di attività i membri di OTPOR arrestati anche solo per qualche giorno, sono stati oltre 1200 e attualmente 2 studenti di Pozarevac sono in attesa di processo.
Simbolo del movimento è il famoso "pugno serrato" (ma si tratta di un movimento non violento per statuto).
Le cinque dita del pugno rappresentano i cinque elementi su cui i membri di OTPOR fanno affidamento nella loro resistenza al regime: 1) loro stessi, 2) la coalizione "opposizione unita" (non i singoli partiti di opposizione, ma il coordinamento unitario in cui sono riuniti), 3) la rete di ONG locali, 4) i sindacati indipendenti 5) figure di rilievo pubblico che li vogliano sostenere (intellettuali e personaggi pubblici in genere).
Dalla sua, OTPOR ha una grande creatività, che lo rende visibile e interessante, molto più vitale nelle sue iniziative rispetto a un’opposizione asfittica e che perde ogni giorno di credibilità. Non di rado OTPOR stesso funge da stimolo all’opposizione istituzionalizzata nel proporre idee nuove. La debolezza del movimento, è invece una certa immaturità politica (anche anagrafica...) e, a mio avviso, qualche problema di penetrazione nei diversi strati sociali del paese.
Soprattutto, ciò che rischiano i ragazzi di Otpor è di scomparire, spazzati via da un’ondata di repressione nemmeno troppo violenta, non appena cali la popolarità interna e internazionale di cui oggi godono.
Si tratta comunque di un movimento che non va lasciato a se stesso. Con Giampiero Cofano e i volontari dell’Operazione Colomba ci siamo impegnati ad aiutarli nell’elaborazione del loro sito in Italia (esiste già un sito di OTPOR in serbo, uno in inglese, e sono in preparazione quelli in altre lingue). Personalmente, mi occuperò della traduzione dei testi, mentre i volontari della Operazione Colomba si faranno carico della apertura del sito stesso (probabilmente appoggiandoci a PEACELINK). Il motivo per cui ci è stato chiesto di aprire un sito "italiano" oltre che in italiano è appunto il timore di una ondata di repressione. Nel caso in cui il sito jugoslavo di OTPOR venisse chiuso forzatamente, il movimento potrebbe comunque appoggiarsi a quello italiano.

3) Gruppo obiettori di coscienza: I gruppi che in Serbia portano avanti il discorso dell’obiezione di coscienza sono diversi, ma tutti piuttosto embrionali. Uno di questi fa capo, come molte altre iniziative, alle Donne in Nero, che offrono il proprio sostegno alla causa e, dato non irrilevante, la propria sede per gli incontri settimanali del gruppo. In realtà, quella degli obiettori non è un’associazione reale, ma un gruppo di persone, perlopiù giovani, impegnati nel diffondere l’idea stessa dell’obiezione di coscienza come diritto. Organizzano incontri pubblici in diverse città della Serbia, soprattutto al sud, dove si è sentito di più il peso dei richiami alle armi nel corso della guerra in Kossovo e dove maggiore è stato perciò il numero delle vittime. Purtroppo le loro iniziative mancano al momento di sistematicità (ma hanno già pubblicato un loro bollettino mensile). Si tratta comunque di una delle poche realtà impegnate direttamente in questo campo (un po’ tutte le ONG parlano di obiezione di coscienza, ma nessuna a quanto pare ha un impegno specifico nel campo). Attraverso di loro, cercherò di ottenere qualche dato più preciso sul numero degli obiettori presenti in Jugoslavia (in realtà sono pochissimi, data la scarsa diffusione del concetto stesso di obiezione e disubbidienza civile) e su quello dei disertori. Molti di questi, a quanto abbiamo saputo, dopo essere espatriati clandestinamente per sfuggire al richiamo, sono tuttora ospitati in campi collettivi in Ungheria e Bosnia, in attesa che i governi occidentali decidano se concedere loro l’asilo politico oppure no.
Sarebbe interessante, sempre in collaborazione coi volontari dell’Operazione Colomba, ottenere più dati al riguardo e organizzare una campagna di informazione in Italia per quanto riguarda il diritto d’asilo e, in Serbia, per quanto riguarda il diritto all’obiezione. In questo ultimo caso si tratta semplicemente di appoggiare i gruppi già esistenti e offrire loro il proprio aiuto (che ci è stato richiesto), magari organizzando insieme il famoso incontro di educazione alla non violenza, o invitando alle loro iniziative obiettori italiani che portino la propria testimonianza


Breve aggiornamento sulla repressione nei confronti delle ONG locali
Per il momento tutto tace. La polizia da qualche giorno non si presenta più dalle Donne in nero (ma l’inchiesta non può dirsi archiviata, se non altro perché nessuno sa quale ne fosse la ragione ufficiale). E non ho notizie di altre ONG visitate.
Mercoledì prossimo si dovrebbe comunque svolgere una manifestazione di protesta, alla quale prenderanno parte membri delle 3 ONG vittime del controllo di polizia (stesse modalità, interrogatorio del responsabile del gruppo, ispezione finanziaria ufficiale, ma senza capi d’accusa dichiarati) e vari altri gruppi.
Non sarà comunque una manifestazione "di massa". A Belgrado per lo meno, un po’ tutte le ONG versano infatti in condizioni di isolamento piuttosto serie.

Maurizio

 

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