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Sant'Antonio, pescatore di giovani

Immi n. 4 del 2005

sant'antonio

Sant'Antonio, il cui nome al secolo era Fernando, nacque nel 1195 a Lisbona, in Portogallo, da una nobile famiglia. Entrò bambino nel monastero agostiniano di Sao Vicente, fuori le mura di Lisbona e lì dimorò per circa due anni, poi venne trasferito a Coimbra, dove restò fino al 1220. Furono anni importantissimi per la formazione umana e intellettuale del Santo, il quale, poteva fare affidamento su valenti maestri e su una ricca e aggiornata biblioteca. Da Coimbra uscì uomo maturo, con una grande cultura teologica, nutrita di Bibbia e di tradizione patristica. Fu ordinato sacerdote probabilmente nel 1220, e in quello stesso anno Fernando chiese ed ottenne di lasciare i Canonici regolari di sant'Agostino per abbracciare l'ideale francescano. Per l'occasione, assunse il nome di Antonio, l'eremita egiziano titolare del romitorio di Santo Antao dos Olivais presso cui vivevano i francescani. Dopo un breve periodo di studio della regola francescana, Antonio partì alla volta del Marocco, ma lì non potè dare corso al suo progetto di predicare perchè preda di una non meglio specificata malattia tropicale. Per cui decise di ritornare in patria. Nel periodo di "convalescenza" a Montepaolo le sue giornate trascorrevano in preghiera e il Santo potè maturare la sua vocazione francescana, approfondire l'esperienza missionaria bruscamente interrotta, rinvigorire l'impegno ascetico, affinarsi nella contemplazione. Nel settembre 1222 si tennero a Forlì le ordinazioni sacerdotali di religiosi domenicani e francescani e in quell'occasione, parlando dinanzi ad un pubblico molto esigente, egli rivelava, sia pur contro voglia, la profonda cultura biblica e la coinvolgente spiritualità. Sant'Antonio iniziò così la sua missione di predicatore in Romagna. Parlava con la gente, ne condivideva l'esistenza umile e tormentata, alternando l'impegno della catechizzazione con l'opera pacificatrice. Sul finire del 1223, ad Antonio venne chiesto anche di insegnare teologia a Bologna. Francesco d'Assisi non voleva che i suoi frati si dedicassero allo studio della teologia, ma per sant'Antonio, viste la sua solida fede e la sua integrità morale, fece una eccezione concedendogli di insegnare ai suoi frati. Tra i contemporanei e nelle generazioni immediatamente successive, il Santo fu ritenuto maestro di sapienza cristiana, biblista impareggiabile, autore di opere insigni. Verso la fine del 1224 Antonio fu trasferito in Francia, dove fondò il convento francescano di Limoges, che rimane nella storia del Santo come uno dei centri più significativi. Egli vi rivestì infatti l'incarico di superiore dei francescani della città e del circondario. Non possiamo determinare la data del ritorno di sant'Antonio in Italia, ma gli agiografi antoniani lo fissano in occasione del capitolo generale, tenuto in Assisi per la Pentecoste 1227 dopo la morte di San Francesco. Sant'Antonio godeva di indiscutibile stima da parte dei suoi confratelli, così gli fu conferito il nuovo incarico di "predicatore generale", con la facoltà di recarsi liberamente dovunque riteneva opportuno. A Padova, Antonio fece un paio di soggiorni ravvicinati relativamente brevi: il primo, fra il 1229 e il 1230; il secondo, fra il 1230 e il 1231. Sommando i due periodi, si arriva a mettere insieme una serie di dodici mesi o poco più. Come dire che il missionario non trascorse nella sua patria di elezione che un anno. E fu a Padova che Antonio scrisse i Sermones, che vanno considerati come l'opera letteraria di carattere religioso più notevole compilata in Padova durante l'epoca medievale. Antonio era un esperto "pescatore di giovani". Egli aspirava a reclutare nuove leve nell'oneroso entusiasmante incarico di portatori del Vangelo. Di sermone in sermone si dilatava la fama di quanto stava accadendo a Padova, provocando un continuo accrescersi dell'uditorio. Nobili e popolani, donne e uomini, giovani e vecchi, praticanti fervorosi e persone indifferenti o "lontane", ecclesiastici e laici si disponevano in ordine sparso, aspettando con pazienza l'arrivo dell'uomo di Dio. Una folla incessante si assiepava intorno al suo confessionale. Ormai stanco dopo lo sfibrante lavoro della quaresima si trasferì a Camposampiero, ma dopo solo pochi giorni, nella tarda primavera del 1231, Antonio fu colto da malore. Venne trasportato a Padova, dove aveva chiesto di poter morire. Giunto però all'Arcella, un borgo della periferia della città, la morte lo colse. Spirò mormorando: "Vedo il mio Signore". Era il venerdì 13 giugno. Aveva 36 anni. Un anno dopo la morte la fama dei tanti prodigi compiuti convinse Gregorio IX a bruciare le tappe del processo canonico e a proclamarlo Santo il 30 maggio 1232, a soli 11 mesi dalla morte. La chiesa ha reso giustizia alla sua dottrina, proclamandolo nel 1946 "dottore della chiesa universale", col titolo di Doctor evangelicus.