Il comitato di solidarieta' Palermo - Bukavu ha ricevuto giorni fa questo rapporto da un animatore di un gruppo che si occupa di diritti umani nella regione del Kivu, del quale si preferisce conservare l'anonimato per motivi di sicurezza.

 

Traduzione di Anne Marie Chiesa.

 

 

LA VIOLAZIONE DEI DIRITTI DELL'UOMO NEL TERRITORIO CONTROLLATO DALL'AFDL

(Alleanza delle Forze Democratiche per la Liberazione del Congo).

 

 

Introduzione

 

Questo rapporto e' sia una testimonianza sui casi di violazione dei diritti

umani che un chiarimento sulla politica dell'Alleanza a predominanza Tutsi nelle due provincie del Sud e Nord Kivu. Il motivo di una tale scelta e' duplice. Innanzitutto e' in queste due province che abbiamo seguito da vicino gli avvenimenti a partire da settembre 1996, data della presa delle armi da parte dei Tutsi contro i rifugiati Hutu rwandesi e burundesi cosi' come contro le popolazioni zairesi. Inoltre, sono queste province che, oltre a Kibali-Ituti, sono frontaliere con l'Uganda, il Rwanda, il Burundi, strategiche per i regimi Tutsi di Kampala, Kigali, Bujumbura e che, di conseguenza, conoscono una epurazione etnica sistematica rispetto al resto del territorio controllato dall'AFDL.

 

Questo rapporto si aggiunge alla serie dei rapporti precedenti il cui obiettivo e' di andare al di la' del sensazionalismo (unica preoccupazione dei mass media occidentali) focalizzando l'attenzione sul non detto, vale a dire gli abusi di potere e altre esazioni che contraddicono il discorso di liberta' e di democrazia dei membri dell'Alleanza.

 

Dalla guerra per il controllo all'amministrazione del territorio dell'est dello Zaire, l'Alleanza ha utilizzato le seguenti tattiche: uccidere e uccidere sempre i nemici reali o supposti al riparo da ogni sguardo, appropriarsi dei beni altrui, impedire l'accesso all'informazione, mettere fine alla liberta' di associazione e di espressione e ripristinare la chicotte. L'emergere di organizzazioni clandestine come il FLOT (Fronte per la Liberazione dall'Occupazione Tutsi) a Bukavu e la diffusione di volantini contro Kabila e i suoi amici del direttorio dell'Alleanza mostrano che la popolazione locale ne ha abbastanza e costituiscono il termometro della crescente tensione in questa parte del paese. Il che rischia di condurre ad una maggiore repressione da parte dell'Alleanza.

 

 

1. Uccisioni dei nemici o supposti tali

 

I massacri sono stati perpetrati su cosi' vasta scala che non si riuscira' mai a determinare il numero delle vittime. Tanto piu' che l'Alleanza eccelle nell'arte della dissimulazione e della menzogna. Tuttavia, c'e' modo di distinguere due categorie di vittime.

La prima categoria di vittime e' costituita dalle persone che sono state uccise indistintamente al momento della presa delle citta' di Uvira, Bukavu (28-29 Ott.96) e Goma.

In particolare a Bukavu, citta' disertata dalle Forze Armate Zairesi (FAZ) qualche giorno prima, i ribelli sparavano su tutti i mezzi che circolavano e, in certi luoghi come Nguba, Nyawera, Ndendere e dintorni dell'ateneo di Ibanda, della cattedrale, della posta, i due versanti della collina Karhale, la strada dal Rond-Point del 24 novembre 1965 alla birreria, sulla folla in fuga. Si trattava di militari, sorpresi dall'attacco e disarmati, e di civili. E' a partire dal 30 ottobre 1996 che vengono effettuate delle perquisizioni sistematiche nelle abitazioni, soprattutto nella zona di Ibanda. In questa operazione, molti militari e civili vi hanno trovato la morte o sono stati sottoposti a sevizie inimmaginabili. I cadaveri sono stati abbandonati per diversi giorni prima di essere sepolti dagli uomini della Croce Rossa (con il rinforzo di un numero importante di volontari reclutati per la circostanza) in fosse comuni, disseminate per tutta la citta'.

