Quella Pasqua arriverà
C arissimi, siamo giunti alla celebrazione della Santa Pasqua, giorno in cui ancora una volta siamo posti dinanzi al trionfo della vita sulla morte e della gioia sulla sofferen - za e sulla tristezza. Tutta la nostra esperienza di fede trova la sua forza e il suo significa - to nella morte e risurrezione di Cristo. Ripenso in questi giorni all’esperienza di Gesù, mi chiedo quali siano stati i suoi pensieri in quei momenti nei quali ha dovuto sopportare ingiu - stamente la fatica della croce, mi chiedo cosa pensasse nel trovarsi dinanzi agli occhi il vol - to di sua Madre, che lo ha accolto ma che adesso non può fare nulla se non vederlo mori - re, mi chiedo se in quei momenti abbia ripensato al lungo cammino e ai grandi discorsi fatti con i suoi discepoli mandati più volte qua e là ad annunciare la sua parola ma, che nel momento del bisogno sono fuggiti senza tro v a re il coraggio di rimanere, mi chiedo qua - le forza ha avuto dentro di sé Gesù per non arrendersi, per continuare il suo cammino e portarlo a compimento. Sicuramente il pensiero di compiere la volontà del padre e il desi - derio di salvare tutta l’umanità, perché potesse riscoprire il suo amore, sono stati la forza grande per non arrendersi di fronte ai limiti e ai peccati degli uomini. Gesù ha salvato tutta l’umanità, tutti, non solo quelli fortunati o quelli che per puro caso hanno qualcosa più degli altri, ma tutti senza nessuna distinzione e senza nessuna diffe - renza. Noi siamo chiamati nella Pasqua a rendere visibile con la nostra vita quella salvezza di Cristo per tutti, siamo chiamati a portare quella stessa gioia e quello stesso entusiasmo che Gesù ci dona con la sua resurrezione. So molto bene che le mie proposte a volte vi sem - brano difficili da accettare e da realizzare, ma ugualmente vorrei che con umiltà e genero - sità caratterizzassimo la nostra esperienza di fede con una attenzione particolare ai pro - getti di Dio per noi, vorrei che ci sentissimo veramente fratelli di tanti poveri, non di quel - li che non hanno le cose materiali o parte delle cose materiali che abbiamo noi, ma di quel - li che non hanno la dignità, il rispetto, la solidarietà e l’amore di nessuno. Se noi che gioia - mo per la vittoria di Cristo sul male, non troviamo il coraggio di farci carico della croce dei fratelli, che cristiani siamo? In che cosa crediamo veramente? Spendere qualcosa per gli altri significa rinunciare a qualcosa di proprio come Cristo ha speso la sua vita per noi rinunciando alla sua stessa vita. So che al di là delle vostre debolezze siete delle persone eccezionali che nella vita quotidiana non si risparmiano di fronte al sacrificio e all’impe - gno, so che siete generosi nell’aprire il vostro cuore a quanto c’è da fare in questo nostro povero mondo, so che a volte la vostra vita è costellata di momenti bui in cui la fatica per andare avanti si fa sempre più grande, so la vostra voglia di crescere nella fede e di arri - vare a capire sempre meglio il segreto della felicità in questo mondo, so delle vostre soffe - renze, di qualche vostra divisione, di qualche vostro odio, conosco la vostra voglia di esse - re migliori qualche volta anche nelle cose che non servono o che sono sbagliate, conosco il v o s t ro entusiasmo che tante volte svanisce al primo ostacolo, so che in tante occasioni sare - ste capaci di dare la vita per quello che vi viene proposto, ma conosco bene anche la vostra mancanza di coraggio nel manifestare agli altri quello che pensate veramente e che vorre - ste fare, conosco anche le vostre paure, le vostre omertà, la vostra diffidenza che a volte possono essere manipolate dal primo che capita e portarvi a ragionamenti che nulla han - no a che fare con la nostra fede e la nostra amicizia con Gesù Cristo. So tutte queste cose, potrei guardarvi negli occhi e dirvi di voi cose che non vi aspettereste mai di sentire… que - sto accade solo quando alle persone si vuole bene veramente, anche se non tutti hanno l’in - telligenza di comprenderlo. L’amore per gli altri non s’inventa, non si compera e non può dipendere dalle simpatie, ad amare gli altri s’impara guardando a Colui che dell’amore è maestro, a dare la vita per gli altri s’impara guardando a Colui che prima di tutti ha dato la vita per gli altri, a scopri - re quello che di bello ci può essere nelle persone che ci sono vicine s’impara da Colui che ha fatto di tutto per vedere quello che di bello ci poteva essere nella nostra vita. Tanti auguri carissimi, nelle vostre vite ci sono racchiusi degli scrigni preziosi che dove - te ancora trovare il coraggio di aprire, la vostra vita è troppo preziosa per farla finire die - tro alle quattro chiacchiere poco importanti di paese. Tanti auguri per questa Pasqua a quanti vivranno la risurrezione di Cristo senza il nostro aiuto e la nostra sensibilità. Auguri a te, Victoria, sei nata in Costa D’Avorio e mandata in Inghilterra nella speran - za di una vita migliore. A Londra hai trovato l’inferno, sei stata stuprata, sfruttata, trat - tata come una schiava da una prozia, una donna di 44 anni che diceva di volerti aiutare e ora sta in carcere. Qualche anno fa sei morta senza poter sopravvivere a sette mesi di torture, i medici ti hanno riscontrato 120 ferite in tutto il corpo. Auguri a te, Debe, hai 13 anni, sei arrivato in Italia in balia di un losco individuo e dei suoi amici pederasti. Per far finire la tua obbrobriosa schiavitù sei dovuto fuggire nell’ambasciata della Costa D’A - vorio a Roma. Auguri a te, Mary del Benin, a 10 anni sei entrata in Inghilterra per lavo - rare per 17 ore al giorno senza pause. Auguri a te, Job. Dalla Nigeria ti hanno portato in giro per tutta l’Italia per farti chiedere l’elemosina. La cifra minima da portare a sera per evitare il digiuno e le frustate è di 100 euro.Dici che hai pensato spesso di buttarti in un fiume o sotto una macchina per farla finita.. Auguri fratelli nostri, di voi ho letto su un giornale ma siate la voce di tante altre soffe - renze di tante altre vite stroncate dal nostro perbenismo di apparenti buoni cristiani. Grazie perché le vostre vite non sono inutili ma servono a ricordarci che la nostra Pasqua non è ancora arrivata e il nostro cuore è ancora ben sigillato dentro il sepolcro dell’egoi - smo e dell’attaccamento a quelle forme di vita con le quali pensiamo anche di piacere a Dio. Sono certo che un giorno diventeremo capaci di spezzare le radici dell’egoismo e dell’in - differenza, si apriranno gli scrigni preziosi che ancora portiamo sigillati nei nostri cuori, sarà l’inizio della nostra Pasqua, allora cammineremo incontro al Cristo risorto mano nel - la mano con quanti come Victoria, Debe, Mary e Job sperimentano la tristezza di non esse - re amati ed aiutati da nessuno, ci riconosceremo fratelli e l’unico impegno per noi sarà quel - lo di guardare a ciò che di bello c’è e possiamo fare per la vita di ognuno. Quella Pasqua arriverà, ne sono certo, e sarà la nostra vera pasqua. Auguri infiniti. DON SILVIO