Il cammino dei Magi ... il nostro cammino
Dicembre 2006
Ricordo con tanta nostalgia i tempi in cui era una festa di famiglia addobbare la casa all’inizio dell’Avvento. La sera del 7 dicembre tiravamo fuori tutte le scatole contenenti palline, luci e statuine; controllavamo che tutto funzionasse (ognuno di noi aveva il suo compito) e finalmente la mattina dell’8 ci alzavamo tutti di buon mattino per fare l’albero e il presepe. Con sottofondo di musiche natalizie. Ricordo che il presepe rappresentava sempre l’impresa più difficile. Una volta individuato l’angolo della casa adatto, prima sistemavamo il muschio vero, la carta per f a re le montagne, la carta argentata per l’immancabile laghetto, la ghiaia e infine posizionavamo le statuine. E spesso capitava anche a noi, come credo capiti un po’ ancora oggi in tutte le famiglie, che a volte non ci fosse posto per i Re Magi. Se ci pensate, infatti, questi personaggi misteriosi, non hanno una precisa collocazione spazio-temporale neanche nei Vangeli. Delle altre figure che popolano il presepe si sa abbastanza, per ciò che ci raccontano sia i Vangeli riconosciuti che quelli “apocrifi” (il bue e l’asinello, ad esempio, compaiono solo in quelli apocrifi). Dei Re Magi ne parla Matteo e si sa solo che vennero da oriente, guidati a Betlemme da una stella, e che portarono in dono a Gesù oro incenso e mirra. Il passo di Matteo non fornisce il numero esatto dei Magi ma la tradizione più diffusa, basandosi sul fatto che vengono citati tre doni, parla di tre uomini. In realtà, il testo greco non ne indica né il numero né tantomeno i nomi; parla solo di alcuni Magi dall’oriente. Un’ulteriore evoluzione vuole che i re Magi provenissero da paesi lontani posti nei tre continenti allora noti (Europa, Asia e Africa), a significare che la missione redentrice di Gesù era rivolta a tutte le nazioni del mondo. Per questo motivo i tre re sarebbero raffigurati in genere come un bianco, un arabo e un nero. Alcuni studiosi ritengono che i Magi sarebbero i rappresentanti di tutte quelle persone che “vengono da lontano”, che a quel tempo erano guardate con sospetto. Quest’anno, allestendo il presepe (purtroppo non più con il consueto consueto clima festoso di qualche anno fa) e cercando una giusta collocazione alle tre statuine dei Re Magi, mi è venuta in mente una sorta di parallelismo fra quel cammino che fecero i Magi, pieno di insidie, lungo e faticoso, ma pervicace e pieno di fede, di monito e allo stesso tempo di stimolo per coloro che assistevano a quell’impresa, e il pellegrinaggio della nostra parrocchia dell’11 di ogni mese verso il Santuario della Madonna dei Miracoli. È un cammino, istituito da qualche mese da Don Silvio, durante il quale si prega insieme per la conversione delle anime. Alcuni fedeli, fra cui lo stesso nostro parroco, compiono il pellegrinaggio scalzi. Come i Magi, anche noi abbiamo una meta precisa e siamo spinti e guidati dalla fede. La nostra stella è Maria, il nostro Erode sono le lusinghe del mondo, i nostri doni sono le preghiere. Ovviamente ognuno mette le sue intenzioni di preghiera e dedica il proprio sacrificio per qualcosa o qualcuno in particolare, ma la bellezza di questo piccolo ma grande pellegrinaggio sta nel fatto che si prega innanzitutto per chi non sa pregare o ha dimenticato come si fa. Non veniamo da oriente e neanche da tanto lontano, ma sicuramente rappresentiamo quel popolo di Dio “guardato con sospetto” in un mondo sempre più secolarizzato e accecato da un relativismo imperante. Ma i Re Magi hanno raggiunto la meta, hanno portato i loro doni superando tutti gli ostacoli. Cerchiamo di imparare da loro. Se pensiamo a tutto questo, le statuine di Baldassarre, Melchiorre e Gasparre dovrebbero avere un posto d’onore nel nostro presepe. E quando le guardiamo, immaginiamoci al loro fianco a compiere il cammino verso l’amore di Dio. RAFFAELLA