Rapporto HRW e FIDH sui massacri nell'ex-Zaire - II
 
seconda parte del rapporto HRW e FIDH

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III. ANTECEDENTI

L'origine dei Profughi

Nell'aprile del 1994, gli estremisti Hutu si servirono delle strutture
militari, amministrative e politiche del Rwanda per compiere un genocidio
contro la minoranza Tutsi e per uccidere la parte moderata degli Hutu che
sembravano essere collaboratori dei Tutsi. I soldati delle Forze Armate
Rwandesi (FAR) ed i membri dei gruppi della milizia conosciuti come
Interahamwe furono a capo del massacro di piu' di 500.000 persone.
Nel luglio del 1994, il Fronte patriottico del Rwanda (RPF), un movimento
prevalentemente composto dai Tutsi, rovescio' il governo genocida, contro
il quale aveva mosso guerra dal 1991. Quindi, qualcosa come due milioni di
Rwandesi abbandonarono i paesi circostanti, alcuni perche' temevano una
punizione da parte della RPF, alcuni perche' avevano ricevuto l'ordine di
seguire in esilio i capi del governo. Circa un milione e centomila persone,
finiti in Zaire, erano in parte rifugiati e in parte implicati nel loro
paese in crimini contro l'umanita' e rimasti armati con l'intento di
continuare il genocidio e la loro guerra contro la RPF proveniente dai
paesi adiacenti. Questa popolazione mista si stabili' nei campi, la grande
maggioranza nello Zaire, e la maggior parte dei rimanenti in Tanzania, dove
furono nutriti a spese della comunita' internazionale. Le Organizzazioni
dei Diritti Umani come Human Rights Watch e la Federazione dei Diritti
Umani (FIDH), le agenzie umanitarie, incluso l'Alto Commissario per i
Rifugiati delle Nazioni Unite, ed il governo del Rwanda ripetutamente
chiesero un intervento internazionale per separare i profughi, molti di
loro donne e bambini, dalle persone armate (ex soldati del FAR) e membri
della milizia. Sebbene le Nazioni Unite avessero preparato dei piani per
tale azione, il Consiglio di Sicurezza li boccio' come troppo costosi e
forse inattuabili.
I funzionari amministrativi ed i capi militari e politici responsabili del
genocidio controllavano i campi e con gli ex-FAR e la milizia costringevano
molti profughi a rimanere nei campi invece di ritornare a casa. In Rwanda
gli abusi relativi ai diritti umani, particolarmente le uccisioni da parte
dei soldati, gli arresti in massa senza seguire alcun processo, e in piu'
la paralisi del sistema giudiziario, scoraggiavano i profughi da ogni
desiderio di ritorno.
All'inizio, quasi immediatamente dopo l'insediamento negli enormi confini
dei campi, gli ex-FAR e la milizia riorganizzate, addestrarono nuove
reclute e comprarono nuove armi all'estero.(4) Poiche' le loro incursioni
nel Rwanda aumentavano in numero e forza, il governo del Rwanda segnalo'
che avrebbe agito per proprio conto nel porre fine alla minaccia
proveniente dai campi nello Zaire, se la comunita' internazionale non fosse
intervenuta. Di fronte alla cresciuta infiltrazione nel 1996, una raffica
di uccisioni di civili nelle zone confinanti ed apparentamente consapevoli
dei preparativi per una invasione, il leader rwandese generale Paul Kagame
nuovamente avviso' i capi degli U.S. e forse di altre nazioni, che il
Rwanda avrebbe agito se non fossero cambiate le condizioni.