 

Vengono elencati di seguito alcuni dei casi ben identificati. Il 28 ottobre 1996:

- Kanganda e Selemani, entrambi infermieri militari che lavoravano al dispensario delle FAZ, sono stati uccisi mentre rientravano alle proprie case.

- L'Arcivescovo Mons. Christophe Munzihirwa, la sua guardia del corpo e Biringanine Jean Pierre (dell'UPDS) sono stati giustiziati davanti al centro Vamaro dopo aver scambiato qualche parola con i loro carnefici.

- Lukifu, un commerciante molto noto nel Nord Kivu e a Bukavu per via del suo stabilimento Zaire-Maboko, e' stato ucciso nella propria auto.

 

Il 29 ottobre 1996:

- Tshasuma, un agente del servizio di Informazione (SNIP) e' stato ucciso quando si e' rifiutato di cedere i dollari che aveva con se' mentre fuggiva.

- Raymond, un ex portiere del Football Club Bukavu Dawa, ha trovato la morte con la moglie e i tre figli quando la sua auto e' stata crivellata da proiettili vicino all'ITFM (Istituto Tecnico Fundi Maendeleo)

- Luhinzo Lugwire, uno dei grandi commercianti di Bukavu che hanno esteso i propri affari nella capitale Kinshasa, e' stato pure ucciso con i membri della sua famiglia nei dintorni dell'Ateneo di Ibanda mentre tentavano di lasciare Bukavu a bordo della propria auto.

- Il direttore finanziario della Societa' Nazionale di Assicurazioni (SONAS) e' stato ucciso con due persone tra cui suo fratello, uno studente all'ISP-Bukavu, nel momento in cui, dopo essere usciti dal suo ufficio, aveva appena avviato la sua auto.

 

Il 30 ottobre 1996:

- Nkubiri, un rifugiato rwandese ed ex presidente del Tribunale di Prima Istanza di Butare, e' stato arrestato con altri sei concittadini. Sono stati uccisi tra la cattedrale e l'Ateneo di Ibanda. La carta d'identita' di Nkubiri e' stata ritrovata per terra non lontano dalla fossa nella quale quei poveretti erano stati sepolti.

 

Il 13 novembre 1996:

- uno studente al secondo anno del Dipartimento di Matematica all'ISP - Bukavu e' stato ucciso non lontano dall'Istituto Universitario, quando, verificata la sua identita', era stato riconosciuto come rifugiato.

 

 

Casi di sevizie non sono mancati. A titolo d'esempio:

 

In data 20 novembre 1996:

- il direttore della SONAS ha visto alcuni uomini in uniforme fare irruzione in casa sua. Dopo la perquisizione della casa, questi ultimi l'hanno condotto sotto scorta armata alla prigione centrale. Il motivo ufficiale addotto e' che avrebbe portato illegalmente armi da fuoco. Tuttavia, coloro che hanno seguito da vicino questo caso ritengono che sia stato vittima delle sue origini regionali, l'Equatore (la provincia di Mobutu). Ha passato tre mesi in carcere sottoposto alla chicotte quotidiana.

 

In data 5 dicembre 1996:

- alcuni uomini in uniforme, accompagnati da un nuovo agente per la sicurezza Munyamulenge (mulatto), si sono introdotti in una delle case del Sig. Kaboyi, a Muhumba, casa affittata da un rifugiato rwandese. Senza dubbio cio' e' avvenuto in seguito alle indicazioni fornite dai giovani del quartiere (spesso vengono date somme modiche di denaro dall'Alleanza alle persone che forniscono delle indicazioni alle persone indiziate). Vi hanno trovato due giovani rwandesi che non avevano potuto fuggire. Li hanno sottoposti a torture prima di spezzare a ciascuno le ossa del carpo. Una vicina che ha visto questi giovani dopo questo ignobile atto ha dichiarato che erano incapaci persino di sollevare una forchetta.

 

 

La seconda categoria di vittime riguarda le persone appartenenti ai gruppi sociali bersaglio. Si tratta in questo caso di persone massacrate deliberatamente sia in massa sia in maniera isolata.

 

Primo bersaglio dei massacri: i rifugiati Hutu rwandesi e burundesi.

