Posso presentarti un Grande Amico?
Pasqua 2007
“Voi, chi dite che io sia?”. Gli Apostoli non seppero rispondere a questa domanda. Se lo Spirito non avesse ispirato Pietro, nessuno avrebbe risposto quel giorno in Galilea. Quella domanda non è però rivolta solo a loro, ma anche a noi. Perché Gesù s’incarna continuamente, chiamando ogni uomo a collaborare al Suo progetto d’Amore. Il Vangelo è la Buona Novella donata ad ogni uomo, di ogni epoca, per salvare ciascuno ed ognuno. Don Tonino Bello affermò una volta che la sera nella sua cella non era mai solo. Insieme a lui c’era un “Grande Amico”. Si riferiva ad un altarino ricavato in un armadio, davanti al quale sostava in preghiera confidandosi con Gesù. Spesso Lo confiniamo in una nicchia sugli altari, dimenticandoci di Lui appena usciamo dai santuari. E invece Lui vorrebbe entrare nei nostri cuori e nella nostra vita per non lasciarci mai, diventando il nostro “Grande Amico”, come con don To n ino. Tutte le statue che lo rappresentano, siano del Risorto o del Bambino, hanno le braccia spalancate. Quelle braccia sono pronte a serrare in un caldo e dolce abbraccio chi si affida al Suo Amore immenso. La vita di ogni uomo può attraversare i momenti, i giorni più diversi. Giorni monotoni, giorni felici e giorni esaltanti. Così come arrivano i momenti difficili, tristi, i giorni in cui i pesi della vita appaiono insostenibili. Ci sentiamo soli, come in un arido deserto, fragili ed indifesi. Un dolore atroce lacera le carni e i giacigli ci sembrano massi arroventati dove non troviamo riposo. Sono giorni tremendi in cui tutto sembra inutile e doloroso. Cosa fare? Dove andare? Nella preghiera Lui ci aspetta, è pronto a sostenerci e ad accoglierci. Preghiera che non è l’ufficio reclami di un’amministrazione pubblica o una lista della spesa (gratis!) e dei desideri. Rischieremmo di essere come il fariseo che prega per gloriarsi e vantarsi: con egoismi e formalismi (“lo sanno a memoria il diritto divino, e scordano sempre il perdono” come scrisse il poeta genovese più grande di sempre) impediremmo a Gesù di penetrarci nell’intimo e di farlo vibrare d’Amore. Pregare è invece porg e rci in Suo ascolto, di quel che Lui suggerisce e sussurra al nostro cuore. Gesù, da “Grande Amico”, è sempre lì, pronto ad ascoltarci e a condiv idere con noi ansie e sofferenze, gioie e dolori della giornata. La preghiera è il momento nel quale possiamo aprire il nostro cuore a Lui e confidare nella Sua amicizia. Un’amicizia vera, che non tradisce mai, pronta ad infiammare i nostri cuori. Il pubblicano, al contrario del fariseo, ammise la sua fragilità. Si affidò completamente nelle mani del Padre, abbandonandosi a Lui e fu perdonato. Secondo un racconto gli uomini sono simili agli angeli ma manca loro una delle due ali per volare. Hanno quindi bisogno di un aiuto per farlo. Scrisse una volta don Tonino che a lui piace pensare che, a volte, Gesù rinuncia ad una delle sue ali per venire da noi e farc i volare con lui. Vuol rapire il nostro cuore e porgerlo vicino al Suo. E due cuori insieme possono volare e andare lontano. Ma noi dobbiamo accettare la sua amicizia e il suo amore immenso per volare con Lui. Invece spesso i nostri pensieri, i nostri pseudo-sogni piccoli e limitati ci ingabbiano in schemi e lacci che ci impediscono di sognare veramente e di vederLo. Di sognare alto e A l t ro. Il problema non è che sogniamo troppo, ma troppo poco e troppo in basso. Gesù ha per noi sogni altissimi e splendenti. Ma noi non li vediamo, non ci apriamo a Lui e ai Suoi sogni quando preghiamo. Preghiamo e sogniamo con gli occhi fissi sul pavimento e non verso il Cielo dove Lui vuole condurci. Non stendiamo l’ala che possediamo perché troppo concentrati sull’ala mancante. Ma che non manca perché Lui ci dona la Sua. Il sogno precede l’aurora ma prima che l’alba sorga milioni di stelle brillano in Cielo. Brillano perché un Grande Amico li ha donati a noi, proprio a noi, a me, a te, ad ognuno e a ciascuno. Brillano perché Qualcuno li ha sognati e li ha dipinti sulla tavolozza dei Suoi sogni colorati. I pesi del materialismo ci impediscono di volare, ci rendono ciechi. Ma Gesù non si arrende e ci attende. Attende il giorno in cui ci re n d e remo conto che finché esistono sicurezze umane (sicurezze che poi tali non sono) non c’è vera, autentica fede. Finché lasciamo che le paure e i calcoli materiali ci frenino non possiamo affidarci, abbandonarc i totalmente, alla Sua amicizia. E da Grande Amico lui ha per noi sogni bellissimi. Sogni che risuonano vibranti nelle parole di S.Paolo: “Aspirate ai carismi più grandi”.
ciranovagabondo