Un ponte per Belgrado |
La intera popolazione della Jugoslavia, già provata da oltre due mesi di bombardamenti, è oggi sottoposta ad un'inaccettabile embargo sulla ricostruzione. Dopo il blocco dei prodotti petroliferi (in vigore dal 1 maggio); dei voli (22 maggio) degli investimenti e dei beni Jugoslavi nelle banche europee (15 giugno), il Consiglio della Comunità Europea sta discutendo un regolamento esplicitamente rivolto ad impedire la ricostruzione delle infrastrutture civili, come ponti e strade, impianti idrici, di riscaldamento e energetici. Si tratta di una misura che sancirebbe anche giuridicamente uno stato di fatto che già vede la popolazione jugoslava esclusa da ogni forma di aiuto internazionale. Le conseguenze di queste misure e di queste politiche, causando il protrarsi per un tempo indefinito dell'emergenza umanitaria, si tradurranno in breve tempo in un lungo elenco di vittime civili. Subordinare, come hanno più volte dichiarato esponenti dei Governi e della Comunità Europea, la ricostruzione della Jugoslavia al quadro politico interno, oltre moralmente inaccettabile, è contrario ad ogni norma del diritto internazionale, infatti: - Il diritto alla vita, al cibo, alle cure mediche, alla difesa contro il freddo, ed anche allo sviluppo economico e ad un ambiente salubre, sono diritti sanciti da convenzioni internazionali validi per tutti gli esseri umani e che non possono essere subordinati a considerazioni politiche. - La Carta delle nazioni Unite riserva la applicazione di sanzioni economiche al Consiglio di Sicurezza e solo in dipendenza di situazioni di pericolo per la sicurezza internazionale. La stessa assemblea generale della Nazioni Unite ha più volte condannato la applicazione di sanzioni economiche unilaterali da parte di Stati o gruppi di Stati con finalità politiche. Per questi motivi e per evitare che il nostro paese divenga complice di un nuovo possibile genocidio chiediamo al Governo
Associazione Un ponte per...
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