Banyarwanda e Banyamulenge
Prima del massiccio afflusso dei Rwandesi nel 1994, circa meta' dei tre
milioni di gente del Nord-Kivu, nell'estremo nord-est dell'ex Zaire parlava
Kinyarwanda, la lingua del Rwanda. Conosciuti collettivamente come
Banyarwanda, essi comprendevano Hutu e Tutsi, in proporzione di circa 4 a
1.(5) Alcuni erano stati presenti prima del disegno delle delimitazioni
coloniali, mentre altri erano migrati dal Rwanda per motivi economici o
come rifugiati politici durante il ventesimo secolo, molti con
incoraggiamenti ufficiali da parte delle autorita' belghe nel 1930. In
alcune zone, come il Masisi, i Banyarwanda comprendevano una larga
maggioranza di popolazione. (6)
Riguardo ai Banyarwanda nel Sud-Kivu, un gruppo di pastori sull'altopiano
Itombwe, principalmente vicino Mulenge, divenne conosciuto, almeno a loro
stessi, come i Banyamulenge (la gente delle colline o foreste del Mulenge)
durante le ribellioni contro Mobutu nel 1964. La maggior parte dei
Banyamulenge sono discendenti dei Rwandesi che fuggirono la repressione
politica e il disagio del popolo in Rwanda durante il diciottesimo e
diciannovesimo secolo; (7) altri Banyarwanda emigrarono nella zona in tempi
piu' recenti, alcuni fuggendo l'oppressione in Rwanda nel 1959. Molti
Banyamulenge subirono la minaccia da parte delle forze ribelli capeggiate
da Kabila ed altri nelle rivolte del 1964 e cercarono protezione dal regime
di Mobutu in Kinshasa, mentre altri si schierarono con i ribelli. Il
termine Banyamulenge arrivo' ad essere usato largamente in Congo con
riferimento all'etnia Tutsi Congolese in generale dalla meta' del 1996.

La questione della cittadinanza
Il diritto alla cittadinanza zairese riconosciuta per i Banyamulenge ed i
Banyarwanda dalle piu' antiche leggi e costituzioni, nel 1981 fu limitato a
quelle popolazioni che avrebbero potuto provare che i loro antenati erano
vissuti nello Zaire prima del 1885. Ma la legge del 1981 non fu
effettivamente applicata e le carte d'identita' della gente di lingua
Kinyarwanda non furono revocate. I politici che temevano il numero dei voti
rappresentati da coloro che parlavano Kinyarwanda nelle elezioni proposte,
stimolarono sentimenti contro di loro tra le popolazioni dei gruppi etnici
confinanti. Al tempo della Conferenza Nazionale nel 1991, (8) Celestin
Anzuluni, un Bembe dal Sud-Kivu, capeggio' un movimento per escludere i
Banyamulenge, sostenendo che essi non erano Zairesi, ma immigrati del
Rwanda. (9) I Banyarwanda del Nord-Kivu stavano per essere esclusi
similarmente. Dopo questo, i capi di altri gruppi etnici sempre di piu'
rivendicarono i diritti dei Banyamulenge e Banyarwanda alla cittadinanza
zairese.

La violenza contro le popolazioni di lingua Kinyarwanda
Nel 1993, Hunde, Nande e Nyanga milizia civile conosciuta come Mai-Mai e
Bangilima, incoraggiati dai funzionari del governo e qualche volta
appoggiati dai militari zairesi, attaccarono le comunita' degli Hutu e
Tutsi nel Nord-Kivu, uccidendo migliaia di persone e provocando la fuga di
circa 300.000. (10) L'arrivo nell'est dello Zaire di un enorme numero di
Rwandesi in migrazione nel 1994, esacerbo' le tensioni tra i residenti in
precedenza di lingua Kinyarwanda ed altri gruppi etnici. La milizia
Interahamwe e molte delle precedenti autorita' militari e civili del Rwanda
incoraggiarono l'odio dei Tutsi tra le popolazioni adiacenti. Gruppi etnici
locali, che una volta avevano considerato Hutu e Tutsi come un comune
nemico, si schierarono sempre piu' con gli Hutu, insieme rifugiati e
residenti locali, nell'attaccare i Tutsi, che furono bollati qualche volta
come fedeli al nuovo governo del Rwanda. Nel Sud-Kivu, i Bembe e i Rega,
incoraggiati dalle critiche da parte dei politici regionali, iniziarono ad
organizzare la milizia, seguendo il modello degli Interahamwe del Rwanda e
dei Mai-Mai e Bangilima del Nord-Kivu.(11)
Crescendo la sensazione di minaccia, a causa delle vessazioni, degli
arresti e dei rischi di espulsione, (12) un numero di giovani Banyamulenge
ando' in Rwanda, dove si unirono o furono addestrati dall'esercito
patriottico del Rwanda (RPA) che li riforni' anche di armi. In Sud-Kivu,
gli altri organizzarono la loro stessa milizia e comprarono armi durante il
1995. Secondo un testimone, "I Banyamulenge (anhe) comprarono fucili dagli
Interahamwe (nei campi profughi). A causa della crisi in Zaire, gli
Interahamwa vendettero le loro armi" (13)
All'inizio del 1996 gli Interahamwe, Mai-Mai e Bangilima uccisero centinaia
di Tutsi e condussero piu' di diciottomila persone in esilio in Rwanda e
Uganda dal Nord-Kivu. (14)

