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Immi

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A Natascia

Settembre 2007

Com’è difficile separarsi dalle persone che amiamo! La vita ci insegna ogni giorno che dobbiamo farlo, che dobbiamo essere forti e imparare a convivere con il vuoto che esse lasciano nel nostro cuore. Certo, sappiamo che siamo qui solo di passaggio, che ogni nostro gesto e ogni nostra parola su questa terra non sono altro che il preludio e la preparazione all’Incontro, quello vero, quello con Dio. Però quanto è difficile dover dire addio, salutare coloro con cui abbiamo vissuto una parte della nostra vita, una vita intera o che addirittura ci hanno dato la vita. Sembra che una parte di noi ci venga tolta per sempre, che non riusciremo ad andare avanti senza guardare quegli occhi, sentire quelle voci, toccare quelle mani. Ciò che ci consola sono i ricordi, i momenti condivisi, le cose imparate da chi abbiamo amato, anche inconsapevolmente. Riaffiora tutto, prima o poi. Anche quelle esperienze che sembravano dimenticate. Col tempo ci rendiamo conto che tutto ha un senso, tutto assume un significato. Ho imparato tanto da Natascia, anche se l’ho frequentata per un periodo troppo breve della mia vita e solo negli ultimi anni. La ricordo ai tempi della scuola, di poco più grande di me. Sempre bravissima, generosa e sensibile. Poi la malattia. L’ho persa di vista, ne avevo notizie a distanza da qualche amica comune. Ci siamo ritrovate per caso (o per destino) in ospedale, lei era vicina di stanza di papà e ogni tanto veniva a trovarlo. Abbiamo iniziato a chiacchierare: quando delle persone hanno in comune il fatto di essere atterrite dal dolore, di qualunque natura esso sia, si sentono vicine. Da allora ogni tanto mi chiamava perché aveva voglia di parlare un po’. Ricordo i suoi occhi felici e grati quando con mia sorella o con don Silvio andavamo da lei. Era una persona speciale, con una sensibilità non comune. In teoria eravamo noi che dovevamo portarle conforto, invece era lei che anche nella sofferenza riusciva trasmettere una estrema voglia di vivere. L’amore per i suoi genitori, per la nonna, per il fratello e per le sorelle traspariva in ogni conversazione. Era molto protettiva con tutti loro. Sapeva che il suo dolore era causa del loro dolore. Si rammaricava molto di questo, il pensiero di far soffrire i suoi cari era il suo tormento. Ma chi di noi può preservare un altro dalla sofferenza? Il dolore fa parte della vita, così come la felicità e l’amore. Ora la mancanza è forte, per tutti quelli che l’hanno conosciuta. Ci mancherà il suo sorriso, ci mancherà la sua dolcezza, ci mancheranno anche i suoi momenti bui in cui avremmo voluto esserle in qualche modo d’aiuto e in cui ci siamo sentiti tanto impotenti. Vorremmo tornare indietro, essere più presenti, essere meno egoisti e rispondere alle sue richieste d’aiuto per aiutarla davvero. Non ci siamo riusciti. Ora che ci guarda dall’alto spero che perdoni le nostre debolezze e le nostre mancanze e che continui a prendersi cura di noi, adesso più che mai. RAFFAELLA