Lettera firmata
So che quello che sto per scrivere non sarà condiviso da molti di voi, ma sappiate che anche io sono stata più volte dilaniata da codesta questione. Arrivo subito al punto: è giusto per un essere umano essere libero di togliersi la vita quando questa è diventata per lui non più vivibile? Badate bene non parlo né di eutanasia nel senso di morte per malati terminali, né del più banale taglio di vene per una delusione d'amore, di gioco ossia per un qualsivoglia dolore transitorio e che ciascuno di noi deve sopportare più volte nell'arco della sua vita. Io intendo parlarvi del diritto di dire basta ad una vita che ha più volte toccato il fondo, tante volte da non ricordarsi neppure più come sia la superficie. Dire fine a quei casi in cui la persona non si riconosce più….si è trasformato in un essere che non sa e non può far altro che arrecare dolore agli altri neanche più a se stesso perché egli non sa più cos'è il dolore, non distingue più cosa è buono da cosa è cattivo, cosa è giusto da cosa è sbagliato e tutto questo consapevolmente. La sua mente è ottenebrata solo da pensieri pessimistici senza alcuno spiraglio di luce o di colore; tutto è piatto, senza più sentimenti né passioni. E' una vita squallida che non può più dare niente né a se né a chi vuole bene o meglio può solo offrire ulteriori delusioni e conseguenti dolori. Orbene ditemi che scopo avrebbe lasciare che una persona continui ad arrovellarsi, a inabissarsi, a insozzarsi sempre più in quella che per lei è ormai diventata solo parvenza di vita? Non sarebbe più giusto interrompere questo circolo vizioso che spinge quest'essere sempre più in basso, che lo abbrutisce e ridargli la vera vita, anche se non quaggiù, almeno in un posto dove possa finalmente iniziare ad essere se stesso, quello che era al principio e qui su questa terra gli è ormai impossibile? Perché non liberarlo dalla schiavitù di questo corpo e lasciarlo finalmente, nuovamente libero? Pensateci su un poco come sto facendo io ormai da tempo.
La tua è una domanda legittima poiché quando si vivono situazioni nelle quali la persona non si riconosce più, si vede come essere che sa solo arrecare e provocare dolore, arriva al limite di non capire più nemmeno il dolore, l'unica via di uscita è quella di pensare a porre fine a questo circolo vizioso. Mi viene subito da dire, però, che questa proposta può essere valutata solo da chi non sa cos'è la vita e ne vede solo il dolore e la bassezza, può essere la scappatoia per far finire questa esperienza squallida ma non per far finire la VITA che è un'altra cosa rispetto a quello di cui parli tu. Non vorrei deluderti ma credo che in una condizione come quella da te descritta morire non aprirebbe certo ad una vita migliore perché quando si è allenati solo a vedere lo schifo non si ha più occhi e cuore per godere il bello nemmeno dopo la morte. Vorrei dirti piuttosto che la vita è un'altra cosa rispetto a quella che tu dici. La vita compare nelle ultime tappe della creazione come il coronamento di tutta la creazione, persino Dio dedica vari giorni a dare la vita ritenendola un dono straordinario che merita la continuità e la crescita attraverso la sua benedizione. L'uomo vive la specialità di essere a immagine e somiglianza di Dio. Certamente la sua vita come ogni vita è precaria; per natura la vita è soggetta alla morte, essa dipende dal respiro, cioè da un soffio fragile, indipendente dalla volontà e che un nulla basta a spegnere. Ogni vita viene da Dio, ma il soffio dell'uomo ne viene in maniera tutta speciale: per farne un'anima vivente, Dio ha soffiato nelle sue narici un alito di vita che Lui ritira all'istante della morte. Perciò Dio prende sotto la sua protezione la vita e vieta l'uccisione di qualsiasi uomo, anche di Caino. Gesù ribadisce che la vita è un dono prezioso, più del cibo e del sabato. Egli stesso guarisce e ridona la vita. Risana e riapre prospettive future alla vita di chi è nella sofferenza, nel dolore e nel buio del peccato. Lui stesso si definisce come Vita degli uomini, come Vita eterna e gioia senza fine per chi lo accoglie e lo segue. Gesù Cristo morto e risorto è il principe della Vita. Orbene alla luce di tutto questo posso dirti che la tua è una scelta di comodo. Dici che hai toccato il fondo e che ne sei consapevole, ma non parli mai di una richiesta di aiuto o di un atto di generosità verso chi ti ama veramente provando a fare qualcosa per reagire alla tua situazione. Ti stai lasciando vivere ma non stai vivendo e accadrà che ti lacerai morire ma non saprai nemmeno morire valorosamente perché morire significa affrontare cose nuove che dipendono dal nostro vissuto. Passato questo mondo ricomincerai di là a ripetere la stessa tiritera dicendo che tutto fa schifo e che quindi ci vuole un'altra morte ancora? La verità è che ci vuole più coraggio a vivere che a uccidersi, ci vuole più coraggio a combattere per risalire la china dei nostri sbagli che a giocare a fare gli eroi del suicidio. Guardati intorno: se tua madre, tuo padre avessero ragionato come te quante volte si sarebbero uccisi? Credi che la loro sofferenza sia minore della tua? Pensa che tu sei frutto del loro amore e che ogni volta che dici di voler morire è come se volessi uccidere quelle vite unite per te, quell'amore condiviso dal quale sei venuta fuori tu. Mi dispiace, ma non puoi defilarti pensando di essere ricordata come la povera persona a cui tutto è andato male nella vita e che non ha altra chance se non quella di lasciarsi morire, hai delle responsabilità in questo mondo, hai degli obblighi da assolvere verso tutti noi di fronte ai quali non puoi tirarti indietro. Sei necessaria al mondo al quale stai facendo mancare l'apporto delle tue capacità e dei tuoi talenti e peggio ancora pensi di privarlo per sempre di tutto questo. Se proprio pensi di poter uscire dalla scena di questo mondo dopo esserci passata come una semplice comparsa e non come una protagonista, sappi che andremo ad aggiungerti alla lista di quei servi fannulloni che davanti a Dio troveranno tutt'altro che la liberazione e un posto dove essere se stessi! Con tutto il bene che ti voglio, don Silvio