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Perché pregare i defunti

Novembre 2006

Il tronco della Croce


Non è un caso che la Liturgia ci faccia celebrare la festa di Tutti i Santi e la Commemorazione dei fedeli defunti l’una di seguito all’altra. Possiamo capirne il motivo già solo rileggendo il Credo del popolo di Dio di Paolo VI “Noi crediamo alla comunione di tutti i fedeli di Cristo, di coloro che sono pellegrini su questa terra, dei defunti che compiono la loro purificazione e dei beati del cielo; tutti insieme formano una sola Chiesa; noi crediamo che in questa comunione l’amore misericordioso di Dio e dei suoi santi ascolti costantemente le nostre preghiere” È quella che la Chiesa chiama Comunione dei Santi, la realtà di una famiglia legata da profondi vincoli di spirituale solidarietà, che unisce i fedeli defunti a quanti sono pellegrini nel mondo. Un legame misterioso, ma reale, alimentato dalla preghiera e dalla partecipazione al sacramento dell’Eucaristia. Benedetto XVI nell’Angelus del 1° Novembre dello scorso anno ci ricordava che “Nel Corpo mistico di Cristo le anime dei fedeli si incontrano superando la barriera della morte, pregano le une per le altre, realizzano nella carità un intimo scambio di doni. In tale dimensione di fede si comprende anche la prassi di offrire per i defunti preghiere di suffragio, in modo speciale il Sacrificio eucaristico”. Il termine suffragio deriva dal verbo latino suffragari che significa: soccorrere, sostenere aiutare. La Chiesa ci insegna che possiamo suffragare le anime dei nostri cari defunti in vari modi: con la celebrazione di Sante Messe, con i meriti che acquistiamo compiendo le opere di carità e con l’applicazione delle indulgenze. Appartenendo alla stessa famiglia di Dio, abbiamo la certezza che quanto ognuno di noi opera o soffre , in comunione con Cristo e come offerta al Padre, produce frutti di bene a favore di tutti. “Poiché tutti i credenti formano un solo corpo, il bene degli uni è comunicato agli altri”, diceva San Tommaso. C’è però una differenza. Noi che siamo ancora in vita possiamo con fiducia invocare e ottenere l’aiuto dei beati in cielo, questi sicuramente intercedono per noi, (particolarmente i nostri parenti, gli amici, le persone che abbiamo amato). Le anime del Purgatorio, invece, si trovano in una condizione per la quale non possono più meritareper sé stessi; solo noi abbiamo possibilità di aiutarli, di lenire le loro sofferenze, abbreviando la loro purificazione. E se la preghiera per i “nostri” defunti è altamente meritoria, ancora più meritevole appare la preghiera rivolta a Dio per le anime più abbandonate e più bisognose delle sua Misericordia, quella devozione alle Anime Sante del Purgatorio che purtroppo sopravvive solo nelle persone più anziane. Probabilmente ad ognuno di noi sarà capitato di sentir dire dalle proprie nonne, incoraggiandoci a compiere un’opera buona o un sacrificio, o volendo giustificare un loro gesto di carità, magari troppo oneroso, la frase: “... va per le anime del Purgatorio!” Non si tratta di una superstizione. L’applicazione di Messe e suffragi in favore di chi pure non abbiamo conosciuto direttamente, quelle preghiere rivolte a Dio per le anime che attualmente si trovano in uno stato di attesa e di bisogno, sono anche un modo per farsi degli amici in Cielo. È come se si venisse a creare una sorta di tesoro “spirituale”, costituito dalle preghiere dei Santi e dalle opere buone compiute da tutti i fedeli, da offrire a Dio in riparazione dei nostri peccati e da cui tutti possiamo attingere. Per questo il 1° Novembre ricordiamo la schiera di coloro che vivono già nella gloria di Dio e, non avendo bisogno di preghiere per sé, intercedono per noi e ci ottengono grazie dal Signore, e, il 2 Novembre, coloro che ci hanno preceduto e hanno bisogno delle nostre preghiere per compiere quel cammino di purificazione che li porterà a godere dell’amore di Dio. RAFFAELLA