La rivolta Banyamulenge
Nell'agosto del 1996, le autorita' dello Zaire interdissero Milima,
un'attivita' relativa ai diritti umani non governativa sviluppatasi tra i
Banyamulenge, ed arrestarono diversi importanti Banyamulenge. All'inizio di
settembre, le autorita' zairesi dissero che i Banyamulenge avrebbero dovuto
lasciare il paese, ordine formalizzato il 7 di ottobre dal deputato del
governo del Sud-Kivu, Lwasi Ngabo Lwabanji, che ordino' a tutti i
Banyamulenge di lasciare lo Zaire entro una settimana. (15)
Ai primi di settembre, la milizia Bembe, appoggiata dai soldati FAZ,
comincio' ad attaccare i villaggi Banyamulenge, uccidendo e colpendo e
costringendo i sopravvissuti a fuggire. I Banyamulenge, riunitisi con altri
gruppi, insorsero contro il governo dello Zaire. Piu' tardi, formarono una
coalizione, l'Alleanza delle Forze Democratiche per la liberazione del
Congo-Zaire (ADFL), e scelsero Laurent-Desire' Kabila come portavoce,
carica che piu' tardi trasformo' in quella di presidente del movimento.
Le truppe rwandesi, ugandesi e piu' tardi angolane, appoggiarono l'ADFL e
ben presto schiacciarono le demoralizzate e poco disciplinate Forze Armate
Zairesi (FAZ). (16) Dopo una rapida avanzata dall'est all'ovest, durante la
quale egli fu acclamato come un liberatore, Kabila si proclamo' capo della
nuova dichiarata Repubblica Democratica del Congo il 18 maggio 1997.

Attacchi ai campi profughi
Mentre l'AFDL ed i loro alleati cominciavano a combattere contro le FAZ,
essi simultaneamente attaccarono i campi proteggendo i Rwandesi, spaccando
il controllo delle autorita' militari e governative precedenti. In alcuni
campi la ex-FAR e la milizia indietreggiarono velocemente, talvolta dopo
una breve resistenza all'avanzata dell'ADFL. La maggior parte della gente
nei campi, forse seicentomila del milione e centomila che si stimava
dimorassero li'  nell'ottobre del 1996, ritornaro in Rwanda a novembre.
Di quelli che ritornarono, molti lo fecero volontariamente, altri furono
costretti con la forza dall'ADFL, spaventati dalle condizioni in Rwanda. Un
numero stimato in migliaia mori' nelle prime settimane degli attacchi ai
campi, presi tra i due fuochi dell'ADFL, di elementi dell'ex-FAR, della
milizia e delle FAZ; uccisi dalle ex autorita' del campo, allo scopo di
impedire il loro ritorno in Rwanda o di obbligarli a scortare la ex-FAR e
la milizia nella loro ritirata in direzione ovest; o uccisi dalle truppe
dell'ADFL e RPA. Centinaia di migliaia di Rwandesi fuggirono verso ovest,
alcuni organizzati in carovane, altri in piccoli gruppi sparsi. Decine di
migliaia tra questi erano elementi armati, ma il resto erano civili
disarmati, molti di loro donne e bambini.
Molti dei civili che fuggirono ad ovest furono nuovamente attaccati, alcuni
di essi ripetutamente, perche' cercavano la salvezza. In alcuni casi la
ex-FAR e la milizia usarono i rifugiati come scudi umani o perfino li
ferivano o uccidevano. Ma nella grande maggioranza dei casi era chiaro che
i soldati dell'ADFL ed i loro alleati stranieri massacravano i profughi. In
aggiunta, innumerevoli migliaia morirono di fame o malattia, perche' l'ADFL
e le autorita' zairesi negarono alle organizzazioni umanitarie il permesso
di entrare nelle loro zone per portare assistenza, o perche' le condizioni
di sicurezza impedirono di fare il loro lavoro. Alcuni dei volontari
umanitari hanno testimoniato che i soldati dell'ADFL li accompagnavano col
pretesto di facilitare il loro lavoro, ma nella realta, per trovare dove i
profughi si erano nascosti al fine di ritornare piu' tardi ed ucciderli.
La UNHCR afferma che si aiuto' duecentotrentaquattomila Rwandesi a
ritornare in Rwanda tra il dicembre del 1996 e giugno 1997, e che si sono
localizzati altri cinquantaduemilaeseicento Rwandesi circa, la meta' di
essi in Congo e l'altra meta' dispersi nella Repubblica dell'Africa
Centrale, Congo (Brazzaville) ed Angola entro il 1997. Secondo le cifre
dell'agenzia dei profughi, non si conosce la sorte di circa
duecentotredicimila Rwandesi: o sono morti nel periodo delle violenze, o
sono nascosti nelle foreste o tra la popolazione del Congo. (17)
La controversia continua riguardo al numero esatto di profughi che perirono
durante il conflitto a causa dei massacri, malnutrizione o malattie. Il
governo di Kabila ha respinto il team investigativo del Segretario Generale
delle U.N. e l'accesso di altre missioni diplomatiche o organizzazioni per
i Diritti Umani ai luoghi del massacro denunziato, e quindi un accertamento
dei morti e' stato reso impossibile.

