Intorno ai dubbi su Eluana
Cara Perpetua e cari lettori, anche a me sorgono dei dubbi dopo aver letto la riflessione sul caso di Eluana.
Mi chiedo: quando una vita è degna di essere chiamata tale? Quando esiste o solo quando sa fare o può fare delle cose? Se la dignità dell’uomo è cosi grande, perché allora non fare quanto è possibile per garantirla e salvaguardarla anche con le cure o il nutrimento con sondino? Diciamo che l’uomo è l’essere più straordinario, più intelligente e capace che esista, ma poi in caso di sofferenza o di cambiamento di situazione di vita vogliamo sbarazzarcene subito. Se l’uomo è grande nello scoprire, nell’inventare, nel parlare, nello scrivere, nel credere in Dio, non può essere altrettanto grande nel vivere la sofferenza? Non può essere l’uomo capace di fornire una risposta alla sofferenza della sua natura, visto che tutti prima o poi passiamo attraverso la sofferenza?
Mi chiedo: si parla di dare dignità, sospendendo l’alimentazione, ad una persona che vive uno stato di incoscienza (che non è mai calcolabile fino in fondo a livello medico e scientifico), perché è in un letto anche se, nel caso di Eluana, servita e amata soprattutto dalle SUORE che, per anni, l’hanno accudita, aiutata e curata, allora cosa dobbiamo fare con quelle persone che sono coscienti della loro sofferenza e che spesso non hanno nessuno che si prenda cura di loro, che li ami, li accudisca, li nutra o pensi alle loro necessità? Pensiamo di risollevare chi nemmeno si accorge di soffrire e lasciamo nel dolore quanti sanno e capiscono la sofferenza che vivono. Questo si chiama rispetto della vita o ipocrisia? Si chiama aiuto a liberare dalla sofferenza o metodo per liberarsi dal peso della sofferenza altrui?
Mi chiedo: cosa sarebbe questo mondo senza la sofferenza, un giardino paradisiaco dove tutti sarebbero felici o un pianeta di dannati che meno di adesso avrebbero coscienza della loro bellezza e della loro dignità? Mettiamo caso di voler aiutare a morire tutti quelli che vivono nella sofferenza, quando finirebbe questa mattanza? Quanto durerebbe?
La logica dello staccare tutto non è la soluzione ai problemi della vita dell’uomo, questa logica continuerebbe a far esistere solo l’ombra dell’antico peccato cioè quello di voler essere come Dio (peccato compiuto da Adamo ed Eva), e quello del più forte che uccide il più debole (peccato compiuto da Caino verso Abele).
La Chiesa non può influenzare tutto, ma deve dire sempre tutto, è il suo compito, è la sua missione, non può obbligare nessuno ad ascoltare ma non può tacere ciò che Dio venuto in terra gli ha affidato da riferire ad ogni uomo. Un padre che non crede può anche decidere della sua vita ma non dobbiamo dimenticare che l’esercizio della nostra libertà finisce lì dove inizia l’esercizio della libertà altrui, anche di un figlio, di un fratello, di una madre o di un padre. Siccome nella vita non rimaniamo mai quello che siamo ma cresciamo, maturiamo e cambiamo opinioni e modo di sentire su tante cose, nulla può essere dato per presunto o per scontato se non può essere espresso apertamente dalla persona interessata. Cara Perpetua mi piacerebbe scrivere ancora a lungo riguardo a tale argomento, ma non vorrei rubare troppo spazio, per questo concludo dicendo che sono d’accordissimo con te nel pensare ad Eluana in Paradiso, con Maria, con gli Angeli e spero un giorno anche con chi ha tanto sofferto per lei.
La verità, cari lettori, è un’altra….
Abbiamo dimenticato che ogni persona ha un cuore che Dio ha scelto come casa per abitarci dentro ogni giorno. Dove c’è un cuore che batte, c’è sempre la presenza di Dio (per gli ebrei il cuore è la sede di tutte le facoltà dell’uomo, di tutta la persona proprio perché è la casa di Dio). E finchè Dio non decide di chiudere la porta di quella casa facendo cessare il battito di quel cuore è segno che quella casa ha ancora un motivo per esserci e per rimanere aperta ed abitata. Per tutto troveremo la misericordia di Dio, per i nostri errori, per le nostre inadempienze, per le banalità dette e fatte nella vita, ma per la mancanza di fede nella sua presenza nei nostri cuori non troveremo mai perdono perché tale pensiero rientra in quella schiera di peccati contro lo Spirito Santo dei quali Gesù stesso ha detto che non potranno mai essere perdonati dal Padre.
don Silvio