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N.7, 20 Aprile 2001
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MATERIALI
Dato il peso avuto su internet (e il poco riscontro sui media
tradizionali) pubblichiamo alcuni materiali sul contestato tema della nuova legge
sull'Editoria.
Lo facciamo confrontando opinioni in rete: opinioni diverse che sottoponiamo alla vostra
attenzione in modo che ognuno possa farsi la sua. Cosi' qui sotto trovate una nostra
intervista a Paolo de Andreis, Direttore di Punto Informatico che ha lanciato la campagna
di raccolta firme per modificare la legge, una serie di FAQ di Carlo Gubitosa,
giornalista ed attivista per i diritti informatici, diffusa da Peacelink e una serie di
risposte
date da Vannino Chiti, a nome del Governo Italiano, sul forum di Repubblica.
SPECIALE LEGGE SULL'EDITORIA
INTERVISTA A PAOLO DE ANDREIS (Direttore di Punto Informatico)
BUONE NUOVE: di fronte alla campagna di Punto Informatico contro la Legge sull'Editoria i
legislatori si sono affrettati a tranquillizzare il "pubblico" di internet; le
dichiarazioni dei politici vi hanno convinto ?
PAOLO DE ANDREIS: Il risultato ottenuto e' gia' grandissimo, perche' questa legge
rischiava di passare sotto silenzio. Ed e' clamoroso che a fronte della mobilitazione,
senza precedenti per Internet in Italia, la stampa "tradizionale" abbia
preferito il silenzio. Persino l'International Herald Tribune ha dedicato un articolo alla
questione, cosi' come alcuni giornali francesi. Da noi in pochissimi, di sfuggita e con
una certa manipolazione hanno scelto di parlarne. Le dichiarazioni dei politici e dei
tecnici in questi giorni allarmano, e molto, perche' sono tra loro contraddittorie. Non
potrebbe essere diversamente, visto che la legge e' ambigua e si presta (ed e' qui il
problema) ad applicazioni discrezionali che potrebbero mettere in difficolta' siti o fonti
di informazione "non imbollinati" e dunque non garantiti dai paraventi
artificiosi delle leggi sulla stampa.
BN: Perche' ?
PDA: Credo che nessuno possa essersi ritenuto "soddisfatto" da quelle
dichiarazioni, a parte gli amici di alcune ezine storiche della rete che, evidentemente,
hanno fiutato la possibilita' di ottenere una parte di quella pioggia di soldi pubblici
che sta per essere riversata nelle tasche degli editori.
BN: In ogni caso la mobilitazione e' stata grande; la campagna continua ? e se si'
perche' ?
PDA: La petizione nasce con l'impegno di presentarla al nuovo parlamento, quello che
uscira' dalle urne del 13 maggio. Nei primi giorni di maggio terremo una conferenza
stampa, una sorta di appello ai candidati alle politiche affinche' si impegnino a
riformare o abrogare questa legge. E' importante, decisivo direi, che la petizione sia
sostenuta dal piu' ampio numero di utenti perche' solo cosi', quando verra' ufficialmente
presentata, possiamo sperare che diventi materia di dibattito politico e parlamentare. Se
questo non accadra' avremo perso tutti un pezzetto di liberta'. E avremo detto addio alla
verginita' rivoluzionaria della liberta' concessa da Internet.
NO ALLA CENSURA - NO AL PANICO di Carlo Gubitosa (PeaceLink)
LIBERTA' DI ESPRESSIONE IN RETE - DOMANDE E RISPOSTE
A CURA DI PEACELINK - ASSOCIAZIONE DI VOLONTARIATO DELL'INFORMAZIONE
www.peacelink.it - info@peacelink.it
INDICE DELLE DOMANDE
- Ok, veniamo al dunque: il mio sito e' illegale ?
- Perche' nei giorni scorsi sono stati lanciati degli appelli contro la censura in rete ?