 

I sopravvissuti e gli uccisori sono nella posizione migliore per parlare di questo dramma unico nella storia dei rifugiati. Tuttavia, se si guarda in retrospettiva cio' che e' avvenuto con i rifugiati a partire da Uvira, nel settembre 1996, fino a Ubundu, nell'aprile 1997, non ci si puo' impedire di concludere che questo dramma e' il risultato di un piano sapientemente orchestrato. Le armi da fuoco e la fame sono stati gli strumenti efficaci della sua esecuzione. Il rifiuto della comunita' internazionale di fare qualche cosa di concreto per porvi fine non e', in ogni caso, di natura tale da dissipare questa percezione. I campi dei rifugiati sono stati presi di mira come bersagli militari. Cosi', non appena i Tutsi hanno scatenato la guerra nelle zone di Rutshuru e di Nyiragongo al Nord e nella pianura della Rusisi al Sud, se la sono presa con i rifugiati dei campi. Facendo ricorso contemporaneamente alle bombe, ai lanciarazzi e alle armi individuali, hanno distrutto campo su campo nel corso dei mesi di Settembre, Ottobre e Novembre 1996. E' evidente che piu' rifugiati hanno trovato la morte nel corso di questa distruzione dei campi e che le fosse comuni scoperte attorno a diversi campi del Sul e del Nord Kivu non sono un'invenzione.

 

A titolo d'esempio, abbiamo sentito, dalla localita' di Kajeje dove eravamo ospitati, delle bombe che venivano lanciate giorno e notte sui campi dell'INERA e di Kashusha da venerdi' 31 ottobre a domenica 2 novembre 1996. Quando sono cessate i due campi erano vuoti. Un dipendente della Croce Rossa con il quale sono entrato in contatto due settimane piu' tardi mi ha lasciato intendere che vi erano stati sepolti un centinaio di cadaveri. Nel corso delle stesso periodo, il campo di Cimanga e' stato accerchiato e molti rifugiati sono stati uccisi con la mitragliatrice. Il numero di queste vittime varierebbe tra 300 e 500 secondo alcuni, supererebbe il migliaio secondo altri. Queste vittime sono state sepolte sul posto in fosse comuni. Ogni visita del luogo e' stata proibita. E' in questo contesto che l'Abbe' Jean Claude, un prete diocesano che passava nei pressi, e' stato ucciso. Una cinquantina di rifugiati che fuggivano dal bombardamento di Kashusha hanno trovato rifugio alla scuola di Kajeje il 4 novembre 1996. Due giorni dopo sono stati tutti uccisi dagli uomini dell'Alleanza che perlustravano gia' la zona di Kabare. In seguito a questo episodio, diverse famiglie Bashi sono diventate sempre piu' reticenti nell'ospitare qualunque estraneo. Questa e' una delle ragioni per cui gli sfollati di Bukavu che avevano trovato rifugio nella zona di Kabare sono stati costretti a rientrare a casa loro.

 

Coloro tra i rifugiati che non ci hanno rimesso la vita durante la distruzione dei campi, hanno dovuto fuggire. Alcuni hanno preso la strada per il Rwanda e il Burundi. Altri (la stragrande maggioranza) si sono diretti nell'interno, lontano dalla frontiera. Costoro sono stati perseguiti come selvaggina, nel corso degli ultimi sei mesi, nella foresta dello Zaire.

 

In questa lunga marcia, i rifugiati del Sud Kivu hanno preso tre direzioni:

- la direzione Sud li ha condotti fino a Shabunda e da qui fino a Kalima e Kindu. Viene riferito che alla presa di Shabunda a gennaio 1997 molti uomini e giovani sono stati separati dalle donne e dai bambini prima di passare alle armi.

- la direzione centrale lungo l'asse Miti - Bunyakiri e la foresta di Kahuzi che e' situata da un lato e dall'altro di questo asse. - la direzione nord lungo l'asse Kalehe - Nyabibwe - Minova. Presi tra due gruppi di combattenti Tutsi, quelli che avanzavano lasciandosi Bukavu alle spalle e quelli che avanzavano da Goma, questi rifugiati hanno scalato le montagne. Sulle montagne molti tra loro sono stati uccisi con bombe e mitragliatrici.

 

- 20 novembre 1996: circa 800 donne e bambini, infermi e uomini anziani sarebbero stati uccisi a Cibumba sulla collina Magobe e sepolti sotto la sorveglianza di un Tutsi di nome Kamari.