Le leggi violate
Tutte le parti che hanno partacipato alla guerra in Congo, sia ribelli che
governativi, sono obbligati da una legge internazionale umanitaria a
rispettare le norme fondamentali relative alle vittime del conflitto
armato. In particolare, a dispetto sia di un governo che di un gruppo
rivoltoso, sono obbligati ad applicare l'art. 3 della Convenzione di
Ginevra del 1949:
Nel caso di un conflitto armato, non di carattere internazionale, che
accade nel territorio di una delle principali parti contraenti, ciascun
paese membro che partecipa al conflitto sara' obbligato ad applicare, come
minimo, le seguenti disposizioni:

- le persone che non prendono parte attiva alle ostilita', inclusi membri
delle forze armate che hanno deposto le armi e quelli messi fuori
combattimento per malattia, ferite, detenzione o altre cause, dovranno
essere trattati in tutte le circostanze umanamente senza alcuna distinzione
sfavorevole di razza, colore, religione o fede, sesso, nascita o ricchezza,
o altri simili criteri.
A tal fine i seguenti atti devono e dovranno rimanere proibiti in ogni
tempo e luogo, in ogni caso, nel rispetto delle persone sopra menzionate:

(a) violenza alla vita e alla persona, in particolare assassinii di ogni
genere, mutilazioni, trattamenti crudeli, torture

(b) cattura di ostaggi

(c) oltraggi alla dignita' personale, in particolare trattamenti umilianti
e degradanti

(d) emissione di sentenze ed esecuzione della pena senza un preventivo
giudizio pronunciato da una corte regolarmente costituita, presentando
tutte le garanzie giudiziarie che sono riconosciute indispensabili dai
popoli civili

- Inoltre tutte le parti del conflitto in Congo dovranno rispettare i
principi della Risoluzione 2444 dell'Assemblea Generale delle U.N. che
riconosce il principio della legge consuetudinaria che obbliga tutte le
fazioni di un conflitto armato a trattare i civili distintamente dai
combattenti. Si stabilisce che i seguenti principi devono essere osservati
da tutti i governi ed altre autorita' responsabili delle azioni nei
conflitti armati:

(a) il diritto delle parti del conflitto di adottare mezzi per ledere il
nemico non e' illimitato

(b) e' proibito lanciare attacchi contro la popolazione civile

(c) questa distinzione deve essere fatta in tutti i tempi tra persone che
prendono parte alle ostilita' e membri della popolazione civile al fine di
essere risparmiati il piu' possibile

Mentre i su citati principi si applicano a tutte le parti della guerra in
Congo, addizionali corpi di leggi relativi ai diritti umani dispongono
ulteriori obblighi per certe parti del conflitto; specialmente il governo
del precedente Zaire, le autorita' dell'ADFL che si sono succedute negli
obblighi internazionali del passato governo, il governo del Rwanda ed altri
governi alleati dell'ADFL. (18)

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Note

1. Oltre ad essere presidente del Congo, Kabila e' ministro della difesa e
comandante in capo delle forze armate, ma chiaramente non controlla tutti i
soldati che partecipano o sono alleati dell'ADFL che ha combattuto nel suo
interesse. Sostanziali quantita' di non-Congolesi, inclusi Rwandesi,
Ugandesi, Burundesi ed Angolani, hanno aiutato i Congolesi a portare Kabila
al potere, con i Rwandesi che hanno giocato il ruolo piu' appariscente. In
questo rapporto, noi ci riferiamo a tutti questi soldati come le forze
dell'ADFL. I capi militari responsabili dei massacri sono trattati con
maggiore dettaglio nel "Di chi e' la responsabilita': verso una definizione
della responsabilita' " capitolo di questo rapporto.