- Se il mio sito e' ancora legale, allora perche' in questi giorni c'e' stata tutta questa
confusione ?
- Devo fare qualcosa per "mettere in regola" il mio sito ?
- Non voglio rischiare e ho deciso di "regolarizzare" comunque il mio sito per
tutelarmi su ogni fronte. Cosa posso fare ?
- Che cosa si puo' fare per prevenire l'imbavagliamento della rete ?
- Come posso tenermi informato su quello che accade ?
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- Ok, veniamo al dunque: il mio sito e' illegale ?
ASSOLUTAMENTE NO ! Per il momento la produzione e lo scambio di informazioni in rete e'
una attivita' perfettamente lecita, e lo sara'
fino a quando saranno ancora in vigore l'articolo 21 della Costituzione Italiana e la
dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.
- Perche' nei giorni scorsi sono stati lanciati degli appelli contro la censura in rete ?
Ci sono stati due appelli: uno lanciato dall'associazione PeaceLink e uno lanciato dalla
rivista "Punto Informatico".
L'appello dell'associazione PeaceLink riguardava la proposta di legge 7292, una proposta
di legge che avrebbe esteso gli obblighi in vigore per le riviste cartacee (registrazione
della testata ed individuazione del direttore responsabile) a qualsiasi "periodico
telematico".
La definizione di "periodico telematico" contenuta nella proposta di legge 7292
era molto generica, e includeva di fatto qualsiasi sito web aggiornato con periodicita'.
E' per questo che PeaceLink ha lanciato una campagna contro la proposta di legge n.7292,
per evitare possibili interpretazioni restrittive e illibertarie della legge sulla stampa.
Infatti chiunque avesse voluto "tappare la bocca" a un sito internet non avrebbe
dovuto fare altro che denunciarlo come "periodico telematico non registrato".
Fortunatamente la proposta di legge e' stata bloccata dalla chiusura delle camere, e
quindi questo pericolo e' stato scongiurato.
Nei giorni scorsi il quotidiano telematico "Punto Informatico" ha lanciato un
nuovo allarme, con un appello che riguarda la legge sull'EDITORIA, che e' stata
recentemente approvata. Questa legge contiene una definizione ambigua di "Prodotto
Editoriale", ed estende gli obblighi di registrazione gia' in vigore per le testate
giornalistiche a tutti i "prodotti editoriali".
In base a questa definizione qualsiasi sito web POTREBBE essere definito come un prodotto
editoriale, e quindi ricadere automaticamente sotto l'obbligo di registrazione. Ripeto,
qualsiasi sito web POTREBBE essere trattato come un prodotto editoriale, ma non e' detto
che cio' avvenga. La legge sull'editoria non e' un pericolo CONCRETO perche' introduce
degli obblighi, ma e' solo un RISCHIO POTENZIALE, perche' per far chiudere un sito
basterebbe dimostrare che si tratta di un "prodotto editoriale" non registrato.
Proprio per evitare i rischi derivanti da questa formulazione ambigua contenuta nella
legge sull'editoria, "Punto Informatico" ha lanciato un appello per abolire e
sostituire gli articoli della legge in cui si definisce il "prodotto editoriale"
e si obbliga tutti i "prodotti editoriali" a registrarsi come fanno le testate
giornalistiche. Meglio essere chiari sin dall'inizio che pentirsi quando una legge scritta
male e in forma troppo generica viene interpretata in senso repressivo.
- Se il mio sito e' ancora legale, allora perche' in questi giorni c'e' stata tutta questa
confusione ?
L'appello lanciato da "Punto Informatico" ha creato una vasta ondata di
protesta, che ha avuto due effetti desiderati e uno indesiderato.
Il primo effetto (desiderato) e' stato quello di denunciare la formulazione ambigua e poco
chiara della legge sull'editoria, una legge che, se male interpretata (sottolineo SE),
potrebbe davvero diventare uno strumento repressivo, ammesso che ci sia qualcuno cosi'
spregiudicato da definire "prodotto editoriale" il sito web realizzato dalla
parrocchia di Vattelapesca o dall'associazione di Canicatti'.
