VALJEVO
Martedì scorso ho passato la giornata a Valjevo, presso
la scuola materna M. Nozica, alla quale ho personalmente consegnato
i pelouches ricevuti dall’Inghilterra. La carenza di giocattoli
è uno dei problemi principali per un istituto come la Nozica,
che accoglie bambini fino a 7 anni di età. Nonostante le
gravi difficoltà economiche e strutturali cui la Nozica deve
far fronte (di cui ha parlato Francesca Vitale, nelle sue relazioni),
il lavoro svolto coi bambini è ottimo, lo staff più
che sufficiente alle esigenze dell’istituto.
Ciò che manca sono i mezzi materiali. Fra le esigenze più
urgenti di cui si la direttrice, Slavica Nikolic, mi ha parlato
vi è la situazioni dei lettini su cui i bambini dormono due
ore ogni giorni prima del pasto. Nella maggior parte dei casi si
tratta di vecchi materassini di gomma piuma appoggiati direttamente
sul pavimento. In parte ora sono stati sostituiti dai nuovi materassi
donati all’istituto nei mesi scorsi proprio dai Berretti Bianchi,
con il tramite della Croce Rossa, ma un lettino in legno (la scuola
materna ne possiede alcuni, in numero assolutamente insufficiente)
sarebbe la soluzione ideale. Insieme a questi, servirebbe anche
un numero adeguato di lenzuola, federe, cuscini.
L’istituto manca inoltre di una sala di pronto soccorso per le necessità
più urgenti, di un lettino ambulatoriale e, in genere, di
tutto il materiale sanitario indispensabile.
Nonostante ciò, la direttrice Nikolic ha ritenuto che la
necessità più urgente alla quale potremmo far fronte,
sia proprio quella dei giocattoli educativi (mi ha parlato espressamente
dei prodotti Chicco, qui molto apprezzati ma ormai carissimi per
le possibilità economiche delle famiglie comuni). Attualmente
i bambini utilizzano in parte giocattoli vecchi di 20 anni, conservati
in perfette condizioni dallo staff educativo dell’istituto, ma pur
sempre lisi e "vecchi".
Per ciò che riguarda invece l’aspetto del gemellaggio con
scuole italiane, la situazione è momentaneamente bloccata
dalle consuete lentezze burocratiche italiane, ma il progetto di
gemellaggio con la scuola materna di Scandicci resta in piedi e,
anzi, dovrebbe assumere un respiro più ampio, fino a coinvolgere
i due comuni. Per maggio, una delegazione del Comune di Scandicci
dovrebbe fare visita al Comune di Valjevo per un primo contatto
a cui dovrebbe finalmente seguire anche lo scambio di visite dei
bambini, fortemente voluto dalla direttrice e dall’intero staff.
BANJA
KOVILJACA
Per ora è ancora tutto fermo. Anche perché per
fissare una mia visita al campo, aspetterei di avere qualche novità
da proporre. Tanto più trattandosi di un campo profughi,
vorrei evitare l’effetto "occidentale in visita turistica".
ALEKSINAC
Anche per ciò che riguarda Aleksinac la situazione è
ancora bloccata dopo che l’istituto di Serravezza ha rinunciato
al progetto di gemellaggio.
I
CONTATTI
Postpessimisti
Sono
finalmente riuscito a prendere contatto con i Postpessimisti di
Belgrado. Qui, a quanto pare, tutti sanno della loro esistenza ma
nessuno mi sapeva dare il loro indirizzo preciso. Il gruppo dei
postpessimisti è in realtà una rete di associazioni,
della quale fanno parte ragazzi di età compresa fra i 16
e i 20 anni. Altre sedi dei postpessimisti, oltre a quelle di Belgrado
e di Pristina, sono a Zagabria, Mostar, Tuzla, Subotica, Sarajevo,
Nis, Kikinda (YU), Mestinje (SLO). Nati nel ’94 a tre anni dalla
disgregazione dell’ex Yugoslavia, hanno per scopo dichiarato quello
di "COSTRUIRE PONTI, ATTRAVERSARE FRONTIERE" e le frontiere
che intendono attraversare sono quelle "della diffidenza, del
pregiudizio e dell'odio". Lavorano soprattutto su un piano
artistico e di cultura, si rifanno ai principi della nonviolenza
e del pacifismo, ma rifiutano un’etichetta politica (in questo c'è
forse un dato generazionale che vale anche per i giovani in Occidente,
sommato alla sfiducia della gente verso le proprie istituzioni politiche,
tipica della Yugoslavia) e si difendono dalle accuse di "Yugonostalgia"
come se fosse un peccato capitale. Sta di fatto che tentare di costruire
legami tra giovani appartenenti a repubbliche ufficiamente nemiche,
ha già una valenza chiaramente politica e che queste repubbliche
sono quelle della ex-yugoslavia. Non sarà la nostalgia della
vecchia Yugoslavia come entità politica, ma sicuramente è
la nostalgia di uno spazio culturale e sociale più ampio
dei piccoli orticelli autoreferenziali serbo, croato, kosovaro,
sloveno, etc.
Ad
ogni modo, i ragazzi del gruppo di Belgrado sono fortemente interessati
a incontrarsi con i loro omologhi di Pristina. In Italia c'è
già un comune, quello di Riccione, pronto ad accoglierli.
Non resta che organizzare i dettagli e trovare il modo di contattare
via email il centro per l’amicizia fra i popoli di Pristina, di
cui fa parte Alberto L’Abate.
Zdravo
da ste
Ho ripreso i contatti con gli operatori dello Zdravo da ste
(hi neighbour), con cui nei mesi scorsi già Riccardo Luccio
aveva stabilito un primo contatto. Nelle relazioni di Riccardo si
possono trovare tutti i dati relativi all’associazione, nata nel
’92 su iniziativa di un gruppo di psicologi yugoslavi per dare sostegno
ai rifugiati dei campi profughi distribuiti un po’ in tutta la Serbia
e la Repubblica serba (di Bosnia). Il loro lavoro si divide in tre
programmi principali: programma di sostegno agli anziani, programma
rivolto ai bambini e ai giovani, programma etnico (laboratori artistici
nati con lo scopo di offrire possibilità di realizzazione
alla creatività individuale e, contemporaneamente di conservare
e arricchire con lo scambio di esperienze il patrimonio di tecniche
e tradizioni artigianali locali). Proprio in virtù di questa
loro impostazione "antropologica" le possibilità
di collaborazione e di scambio di esperienze con Zdravo da ste sono
pressoché infinite. Vanno dallo scambio di volontari che
potrebbero offrire il loro sostegno all’attività nei campi
profughi dove sia presente il team di Zdravo da ste, al gemellaggio
con cooperative rivolte al disagio giovanile in Italia, allo scambio
di esperienze fra insegnanti e psicologi italiani interessati e
i volontari dell’associazione yugoslava. Attualmente, Zdravo da
ste, collabora già con un gruppo di volontari giapponesi
che ha fatto loro visita nelle settimane scorse.
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