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Follia genocida e lucidi interessi nella tragedia dei Grandi Laghi

di Nino Rocca (articolo per Guerra e Pace)


Il 30 ottobre 1996 giorno in cui scoppia la guerra a Bukavu, con una azione di guerriglia, ben orchestrata dai Banyamulenge, veniva ucciso il vescovo di Bukavu mons. Christophe Munzihirwa (1) . Un uomo "scomodo" che aveva più volte denunziato sulla stampa internazionale il progetto che gli americani stavano preparando, addestrando alle armi i militari Tutsi, per realizzare il folle sogno della tutsiland. Un progetto criminale che mira alla pulizia etnica ed esclude ogni altra possibile mediazione di pace.

Mons. Christophe Munzihirwa non era ne' Tutsi ne' Hutu, in tempi passati assieme al gruppo Jeremie, un gruppo pacifista molto noto a Bukavu, aveva preso anche le difese dei Banyamulenge, quando questi erano stati perseguitati da gruppi zairesi.

Il vescovo di Bukavu aveva molti nemici anche tra i militari zairese che aveva più volte denunziato per le rappresaglie che impunemente facevano a danno della popolazione. Come mons. Romero, Christophe Munzihirwa aveva pagato il prezzo per il suo ostinato pacifismo.

Egli resta il simbolo di tanti martiri della pace sconosciuti dall'opinione pubblica internazionale che hanno donato la loro vita per il loro ideale pacifista.

Il 30 ottobre 1996 l'esercito dei Banyamulenge (2) bombarda i campi profughi costituiti per il 60% da donne e bambini. L'azione di guerriglia dei ribelli non trova ostacoli all'interno del Sud-Kivu, l'esercito zairese male armato e demotivato fugge disordinatamente creando il caos nella popolazione che si trova tra due fuochi. Da una parte le rappresaglie dei militari zairesi dall'altra i ribelli. Lungo l'asse Bukavu-Goma scoppia l'inferno.

Le organizzazioni internazionali smobilitano e lasciano libero campo alla guerra aperta. Gli unici a rimanere sono gli ordini religiosi che tentano di dare aiuto, come possono, alla popolazione e ai profughi, terrorizzati e smarriti, vittime di un nuovo conflitto.

Dopo due anni di tentativi di avviare trattative di pace per il rientro dei profughi, tentativi portati avanti senza alcuna convinzione dall'ONU, dall'OUA, da J. Carter, e da altri organismi internazionali;

dopo numerose niziative da parte del Collettivo rwandese in esilio, delle associazioni pacifiste zairesi, attraverso marce per la pace e manifestazioni pacifiste, molte di queste organizzate dal vescovo di Bukavu;

nonostante vi fosse il trattato di Arusha del 1993 a cui appellarsi per avviare una trattativa di pace per un ritorno dei profughi in patria;, nonostante i campi profughi costasse all'HCR più di 3 milioni di dollari al giorno per una popolazione di rifugiati di oltre due milioni, (erano i campi profughi più numerosi del mondo), nessuna reale pressione diplomatica, politica ed economica era stata avviata per una soluzione di pace.

Basti pensare che il Rwanda nel 1994 aveva un PIL di 1930 milioni $ e un reddito pro capite di 260$, e un debito estero di 845$ (3), nel 1996 un PIL era di 1499 milioni $ e un debito estero di 910 milioni $ (4).

Le spese sostenute dall'ONU per due anni di campi profughi si aggirano intorno ai 4380 milioni$ soltanto per le spese alimentari e logistiche senza calcolare le spese del personale impiegato con enorme spreco di denaro (5) .

Mentre si sperperavano somme superiori al PIL del Rwanda, i francesi fornivano le armi alle milizie hutu, che si preparavano a rientrare con le armi in patria e gli americani armavano e addestravano alle armi i Tutsi, in Rwanda. Tra i trafficanti di armi troviamo anche il Sud Africa, la Bulgaria, la Repubblica Ceca, la Spagna, Malta, e l'Italia, quest'ultima coinvolta per la vendita delle mine anti-uomo Ts-50 (6).

Si comprende quindi come i campi profughi diventino un grande affare per le multinazionali e per i trafficanti di armi.

800.000 mila morti nel genocidio del 1994, altre migliaia di morti non ben precisato, negli ultimi due anni per massacri e malattie. Basti ricordare il massacro di Kibeho in Rwanda ad opera dei Tutsi, e le migliaia di morti a Goma nel maggio del 1994 a causa del colera. Questo il prezzo pagato in vite umane senza considerare le incalcolabili conseguenze psicologiche per una intera generazione traumatizzata dalla guerra.

Se solo si fosse dato seguito al trattato di Arusha del 1993, se si fosse esercitato ogni genere di pressione diplomatica, politica ed economica si sarebbe potuto evitare il più grande genocidio del nostro secolo dopo l'olocausto degli ebrei!

Ma questo era il prezzo da pagare per consentire agli interessi anglofoni di sostituirsi a quelli francofoni.