Il secondo effetto (anch'esso desiderato) e' stato quello di mettere in evidenza il
tentativo di riprodurre in rete i meccanismi di divisione tra "produttori" e
"utenti" che caratterizzano il mondo della carta stampata e della televisione.
Questo tentativo e' ormai in atto da vari anni, e si sta scontrando con un mezzo di
comunicazione fortemente libertario, dove la produzione di informazioni, articoli,
dossier, analisi e dibattiti non e' piu' una faccenda riservata agli "addetti ai
lavori", ma e' considerata come un diritto inalienabile da parte di tutti i
"produttori/utenti". E' importante che sempre piu' persone siano consapevoli di
questo scontro tra l'informazione professionale e commerciale (che vorrebbe rimanere anche
in rete l'unica informazione "accreditata" e riconosciuta ufficialmente) e la
libera informazione prodotta da cittadini, associazioni, missionari, studenti, disoccupati
e gruppi di volontari.
L'effetto indesiderato di questo appello e' stata la diffusione di un'ondata di panico
incontrollato, con siti web che hanno chiuso i battenti (per poi riaprire in un secondo
tempo), provider che invitano a "mettersi in regola", persone allarmate che
scrivono ai loro conoscenti messaggi dal subject "siamo tutti fuorilegge".
- Devo fare qualcosa per "mettere in regola" il mio sito ?
Ripeto, NON C'E' BISOGNO DI FARE ASSOLUTAMENTE NULLA. Fin quando l'articolo 21 della
costituzione ci dara' la liberta' di esprimerci "con la parola, lo scritto e ogni
altro mezzo di diffusione", non siamo noi a doverci mettere in regola, ma sono le
leggi anticostituzionali a dover essere riscritte.
Alcuni siti internet molto autorevoli che si occupano di telematica e diritto hanno gia'
pubblicato alcune "raccomandazioni" e delle "norme" per "mettere
in regola" il proprio sito. Tuttavia queste norme hanno alcune controindicazioni:
a) danno per scontato che la legge sull'editoria venga interpretata nel modo peggiore
possibile, cosa che non e' assolutamente sicura.
b) hanno come effetto collaterale la diffusione di panico incontrollato tra chi non si e'
ancora "messo in regola".
c) creano degli standard e delle regole che finora non sono richieste da nessuna legge.
d) comunque non garantiscono da una eventuale interpretazione restrittiva della legge. Se
vogliono fregarti, lo faranno comunque, anche se avrai seguito le "norme di
precauzione" suggerite da altri.
e) rendono piu' esposti e vulnerabili i siti che decidono di non seguire le norme dettate
dai "siti esperti".
f) questi consigli, ammesso che funzionino effettivamente per "tutelare" un sito
da eventuali accuse di stampa clandestina, risolvono solo il problema del singolo (quello
di non farsi chiudere il sito) e lasciano intatto il problema della collettivita' (quello
di non avere leggi che introducano freni e cavilli per la libera pubblicazione in rete).
g) quando vengono approvate leggi che negano la liberta', non e' molto utile chinare la
testa e fare la corsa a chi si mette prima in regola, ma e' molto piu' efficace praticare
collettivamente la "disobbedienza civile", ossia l'aperta violazione di leggi
che in coscienza si ritengono ingiuste o repressive. Questo contribuisce a sollevare
l'attenzione sul problema e a mettere in evidenza la natura repressiva di una legge.
Ovviamente chiunque e' libero di comportarsi come vuole, questi sono solo i suggerimenti
dell'Associazione PeaceLink.
- Non voglio rischiare e ho deciso di "regolarizzare" comunque il mio sito per
tutelarmi su ogni fronte. Cosa posso fare ?