- 21 novembre 1996: piu' di 350 persone sarebbero state uccise a Shanje nella foresta di Rukiga.

- 22 novembre 1996: molti altri rifugiati sono stati uccisi a Lumbishi.

 

Quelli che sono sfuggiti si sono inoltrati ancor piu' all'interno dove hanno incontrato nei dintorni di Walikale l'ondata che ha seguito la direzione centrale. E' a Hombo e a Itebero che dei massacri di grande ampiezza hanno avuto luogo nel dicembre 1996 e a gennaio 1997. I sopravvissuti hanno continuato fino a Tingi-Tingi. Si valuta il numero di morti in questo raggio a piu' di 15.000.

 

Piu' a Nord i rifugiati che fuggivano dal bombardamento di Mugunga si sono diretti verso Masisi. A Sake e sulle colline che sovrastano questa citta' cosi' come a Kichanga, i combattenti Mayi-Mayi avrebero ucciso centinaia di famiglie di rifugiati. Dalle testimonianze di Zairesi che partecipano al rimpatrio dei rifugiati nel quadro dell'HCR nel Sud Kivu, emerge che gli uomini sono a volte separati dalle donne e dai bambini alle varie barriere controllate dagli uomini dell'Alleanza e condotti a destinazione sconosciuta.

 

 

Secondo bersaglio dei massacri: gli zairesi delle etnie Fulero, Vira, Bembe

e Hutu.

 

I Fulero, Vira e Bembe abitano, con i Tutsi denominati Banyamulenge, nelle zone di Uvira e di Fizi. Questi ultimi occupano gli altipiani mentre gli altri sono concentrati sulle pianure ai bordi del lago Tanganyika e della frontiera zairo-burundo-rwandese. I Banyamulenge, venuti nella regione dopo gli altri tre gruppi, hanno vissuto separati in modo tale che la loro integrazione e' rimasta un grosso problema. Hanno quindi mantenuto delle relazioni fredde con questi ultimi. Sebbene siano stati rappresentati, a tratti, al Parlamento di Kinshasa e all'Assemblea Regionale di Bukavu, i Banyamulenge si sono visti contestare la loro nazionalita' zairese. Questa contestazione ha rafforzato il clima di diffidenza e suscitato una tensione continua tra loro e i loro vicini. L'animosita' si e' intensificata all'indomani della Conferenza Nazionale Sovrana (CNS), alla fine del 1992, allorche' la politica generale del paese fu di escludere dal potere tutti i rwandofoni. La separazione risulto' cosi' profonda che i Banyamulenge costituirono un blocco unico attorno al loro vescovo Jerome Gapangwa mentre i loro rivali trovarono i propri difensori tra i politici, nella fattispecie il Vice Presidente dell'HCR-PT, l'influente Anzuluni Bembe, e il commissario di zona di Uvira, il focoso Sheka Mutabazi. La partecipazione dei Banyamulenge alla guerra dell'FPR e la partenza di molti tra loro per il Rwanda dopo la presa del potere a Kigali da parte dell'FPR non hanno facilitato le cose. Era questa situazione che prevaleva alla vigilia della guerra nell'estremo Sud Kivu. Si ricordera' che quando i Banyamulenge sono rientrati dal Rwanda con le armi pretendevano di venire a recuperare le terre dei loro antenati e proteggere i loro parenti. E cosi' che i Fulero, Vira e Bembe furono braccati in questa offensiva armata. E' tra di essi che vengono identificati molti morti e persone che hanno preso la via dell'esilio o sono state costrette a vivere nascoste. In generale, le uccisioni hanno avuto luogo, nella zona di Uvira, nei primi due mesi.

 

Settembre 1996

Si e' parlato allora della distruzione di due villaggi vicino a Kiliba, dell'uccisione della suocera di Anzuluni, i due preti diocesani (tutti i preti non Banyamulenge sono fuggiti dal paese cosicche' la diocesi di Uvira e' al momento senza pastore), di molti malati nell'ospedale di Lemera, di un commissario di zona assistente residente a Bijombo e di tutta la sua famiglia.