2. Vedere Human Rights Watch/Africa e Federazione Internazionale delle
Leghe dei Diritti dell'Uomo, "Costretti ad emigrare: la violenza contro
l'etnia Tutsi nello Zaire, " vol. 8, no. 2 (A), luglio 1996

3. Interahamwe erano una milizia organizzata dal precedente Presidente
Rwandese Juvenal del partito politico di Habyarimana. Durante il genocidio
in Rwanda, la milizia fu trasformata in bande di assassini.

4. Vedere Human Rights Watch/Progetto sulle Armi, "Il Riarmo con impunita'"
Un breve rapporto dell'Human Rights Watch. (New York : maggio 1995) vol. 7,
no. 4.

5. Mgr. Ngabu, "Situazione che prevale nella diocesi intorno ai massacri
nelle zone di Walikale e Masisi," Maggio 11, 1993. cit. in Aloys Tegera,
"La riconciliazione comunitaria: La questione dei massacri nel Nord Kivu"
in Andre Guichoua, ed. Le Crisi politiche in Burundi e Rwanda (Lille
:Universite des Sciences et Technologies de Lille, 1995), p. 399

6. Per una discussione piu' dettagliata sulle origini dei Bayarwanda,
vedere Human Rights Watch/FIDH, "Costretti ad emigrare: la violenza contro
i Tutsi nello Zaire, Un breve rapporto dell'Human Rights Watch", vol. 8,
no. 2 (A), Luglio 1996

7. David Newbury, "Il Rwanda irredentista: le frontiere etniche e
territoriali dell'Africa Centrale", Africa Oggi, vol. 44 no. 2, 1997

8. La Conferenza nazionale e sovrana fu un incontro di tutti i settori
della societa' zairese che defini' la struttura per il passaggio alla
democrazia nello Zaire.

9. J. Bruno Kadima Abuika, "Il grande complotto ordito contro il
Congo-Kinshasa nella parte est", Umoja, 26 febbraio 1996; Human Rights
Watch/FIDH: intervista con Jonas, con Manyamulenge, in Butare, 10 gennaio
1996

10. La Commissione degli Stati Uniti sui Rifugiati, "Provocando il diluvio"
Luglio 1993

11. Originari delle zone di Fizi, Mwenga e Uvira, "Diritto di risposta al
Memorandum del 5.10.95 degli immigrati rwandesi" sotto lo pseudonimo
"Banyamulenge", lettera al Ministro dell'Interno, 4 novembre 1995.

12. Heritiers de la Justice, "Vista sinottica delle violazioni dei diritti
umani nel Sud-Kivu nel 1995, Bukavu, 10 dicembre 1995; Human Rights
Watch/FIDH intervista con Jonas, un Munyamulenge, in Butare, 10 gennaio 1996

13. Human Rights Watcht/FIDH: intervista nel campo di Bugarama, Cyangugu, 4
novembre 1996

14. vedere nota 6

15. Sam Ngoza, "la gente dello Zaire di origine Tutsi dice: Basta" Tutta la
stampa africana, 12 novembre, 1996; "La crisi cattura il Centro Africa",
The Jakarta Post, 23 dicembre, 1996

16. per i dettagli sugli abusi dei diritti umani nei primi giorni di
guerra, vedere Human Rights Watch, FIDH, "Costretti a fuggire: la violenza
contro i Tutsi nello Zaire"; Human Rights Watch/Africa & Federazione
internazionale delle leghe dei diritti dell'uomo, "Attaccati da tutte le
parti; la societa' civile e la guerra nell'est dello Zaire; un breve
rapporto Human Rights Watch, vol. 9 no.1(A) Marzo 1997: Human Rights
Watch/Africa, "Transizione, guerra e diritti umani, Un breve rapporto Human
Rights Watch", vol. 9, no. 2 (A), Aprile 1997

17. UNHCR un foglio pubblico informativo dei fatti, 2 luglio, 1997

18. Particolare degno di nota, l'ex Zaire ha ratificato, tra gli altri
trattati, le quattro Convenzioni di Ginevra del 1949 ed un Protocollo ed
una Addizionale alle Convenzioni di Ginevra. Il governo AFDL del Congo
aderi' a questi obblighi il 17 maggio 1997 quando caccio' le autorita'
zairesi. Il governo del Rwanda, tra gli altri trattati, ha ratificato anche
le quattro Convenzioni di Ginevra del 1949 ed un protocollo e 2 Addizionali
alle Convenzioni di Ginevra.