Il settimanale "Vita" ha realizzato un servizio di supporto alla registrazione
dei siti web come testate giornalistiche, grazie alla disponibilita' di alcuni giornalisti
iscritti all'ordine (tra cui lo stesso direttore della rivista) che si sono prestati a
fare da "direttore responsabile" dei siti che richiederanno questo servizio. Per
maggiori informazioni si puo' consultare il sito www.vita.it
- Che cosa si puo' fare per prevenire l'imbavagliamento della rete ?
Innanzitutto bisogna rendersi conto che la liberta' di espressione in rete non e' l'unico
problema.
Purtroppo in Italia ci sono un sacco di piccoli editori che chiudono, riviste che stentano
a raggiungere i loro lettori, radio e televisioni locali che vengono soffocate dai colossi
dell'informazione. Non possiamo pensare di salvare un'"isola felice" telematica
mentre fuori dai nostri computer il mondo dell'informazione viene inesorabilmente
appiattito e uniformato in base agli interessi dei grandi gruppi editoriali, televisivi e
mediatici. Non basta parlare di liberta' della rete senza rivendicare la liberta'
dell'informazione nel suo complesso.
Ognuno di noi puo' fare qualcosa nel suo piccolo per far circolare il "virus"
dell'informazione libera, utilizzando non solo il computer, ma anche la fotocopiatrice, le
bacheche all'interno delle aziende, gli incontri con gli amici. Per prevenire la morte per
asfissia dell'informazione basta diventare protagonisti attivi nella costruzione delle
informazioni, rinunciando alla comodita' che deriva dalla condizione di utenti e
"consumatori" passivi. Per approfondire queste tematiche consigliamo la lettura
del libro di Danilo Dolci intitolato "Daltrasmettere al comunicare", pubblicato
dalle edizioni Sonda.
- Come posso tenermi informato su quello che accade ?
Puoi consultare uno dei seguenti siti:
www.peacelink.it
www.puntoinformatico.it
www.interlex.it
www.vita.it
Oppure puoi scrivere a
info@peacelink.it
VANNINO CHITI RISPONDE SUL FORUM DI REPUBBLICA
Qui di seguito alcune delle risposte date dal sottosegretario del Governo Vannino Chiti
sul forum del sito di Repubblica.
"Le domande inviate - dice Chiti - fanno tutte riferimento a una presunta nuova
norma, che sarebbe contenuta nella legge 62 del 2001 sull'editoria e sui prodotti
editoriali, che avrebbe imposto l'iscrizione dei siti Internet. Cio' non e' vero, non c'e'
alcun vincolo aggiuntivo di sorta da parte della legge per quello che riguarda i siti
Internet, in particolare per quello che riguarda la registrazione dei siti
informativi".
Allora perche' i dubbi sulla registrazione?
"Di registrazione nella legge si parla all'articolo 16, ed e' un meccanismo di
semplificazione perche' prevede l'equiparazione delle registrazioni attualmente esistenti
con quelle nuove presso l'albo degli operatori della comunicazione. Insomma, registrarsi
in quest'ultimo e' la stessa cosa di registrarsi in tribunale come si e' fatto
finora".
E chi si deve registrare?
"Coloro che erano tenuti a farlo prima della nuova norma. Quindi la nuova legge non
estende la platea in nessun modo".
Un altro elemento di dubbio e' l'articolo 1 della nuova norma, quello che da' una nuova
definizione di prodotto editoriale che ora comprende anche i prodotti informativi
multimediali. Chi produce questi ultimi, si deve registrare?
"No. La definizione non implica l'obbligo di registrazione. E su questo non ci sono
dubbi, non solo in via interpretativa, ma soprattutto in via formale. Perche' la legge e',
come si dice, 'non estensibile'. Cito testualmente: 'Per prodotto editoriale ai fini della
presente legge', c'e' scritto all'inizio. Solo ai fini della presente legge, ripeto,
quindi questa indicazione sancisce in maniera esplicita e vincolante l'impossibilita' di
estendere la norma in via interpretativa. Pertanto le domande che nascono da questo
assunto decadono perche' non c'e' alcun vincolo aggiuntivo di iscrizione di sorta da
parte dei siti presenti su Internet".