 

Ottobre 1996

Bulangadire Ruhigita Majagira, gia' rettore dell'Universita' Evangelica d'Africa (UEA), e' sfuggito in extremis ad un proiettile sparato sulla sua automobile, ne e' sceso con un braccio rotto. Ha ricevuto le prime cure all'ospedale di Kamole prima di andare... (illeggibile nel testo originale) Tra novembre 1996 e febbraio 1997, e' la zona di Fizi, in particolare sull'asse Kalundu-Mboko-Baraka, che fu teatro di massacri. I Bembe che si rifiutavano di sottomettersi all'Alleanza erano sovente oggetto di rappresaglie.

 

Quanto agli Hutu, occupano sostanzialmente le zone di Rutshuru, del Nyiragongo, (ivi compresa la citta' di Goma), di Masisi e di Walikale nel Nord Kivu, le localita' di Mbinga - Nord e di Ziralo nella zona di Kalehe nel Sud Kivu. Vi costituiscono una schiacciante maggioranza. I rapporti con gli altri gruppi in minoranza (Hunde, Nyanga, Tembo e Tutsi) erano stati offuscati dalla guerra che questi ultimi avevano loro imposto dal marzo 1993. L'arrivo dei rifugiati Hutu dal Rwanda nel Luglio del 1994 e soprattutto la campagna condotta per far credere all'opinione pubblica che vi era il piano della creazione di una Hutuland in questa regione hanno esacerbato il sentimento anti-Hutu. La coalizione Tutsi - Mayi Mayi (Hunde , Nyanga, Tembo e Nande) che risale a prima del settembre 1996 doveva essere fatale per gli Hutu. Sono dunque loro che, dal settembre 1996 fino ad oggi, pagano il prezzo della cosiddetta liberazione. Sono, in effetti, l'oggetto della epurazione etnica in un'amministrazione diventata monopolio dei Tutsi. Cio' che viene perseguito in questa operazione e' la riduzione significativa del numero degli Hutu e la decapitazione delle loro elite economiche ed intellettuali. I rapimenti e le spedizioni militari che vengono effettuate regolarmente contro i loro villaggi (Bunagana, Jomba, Rugarama, Shinda e Bambu nel Rutshuru; Mushaki, Kagusa, Matanda, Miandja, Rubaya, Kibabi, Kinigi, Karuba, Kabingo, Nungu, Kichanga, Nyakariba e Muheto nel Masisi; Bitonga, Karoba et Numbi nel Kalehe) hanno gia' fatto migliaia di morti tra cui conviene menzionarne qualcuno.

 

Zona di Rutshuru

- Francois Maniragaba, laureato (professore all'ISP - Rutshuru)

- Sibomana Ntamabyariro, figlio maggiore del Direttore Generale dell'ISP -

Rutshuru.

- Abbe' Benoit Nirere (parroco della parrocchia di Jomba)

- Suor Colette Vunabandi (preside del Liceo Virunga/Jomba) uccisa con altre consorelle

- Kibiriri (commerciante a Rutshuru)

 

Zona del Nyiragongo (Goma)

- Claver Bitegetsimana (commerciante e allevatore) e la moglie

- Muhozi (commerciante) e la moglie

- Rwabahenda (commerciante e allevatore)

- Kabunga Kapitene (commerciante)

- Kalinda Rukeribuga (commerciante e allevatore)

- Nzavuga (commerciante)

- Thomas de Bata (commerciante)

 

Zona di Masisi

- Abbe' Emanuel Nsengiyumva, diacono Charles Kanyamanza e i membri della famiglia Kanyankogote uccisi a Nyakariba

- Sebishimbo (ex gestore della cooperativa parocchiale)

- Muberuka, Muhawe, (ex insegnante) e 4 membri della sua famiglia uccisi a Matanda

- Gakwaya (commerciante), la figlia (moglie del direttore della scuola elementare di Maendeleo a Goma), il figlio; Sebakara Barore e i figli; Mbonyi e i suoi 8 figli tra cui uno diplomato in chimica; Pascal Mupenda (commerciante), Dodu, tutti uccisi a Kinigi/Kbabi

- Ruberankinko (commerciante) ucciso a Rushoga/Karuba

- Ivan e i membri della sua famiglia uccisi a Ngungu

- Karemera (professore) morto in prgione a Mugeyo, non lontano da Ngungu, dopo una crudele tortura.

- Mwitabagoma (commerciante e allevatore) ucciso nella sua concessione di Bulambika alla frontiera Masisi-Kalehe.

