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L'Amore non si arrende mai ...

Pasqua 2009

Il nostro caro don Silvio, in un'appassionata omelia, ha affermato che "un'amicizia vera e sincera dura per sempre". E' una bellissima e commovente considerazione, ma purtroppo non sempre, anzi spesso, non corrisponde a quanto accade. Lo vediamo nella quotidianità. E nell'esperienza della Fede. Il Nazareno "tre volte inchiodato nel legno" è quanto di più vero e sincero si possa mai offrire e vivere. Eppure ogni giorno qualcuno lo rinnega, non crede più.

Nella vita si soffrono spalle che si voltano, abbandoni dolorosi e laceranti. Sul romantico pentagramma della vita, anche se si suona sempre in maniera sublime, cadranno sempre note stonate. L'Amore, come il seme della parabola, può cadere senza portare frutto. Non solo, come scrisse il più grande poeta genovese di sempre, si "muore soli" ma spesso si vive ancora più soli. Lo scrisse, con parole vibranti e disperate, il mite e gentile Alexander Langer, tanto generoso e aperto con gli altri quanto duro e implacabile con se stesso. E' "troppo grande... il carico di amore per l’umanità e di amori umani che si intrecciano e non si risolvono”. Sono parole che sembrano giungere direttamente a San Paolo e alle sue Lettere. Scrisse l'Apostolo delle genti che dobbiamo portare " i pesi gli uni degli altri" per "compiere la legge di Cristo". E' uno dei capisaldi dell'Amore, la condivisione. Il mio e il tuo diventano il nostro.

Ma può accadere quello che non vorremmo. Ci si carica di pesi immensi ma si arriva nel deserto, dove l'Amore non trova Amore, con i propri e gli altrui pesi. E nessuna condivisione. Si può offrire amore, dedizione, passione, fervore. Uscire, come scrisse l'Abbé Pierre 30 anni fa su Faims&Soif, "da se stessi per esistere in tutti gli altri, nell'Eterno che è solo senza limiti". "Imparare ad incontrare, amando, l'Amore infinito" impedendo "di perdere la speranza" e toccando "in modo misterioso molti cuori". L'Amore vero "vola, s'inonda con ali inaspettate ... è abbandonarsi totalmente nelle Sue mani, ... minimo strumento del Suo Vivere". Ma "l'uomo non è libero di amare o non amare. E' libero per amare" perché "la libertà altro non è che quest'immagine dell'Eterno Amore".

Ma non basta. E l'Amore non donato, l'Amore che si perde, diventa dolore e sofferenza. Una sofferenza atroce, che dilania lo spirito e il corpo. Come in una gabbia di rovi sanguina il cuore. Come arsura nel deserto, la sete sale. Una sete di acqua genuina, fresca, che scavi nel profondo e liberi dal fango le liriche corde straziate. Scavi come si lascia scavare l'anima dall'Altro chi ama, vivendosi come dono. La ragione vuole che i sogni irrealizzati spingano a portare i piedi a terra. L'Amore che bussa porta a cercare sempre più in alto, non si placa, non si arrende mai. Finché la sofferenza dilania cerca balsamo per le ferite.

E "mentre viene la sera ed il buio toglie il dolore dagli occhi" il Nazareno "tre volte inchiodato nel legno" spalanca le braccia e attende innamorato e sofferente. E "nel vedere quest'uomo che muore" anche un ladrone pentito prova dolore e "nella pietà che non cede al rancore" impara l'Amore.
Ciranovagabondo