ostiNATI per la PACE

Cronache dal presidio di fronte a palazzo Chigi

Nel tepore della sera decido di fare una bella passeggiata per raggiungere
il presidio.
3 novembre 2004 - Pictor
Fonte: Liblab - http://www.liblab.it

Nel tepore della sera decido di fare una bella passeggiata per raggiungere il presidio.
Cammino nella Roma dei sampietrini, dei muri rossi, delle botteghe artigiane operose e sorridenti. Delle voci pacate della sera, che si confondono coi rumori dolci di questo rione centrale.

Qualche battuta in romanesco e occhi brillanti di gente qualsiasi.
Le auto sono lontane da qui. Puoi udire i passi di chi cammina. E respiri un'aria di antico paese, di gaia serenità.
Poco a poco le vie tortuose del centro mi conducono a piazza del Parlamento.
Una divisa mi ricorda che è proprio in questo luogo, in mezzo a questa pace, che fu deciso l'intervento dell'Italia in Iraq.
Svelta svelta attraverso la piazza verso palazzo Chigi, la sede del governo.
Mi sembra quasi impossibile che tutto taccia.
Ma nulla tace invece.

Il presidio è lì, più saldo del palazzo bianco.
Il palazzo è di mattoni, il presidio è fatto di bandiere arcobaleno. Il vento le ondeggia, le accarezza.
E' fatto di uno striscione bianco con su scritto "Art.11 L'Italia ripudia la guerra". E' fatto di un cartello di speranza "Stiamo per andar via!". E' fatto di un quadernone illuminato da una lucina sul quale chi passa pone la sua firma per il ritiro delle truppe.
E' fatto di ragazze e ragazzi che ripetono da 43 giorni con immutato entusiasmo i gesti di sistemazione dell'arredamento colorato, di contatto con la gente che passa. Distribuiscono volantini: ci sarà a breve un incontro con la società civile irachena, un incontro di studio sull'economia internazionale.
I ragazzi sorridono a chi passa, invitandoli al presidio. E la gente guarda con interesse. Si avvicina, firma per il ritiro. Ascolta, commenta.
Un'altra Italia esiste allora!

Ma ecco, sono le 21.00.
La platea di passanti e di ostinati per la pace si accomoda sull'accogliente
bandierona della pace, fatta di mille bandiere cucite.
I sorrisi sono sinceri e qualche ostinato scatta foto. E' storia anche questa.
Il coro "L'albero del canto" diretto da Lucilla Galeazzi scalda le voci e ci prende per mano, accompagnandoci in un viaggio nell'Italia popolare.
La tradizione musicale da sud a nord risveglia nei nostri cuori la voglia di
sentimento, di pace, di fratellanza.
Ecco il popolo italiano. Che soffre per la guerra, che resiste con coraggio e sacrificio al regime, che esalta l'amore e la semplicità delle cose.
Ecco il popolo italiano, un popolo appassionato, legato alla terra. Ai frutti e ai fiori di maggio.
Ecco il popolo italiano, un popolo di lavoratori paziente e filosofo!

Tutti quanti battiamo le mani ai ritmi che ci vengono da dentro.

E poi via con la pizzica e la taranta! Tutti a ballare in un'atmosfera di colore e calore!
La platea dei passanti aumenta; riconosce le proprie radici.
Non servono ragionamenti: è nell'anima che senti il richiamo delle cose buone, delle cose giuste.
E la musica quanto ci aiuta!
Riscoprire le nostre radici aiuta a riacquistare l'identità e il carattere
del popolo italiano; a non esser più terra di conquista ideologica ed economica!
E ci permette di comprendere la cultura dell'altro che oggi ci vive accanto.

Mi giro per un momento e scopro signori in completo blu assorti nello spettacolo.
Poi vedo i militari che prestano servizio di fronte a palazzo Chigi. Visi giovani di ragazzi ospiti a Roma, che ascoltano attenti le canzoni del loro paese d'origine...

Ma dov'è la barriera? Mi chiedo. Dov'è la linea di demarcazione?
Il popolo è uno! E vuol vivere in pace!

Note: http://www.liblab.it