 

Zona di Kalehe

- Ruhogo e i 9 membri della sua famiglia, uccisi a Karoba

- Shirimpumu e i 12 membri della sua famiglia, uccisi a Bitonga. Molte altre persone di questo centro sono state bruciate con la benzina.

 

Questi pochi nomi sono delle indicazioni minime considerata l'ampiezza delle atrocita' commesse dai soldati dell'AFDL in connivenza con quelli dell'APR (Esercito Popolare Rwandese).

Che queste atrocita' abbiano avuto luogo nella Diocesi di Mons. Faustin Ngabu, quartier generale dell'Alleanza e dei suoi alleati, non ha bisogno di commenti.

Un'indagine minuziosa nelle localita' citate e presso i sopravvissuti, membri o vicini alle famiglie delle vittime puo' permettere di saperne di piu'.

 

 

Vi sono anche una schiera di massacri isolati di altri Zairesi.

Ne porto a prova i tre casi seguenti:

- 1 novembre 1996: dei militari dell'AFDL sono andati nella localita' di Mudaka per cercare il capo. Non avendolo trovato, hanno ucciso due persone della sua famiglia.

- 4 novembre 1996, 6 militari dell'AFDL sono arrivati all'ospedale di Kamole provenendo da Hagira. Facendo il giro dei letti, hanno constatato che c'era un militare malato. L'hanno fatto uscire e lo hanno ucciso all'esterno con un proiettile.

- 6 novembre 1996: tre persone sono state uccise alla corte di Kabare dai militari dell'AFDL, furiosi per non aver incontrato il Mwami.

 

Non e' esagerato dire che tutte le autorita' tradizionali dei Bushi diffidano del nuovo regime e si mettono da parte. Alcuni tra loro restano proprio nascosti.

 

Un caso strano. Nel febbraio 1997 il sig. Shaburwa, un soldato delle FAZ che si era unito alle forze dell'AFDL, e' stato colpito da una crisi di malaria. Portato all'ospedale, e' stato curato con flebo. Verso le tre del mattino i soldati dell'AFDL sono venuti a togliere la flebo e a portare via il paziente, Quando si e' diffusa la notizia, la popolazione di Kadutu, preoccupata delle proprie sorti a causa della presenza dell'assassino della sorella, il sig.Kamana (condannato a morte, costui aveva comperato l'anno scorso il suo trasferimento dalla prigione centrale di Bukavu a Kinshasa da dove e' partito per Kigali in Rwanda, e' rientrato a Bukavu dopo che e' stata presa dall'Alleanza) si e' sollevata unanime per reclamare la sua liberazione. Grazie alla pressione popolare Shaburwa e' stato salvato in tempo. E Kamana riportato verso il Rwanda.

 

 

2. Appropriazione illecita dei beni altrui

 

La conquista dell'Est dello Zaire da parte dell'AFDL ha aperto la via ad un nuovo saccheggio sistematico. Tutto lascia pensare che l'Alleanza, attraverso questo saccheggio, punta ad impoverire la regione e le popolazioni locali in vista di sottometterle facilmente.

 

Merci che erano al porto di Kalundu, secondo gli abitanti del posto, sono state vuotate dai container e portate in Burundi. A Bukavu, il grande magazzino detto "Coopera" al mercato centrale di Kabutu e' stato vuotato degli articoli base di consumo corrente. Questi cosi' come vari veicoli (camion e automobili) privati, mobili e attrezzature industriali, hanno attraversato la Rusisi per il Rwanda. Nel Nord Kivu e' stata osservata la stessa scena. Alcuni commercianti si lamentano del fatto che il loro caffe' ed altri beni gli siano stati requisiti e portati via senza alcuna compensazione.

 

I veicoli dei privati che non sono stati mandati in Rwanda o Burundi, vengono utilizzati dai membri dell'Alleanza. E come se non bastasse costoro si sono impossessati senza scrupoli delle case, delle imprese commerciali come le stazioni di servizio di proprieta' dei rifugiati, degli Zairesi che sono stati uccisi o che sono fuggiti, e li utilizzano o li sfruttano indebitamente. A Muhumba (Bukavu), per esempio, numerose famiglie Banyamulenge vi sono state condotte non si sa da dove per occupare le case altrui. Sono diventate cosi' numerose e onnipresenti che gli umoristi da allora indicano Muhunba con il nome di Mulenge.

