Riflessioni sull'esperienza in Burundi
Dopo quasi tre mesi di permanenza in Burundi mi sento di fare alcune riflessioni, anche se sicuramente, per capire bene la situazione, non basterebbero anni ed anni di esperienza. Scrivendo queste considerazioni tengo presente vivamente la realtà di Casalbordino ed il coinvolgimento lodevole della realtà sociale di questo comune (scuole, parrocchia e associazioni). Mi rendo conto da vicino, ora, che ogni gesto di solidarietà, dal keeway ad una penna, significa tanto per questa realtà africana. I bisogni della popolazione con la quale sto a contatto nella missione di Ryarusera (di don Enzo Chiarini dell'O.N.G. Dalla Parte degli Ultimi) sono tanti e non si basano su richieste di consumo futile, ma di esigenze vitali: scuola, educazione, habitat, mestiere, coltivazione e beni di prima necessità. Come tanti altri paesi africani anche il Burundi è stato spogliato da altre nazioni più potenti, è stata umiliata la sua cultura tradizionale ed è stato depredato di materiale prezioso (oro, cobalto, diamanti, nichel, legname) che viene utilizzato in terre lontane. La cooperazione ufficiale interessa solo una minima parte della popolazione residente: in pratica arricchisce solo pochi e non i più bisognosi, mentre le cooperazioni tra comunità e comunità, tra chiesa e chiesa, tra associazione e associazione formano un contesto efficace in grado di risolvere i problemi in maniera concreta e rispettosa. Abbiamo (io e don Enzo) avuto occasione di riflettere a quanto Casalbordino ha potuto fare fino ad adesso e potrebbe ancora fare con un coinvolgimento più generale e unitario per risolvere alcuni problemi più urgenti delle missioni in generale e della missione di Ryarusera in particolare. Anzitutto, oltre che a donare questa collaborazione, può dare a tutti l'opportunità di riflettere sulla situazione generale e sui bisogni sia delle giovani generazioni italiane, sia di quelle africane.
Oggi esiste una globalità di fatto ed anche i giovani del Burundi, soprattutto quelli che hanno visto giornali, televisioni, esperienze di chi si è trasferito all'estero, tendono a desiderare le stesse cose che vogliono tutti i giovani del mondo. Purtroppo, allo stesso modo che in Italia, la società in generale non si preoccupa di far contare i giovani a livello decisionale e di maturare scelte di vita qualitativamente migliori di quelle esistenti, ma si dà loro soltanto stimoli di consumo, per lo più omologato (abbigliamento di moda, passatempi futili, divertimenti non creativi): in una parola si prescinde dall'intelligenza, dal potenziale energetico e creativo delle nuove generazioni e si mette l'accento tutto sul consumo, a tutti i livelli. Quindi va incoraggiata ogni azione, soprattutto in centri e comunità sensibili come Casalbordino, per riflettere su come è urgente coinvolgersi non solo in gesti di solidarietà, ma in azioni durature che preludano a scelte di convivenza, a scelte di rapporti fra popoli e di gestione delle risorse umane in modo che la comunità mondiale abbia a riesaminare il concetto di sviluppo e di benessere. Non si può pretendere di star bene se isolati da un contesto di rapporto rispettoso con tutti, specialmente con le fasce più deboli. Se non si lavora per superare le barriere di ogni tipo (confessionale, culturale, etnico, ecc) non si costruisce una mentalità più solidale e responsabile. La comunità parrocchiale di Casalbordino, le scuole, le associazioni, i privati, certamente stanno nella direzione giusta, ma occorrerebbe andare oltre gli avvenimenti episodici. Occorre fare un progetto, un progetto che stimoli le energie e la buona volontà di ciascuno a riqualificare le proprie scelte, le proprie condizioni di vita, tenendo in considerazione quelle dei lontani (sia geograficamente che culturalmente). Mi potrei soffermare ad elencare tante osservazioni ed aneddoti riguardanti il clima, la fauna, il territorio e le tradizioni di queste popolazioni. Spero di avere occasione per ritornare su argomenti al mio rientro in Italia e soprattutto di ritornare fisicamente in questo ambiente così diverso e così affascinante.
Vincenzo Zinni