Rafforzare le operazioni di pace

    di Kofi Annan

     

  1. Con la fine della guerra fredda, avuto termine l’atmosfera di confronto e la paralisi che questa aveva causato nel Consiglio di Sicurezza, gli anni ’90 sono diventati un decennio di grande attivismo per le Nazioni Unite. In questo periodo, infatti, è stato organizzato un numero di operazioni di pace superiore a quello dei precedenti quarant’anni; abbiamo inoltre sviluppato nuovi approcci per la costruzione della pace nelle situazioni post-belliche e posto un’attenzione rinnovata sulla prevenzione dei conflitti.

  2. Mentre le tradizionali operazioni per il mantenimento della pace si concentravano principalmente sul controllo dei cessate il fuoco, le complesse operazioni di pace odierne sono molto differenti. Il loro obiettivo, essenzialmente, è quello di assistere le parti impegnate nel conflitto a difendere i propri interessi ricorrendo ai canali politici anziché alle armi. A tale fine, le Nazioni Unite contribuiscono a creare e a rafforzare le istituzioni politiche e ad ampliarne la base. A tale scopo, lavoriamo assieme ai governi, alle organizzazioni non governative e ai gruppi locali di cittadini per fornire aiuti di emergenza, smobilitare gli ex combattenti e reintegrarli nella società, sminare il territorio, organizzare e gestire le elezioni, e promuovere pratiche per lo sviluppo sostenibile.

  3. L’assistenza internazionale per ricostruire il tessuto economico dei paesi colpiti dalla guerra costituisce un fondamentale complemento di questo lavoro. Le persone si disilludono rapidamente delle istituzioni di fresca nomina, e persino dello stesso processo di pace, se non intravedono alcuna prospettiva di miglioramento materiale in quelle che sono le loro condizioni. La costruzione della pace nelle situazioni post-belliche ha contribuito ad evitare la rottura di numerosi accordi di pace e a gettare le fondamenta di una pace sostenibile.

  4. Fra le nostre operazioni di pace dell’ultimo decennio o giù di lì possiamo vantare significativi successi, cominciando dalla Namibia alla fine degli anni ’80 per continuare con Mozambico, El Salvador, la Repubblica Centro Africana, la Slavonia orientale, la ex Repubblica Iugoslava di Macedonia e, quantomeno parzialmente, la Cambogia. Abbiamo anche dovuto affrontare dei tragici fallimenti, nessuno peggiore di quello del Ruanda e della caduta di Sebrenica e delle altre aree protette della Bosnia. Le numerose ragioni di questi insuccessi, comprese quelle che possono essere addebitate al Segretariato delle Nazioni Unite, sono state discusse apertamente e molto dettagliatamente in due rapporti che ho distribuito lo scorso anno.

  5. Alla debolezza strutturale delle operazioni di pace delle Nazioni Unite, tuttavia, possono porre rimedio soltanto gli Stati Membri. Il nostro sistema per organizzare le operazioni è stato talvolta paragonato a una caserma di pompieri volontari, ma una simile descrizione finisce per essere fin troppo generosa. Ogni volta che scoppia un incendio, infatti, noi dobbiamo per prima cosa reperire le pompe per l’acqua e i fondi per farle funzionare prima che si possa cominciare a gettare acqua sulle fiamme. Il sistema attuale è basato pressocché interamente su disposizioni dell’ultimo minuto, interventi ad hoc che sono la migliore garanzia di ritardi, relativamente alla disponibilità di personale civile ancor più che per quello militare.

  6. Nonostante le Nazioni Unite abbiano siglato dei memorandum d’intesa con gli Stati Membri per istituire degli accampamenti che ospitino delle riserve militari, la disponibilità delle forze designate non è assolutamente prevedibile e sono molto poche le unità in uno stato di reazione rapida. La limitatezza delle risorse ci impedisce persino di allestire rapidamente una missione presso la nostra sede centrale.

  7. Sul versante del personale civile, ci è stato ricordato molto chiaramente nel Kosovo e a Timor Est quanto sia difficile reclutare del personale qualificato per le missioni. Dove possiamo trovare rapidamente dei funzionari di polizia, o dei giudici, o persone che gestiscano le istituzioni carcerarie — per limitarci soltanto a quelle figure professionali che sono necessarie per far rispettare le leggi? Anche in questo settore è necessario un approccio più sistematico.

  8. Per fare la massima chiarezza circa il punto in cui ci troviamo attualmente e su come possiamo sperare di compiere dei progressi relativamente alle operazioni di pace delle Nazioni Unite, ho creato un gruppo di esperti di alto livello che avrà il compito di riesaminare criticamente tutti gli aspetti di tali operazioni, dal punto di vista dottrinario a quello logistico. Questo comitato dovrà presentare dei suggerimenti che siano accettabili politicamente e abbiano una logica dal punto di vista operativo.

  9. Prevedo che il rapporto preparato da questo gruppo di esperti venga completato in tempo per consentire che l’Assemblea del Millennio possa esaminare le raccomandazioni in esso contenute.

 

estratto dal Millennium Report del Segretario Generale dell'ONU "Noi i Popoli: il ruolo delle Nazioni Unite nel ventunesimo secolo", presentato all'Assemblea Generale (A/54/2000)