Ma c'e' anche un aspetto della registrazione collegato con i contributi pubblici che un
utente potrebbe ottenere, e' cosi'?
"In prospettiva la legge prevede dei meccanismi di sostegno in termini di credito
agevolato e soprattutto di credito di imposta anche a chi fa prodotti editoriali
multimediali. E' evidente che quando sara' fatto il regolamento d'attuazione di questa
norma questo aspetto sara' circoscritto. Per chi vorra' accedere a contributi e' possibile
che la norma preveda tutto quello che e' attualmente previsto per chi gia' usufruisce di
agevolazioni pubbliche. Quindi sara' prevista anche una formale iscrizione ai registri
della comunicazione. Ma questo soltanto per chi vorra' accedere ai contributi e nei limiti
in cui sara' scritto nel regolamento d'attuazione.
Attualmente non c'e' nessun tipo di vincolo e questo e' bene sottolinearlo con
chiarezza".
Poi Chiti passa all'esame alcune domande del forum. Ecco le sue risposte.
Ho una rivista di politica internazionale che si chiama "Acqua e Terre". Ho
acquistato un dominio Internet che si chiama politicainternazionale.it.
Perche' quest'ultimo sia il sito ufficiale della rivista e considerato che hanno nomi
diversi, devo registrare anche il nome del dominio come testata giornalistica? (Luca
Laroni)
"Non e' obbligato. Come gia' detto, non c'e' nessun vincolo di registrazione ma se
lei volesse, puo' farlo in maniera autonoma. Ma ripeto ancora una volta non e' obbligato,
secondo me e' opportuno, ma solamente opportuno, che rivista e dominio siano probabilmente
registrati insieme con un nome analogo".
E' possibile dal mio sito linkare dei giornali? (Stefano Negro)
"Questo ancora una volta non c'entra nulla con la legge attuale. E' chiaro che se si
entra in un sito diverso, evidentemente si corre il rischio di violare i diritti
dell'editore di quel sito, ma questo riguarda la normativa generale, non riguarda questa
norma specifica".
Sono webmaster di un sito che riguarda la didattica speciale in favore di allievi
disabili. A quali obblighi devo sottostare? (Renato Ceccon)
"Non c'e' alcun obbligo di nulla. Anzi io direi che proprio questi siti a favore dei
disabili sono quelli che possono accedere piu' facilmente ai contributi che legge
prevede".
Se apro un prodotto editoriale in lingua italiana all'estero su un hosting estero, sono
tenuto a rispettare la legge italiana? (Lapo Pedani).
"Ripeto ancora una volta: non c'e' nessun vincolo indicato da questa norma e quindi
la problematica di per se', o estero o italiano, e' irrilevante".
Vorrei avere informazioni sull'albo dei comunicatori. (Claudio Cerfoglia)
"Il registro e' previsto dalla cosiddetta legge Maccanico, la legge 249/97, ed e' il
registro sempre presso l'Autorita' per le telecomunicazioni che ha assorbito il registro
nazionale della stampa e la figura del garante per l'editoria".
La legge ha intenti censori, viola le leggi sulla privacy ed e' in contrasto con alcuni
fondamentali principi di liberta' (vari lettori).
"La legge sull'editoria non ha intenti censori e non lede alcun diritto e quindi
tutta la similitudine di presunta violazione addirittura della dichiarazione dei diritti
dell'uomo non ha ragione di esistere".
Distribuita su internet via e-mail e sul web:
http://www.peacelink.it/users/buone/
http://www.umanisti.it/buonenuove/
versione spagnola:
http://www.mdnh.org/buenasnuevas
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