[183] Le Storie Dei Bambini Di Gysenyi, Lasciati Soli

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Le storie dei bambini di Gysenyi, lasciati soli dopo l'abbandono del loro orfanotrofio

Voci e volti del Ruanda: orfani senza asilo Parla Roberto, infermiere italiano cacciato dal Paese africano perché "persona non grata"

di GIAMPAOLO CADALANU

I più fortunati sono i bambini sfollati, che hanno perso i contatti con la famiglia dopo un attacco al loro villaggio. Poi ci sono quelli che i genitori hanno abbandonato per la strada, o tutt'al più hanno consegnato alle organizzazioni internazionali, perché non potevano mantenerli. Ma la sorte peggiore è quella dei bimbi che hanno assistito ai massacri: davanti agli occhi conservano le immagini di padri e madri fatti a pezzi con i machete, e devono solo al caso una sopravvivenza fatta di solitudine e di orrore ancora chiuso dentro, senza possibilità di sfogo. Sono i piccoli dell'orfanatrofio di Gysenyi, in Ruanda, nella regione più insanguinata dell'Africa.

Erano raggruppati in due centri di raccolta, poi unificati sotto la gestione dell'organizzazione internazionale Médecins sans Frontières (Msf). A guidare l'impresa c'era Roberto, un volontario italiano: ma adesso racconta lui stesso l'organizzazione ha abbandonato il nord del Ruanda e i bambini sono rimasti soli: forse se ne occuperà un'americana, ultima occidentale a gestire missioni umanitarie nella zona, ormai troppo pericolosa anche per i temerari di Msf. Ma se non sarà l'americana a prenderli in consegna, toccherà a funzionari del governo di Kigali organizzare la riunificazione e il ritorno ai villaggi d'origine. Se poi le famiglie sono ormai sparite, se la capanna sulle colline ha ormai cambiato padrone, pazienza. I funzionari non hanno certo il tempo e probabilmente nemmeno la voglia di curare un reinserimento "dolce" come tentava di fare Msf.

All'inizio Roberto non si è rassegnato ad abbandonare Gysenyi: ha cercato in Italia i finanziamenti per gestire da solo l'orfanatrofio. Poi da Kigali è arrivata la doccia fredda: il volontario italiano è "persona non grata", quindi non può più rientrare in Ruanda. E forse a questa decisione non è estranea la scarsa "disciplina" di Roberto, incapace di passare sulla spiaggia del lago Kivu senza guardare i cadaveri arrivati attraverso il torrente, dai villaggi della montagna. "Ci inciampavo ogni mattina. E l'ho segnalato diverse volte", racconta, "poi un giorno il prefetto mi ha detto: guardi, le consiglio di credermi. Non ci sono cadaveri sulla spiaggia del lago. E io ho dovuto dire: sì, ha ragione. Non ci sono cadaveri".

Ora Roberto ha messo il suo entusiasmo a disposizione dei bambini di strada di Manila. "Anche qui nelle Filippine la situazione è terribile. Ci sono prostitute di dodici anni, bambini che si vendono per 250 lire. Ma quando penso a Gysenyi sto male". Per questo Roberto ha voluto raccontare ad tutti le storie dei suoi piccoli amici del Ruanda. Storie di persone con una faccia e con una voce, che attraverso le pagine di Repubblica.it possono essere conosciute e ascoltate. I bambini del Ruanda, senza genitori, senza orfanatrofio, saranno forse un po' meno soli.

(7 novembre 1998)


Voci e volti del Ruanda: orfani senza asilo di Giampaolo Cadalanu

Lambert il giocoliere e i gemelli smaliziati di Roberto

Le foto di Gysenyi

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Mezzo secolo di massacri

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