Per due anni i Tutsi hanno aspettato il tempo propizio per mettere in atto il loro folle progetto! Due anni in cui Mobutu tenendo in ostaggio i profughi cercava di rilegittimarsi a livello internazionale ponendosi come l'ago della bilancia per la Regione dei Grandi Laghi.

Due anni in cui le milizie Hutu, con l'aiuto dei francesi avevano tentato di riarmarsi per ritornare con una ennesima guerra in Rwanda. Due anni di guerra intestina, esplosa con virulenza, nel 1995 in Burundi, in cui Tutsi e Hutu si fronteggiano all'interno del paese con centinaia di migliaia di morti. Un genocidio lento e implababile reso ancora più duro dall'embargo.

Tutto precipita nel momento in cui esce di scena Mobutu, ricoverato nell'agosto del 1996, prima a Ginevra e poi in Costa Azzurra per un male incurabile.

Non ci sono più argini per il progetto della Tutsiland. Il colpo di Stato, realizzato a luglio del 1996, da parte di Buyoya, in Burundi, rifugiatosi poi nell'ambasciata americana, è il primo segnale di una strategia di guerra. Il colpo di mano dei Banyamulenge, il 30 ottobre 1996, a Uvira-Goma -Bukavu, l'invasione dello Zaire da parte dell'Uganda, il rafforzamento dei Tutsi in Burundi contro i guerriglieri Hutu, costituiscono il seguito del progetto della Tutsiland.

Mobutu, a Dicembre del 1996, ritorna in Zaire e assolda tre mila mercenari minacciando di respingere gli invasori con le armi. I francesi appoggiano con le armi e con strateghi militari la reazione di Mobutu. Lo Zaire rischia di esplodere nel caos.

Non solo la Regione dei Grandi Laghi rischia di precipitare in una guerra senza fine, ma anche tutto il Centro Africa potrebbe esserne coinvolto.

La voce della società civile che propone alternative di pace alla follia della guerra è ancora una volta inascoltata!


 

Note

 

1- "Mons Munzihirwa si era formato in Rwanda e conosceva molto bene l'ambiente ruandese. Era tra le poche persone che all'Est parlano la lingua del luogo, perchè ha vissuto a lungo nella provincia orientale dell'Africa Centrale. Aveva una visione globale dei problemi della Regione dei Grandi Laghi. Da tempo si era reso conto che le potenze occidentali anzicchè favorire la riconciliazione e una equilibrata redistribuzione del potere tra i due popoli, giocano ad appoggiare di volta in volta i diversi gruppi etnici a seconda delle esigenze del momento e ha denunciato questa politica che mira unicamente al controllo dell'Africa Centrale. Si è così trovato ad avere numerosi nemici tra i Tutsi che ritenevano la sua attività a favore della riconciliazione e della pace una minaccia. Gli Hutu invece non gli perdonavano la denuncia, forte e chiara, del genocidio del 1994 e di chi l'aveva materialmente eseguito. Ha avuto conflitti e dissapori con gli americani che hanno più volte mandato il loro ambasciatore per trovare punti di accordo. Mons.Munzihirwa era l'unico a criticare l'ambasciatore americano. Si era collocato al centro dei conflitti ed era probabile che un giorno o l'altro avrebbe pagato con il martirio il suo appello per la pace, quella vera." in Balcani d'Africa in Narco Mafie dicembre 1996

2-"I Banyamulenge sono in maggior parte ruandesi di origine Tutsi che a cavallo tra il 1800 e il 1900 sono scappati alla morsa del regime particolarmente crudele di un re Tutsi e hanno chiesto asilo alla tribù dei Bavira e a quella dei Bafulero che vivevano presso la la collina di mulenge dalla quale i rifugiati hanno poi preso il nome. Quindi l'etnia Banyamulenge non esiste nello Zaire. Si tratta di Tutsi che hanno preso un nome diverso per testimoniare il fatto che sono stati accolti dalla popolazione dei Mulenge. Il gruppo di Banyamulenge è molto piccolo, ma a seguito dei conflitti in Rwanda altri Tutsi si sono aggiunti a quelli che vivevano sulla collina di Mulenge e nell'altopiano di Itombwe. Il problema è sorto quando tutti gli altri Tutsi arrivati nel corso delle successive ondate hanno reclamato la nazionalità zairese. Ciò ha innervosito la popolazione locale che li aveva accolti ma anche le autorità locali perchè essi richiedevano la doppia nazionalità." o.c.

3- Stato del Mondo 1994 Il Saggiatore Bruno Mondadori, Milano 1993

4 -Stato del Mondo 1996 Il Saggiatore Bruno Mondadori, Milano 1995

5 -I prodotti alimentari provengono per lo più dal Canada, dall'USA, dalla Cina, dall'Europa.

6- Stefano Squarcina in "Grandi Laghi questi Problemi" "Mani Tese" Dicembre 1996


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