 

Per tutta la regione, le mucche che erano sfuggite ai furti e ai saccheggi precedenti sono state sistematicamente recuperate dai soldati dell'Alleanza; quando non le consumavano, le vendevano alla popolazione a proprio beneficio. Cio' si e' verificato spesso al mercato di Kadutu. Nel Parco Nazionale di Kahuzi gli stessi soldati si danno da fare ad abbattere elefanti, importano l'avorio e vendono la carne alla popolazione locale.

 

Questo dossier del saccheggio economico e dell'imposizione della dominazione attraverso l'impoverimento dovrebbe essere sfruttato se si vuole cogliere l'altra faccia dell'Alleanza.

 

 

3. Attentato alla liberta'

 

E' innegabile che, malgrado gli ostacoli eretti dal regime di Mobutu al processo democratico, il libero dibattito aveva conosciuto un progresso straordinario a partire dal 1990 in Zaire in generale e nel Kivu in particolare.

Il sig. Laurent Kabila ha messo fine a questo dato di fatto bandendo tutte le organizzazioni politiche, le organizzazioni per la difesa e la promozione dei diritti umani. Per il momento non c'e' che un solo discorso che viene ripetuto alla noia ogni giorno alla radio dell'Alleanza detta Radio del Popolo. Il dibattito ha ceduto il posto ad una propaganda che non differisce in niente da quella degli ideologi del Mobutismo durante gli anni 1970 (apogeo della dittatura).

 

Ogni riunione deve essere autorizzata; inoltre deve parteciparvi un membro dell'Alleanza. Un modo di inibire gli spiriti e di impedire ogni critica.

 

Il segreto della corrispondenza non e' piu' rispettato. Le lettere di provenienza o a destinazione del territorio controllato dall'Alleanza vengono lette. Il sig, J.Marie Bansoba, dipendente del comitato Anti-Bwaki, un giorno aveva affidato una lettera per sua sorella ad un Belga che rientrava in patria. La lettera e' stata letta e trattenuta alla dogana della Rusisi, l'autore e' stato arrestato e messo in carcere a causa di quello che aveva scritto. Ne e' uscito a seguito dell'intervento effettuato presso un uomo influente dell'Alleanza.

 

Nell'impero del Sig. Laurent Kabila si vive dunque in una paura costante: paura di dire cio' che si pensa, paura di scrivere cio' che si vuole ad un amico, paura di riunirsi... e siccome tutte le comunicazioni con l'esterno sono state interrotte per la gente, le popolazioni del territorio detto "liberato" vivono in una specie di prigione. Le notizie dall'esterno non filtrano che pochissimo.

 

 

4. Sevizie con la chicotte

 

Durante i primi quattro mesi del regime dell'AFDL nel Kivu c'eravamo abituati a questo slogan: "non abbiamo prigioni". Cio' per dire che i proiettili e la chicotte erano i soli mezzi da utilizzare per reprimere ogni infrazione, grande o piccola che fosse. Alla minima colpa commessa da uno zairese, i soldati dell'Alleanza non esitavano ad intimargli l'ordine di buttarsi a terra con queste parole: "rara chini". Dopo essersi sdraiato lo sfortunato si vedeva somministrare colpi di frusta e, a volte, una serie di sputi. Si ritornava alla pratica di piu' di quarant'anni prima con la motivazione che era il solo modo di educare gli zairesi definiti "ibicucu" (parola rwandese che significa idiota).

 

 

Conclusione

 

L'AFDL pratica una politica del terrore. Ha sostituito la legge con l'arbitrarieta'. Gli elementi contenuti in questo rapporto parlano chiaro. Se i responsabili dei mass media occidentali mantengono il silenzio, e' semplicemente perche' sono costretti, per interesse politico o economico a riportare cio' che e' accettato dagli uomini dell'AFDL. Procedere in questo modo significa avallare tutti questi errori grossolani e lavorare contro la difesa e la promozione dei Diritti dell'Uomo.

 

Significa, in altre parole, che la guerra dei mass media nell'Est dello Zaire e' un altro male che bisogna combattere allo stesso modo di questa politica del terrore dell'AFDL. Agli attivisti per la difesa e la promozione dei Diritti Umani il compito di impegnarsi onestamente e costantemente.