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Un ricordo di Tito Molisani

Novembre 2009

popolo in cammino

L’amicizia fra il sottoscritto e Tito risale ad esattamente 40 anni fa. Era, infatti, l’ottobre del 1969 quando alla tenera età di 6 anni ci incontrammo per la prima volta tra i banchi di scuola delle elementari nella classe del maestro Donato Molisani. Ma il 1969 fu importante anche per un altro motivo: l’arrivo del nuovo parroco di Casalbordino, Don Antonio Tobia, che si sarebbe rivelato per noi un secondo maestro.
Iniziò infatti con Don Antonio la frequentazione, mia e di Tito, della parrocchia come chierichetti e la partecipazione alle numerose gite, soprattutto sulla Majella, che ci riempivano di gioia ed eccitazione.
Ho rievocato questo lontano episodio perché proprio come chierichetti, tra l’odore dell’incenso ed i salmi recitati a memoria, iniziò la nostra educazione religiosa che Tito avrebbe poi sviluppato in modo straordinario. In lui le dimensioni della fede in senso stretto e della conoscenza liturgica, hanno convissuto e trovato alfine una sintesi perfetta. La fede non lo ha mai abbandonato per un momento. Quanto capitò a me di attraversare una fase agnostica della mia vita fu lui a riavvicinarmi alla Chiesa in un modo assolutamente naturale, con la forza dell’esempio e della partecipazione. In diverse occasioni ci siamo trovati immersi in conversazioni impegnative che spaziavano dal Concilio Vaticano II alle comunità lefevriane, dalle Santità vere o presunte ai fenomeni di fanatismo. Le sue conoscenze liturgiche, perfezionate nel corso degli anni di studio del gregoriano, gli permettevano delle acutissime osservazioni sullo stato attuale della Chiesa. Era un tradizionalista convinto, non solo dal punto di vista religioso, ed un entusiasta estimatore dell’attuale Pontefice Benedetto XVI di cui lo colpiva anche la sensibilità musicale.
La sua attività di professore di Conservatorio lo aveva portato, donando tutto se stesso, a girare per mezza Italia, da Trapani a Genova, da Potenza a Perugia, sua ultima sede, ma il legame con l’Abruzzo rimaneva solidissimo. La sua ultima creatura, il Coro gregoriano di Pescara, era un esempio lampante di ciò. Quando circa tre anni fa dovette decidere in quale luogo effettuare una registrazione per le musiche del primo CD in programma, ecco che la scelta cadde sull’Eremo di Santo Spirito a Majella, quasi a voler riannodare un filo rosso con quella Majella madre che aveva visto muovere i suoi primi passi nelle lontane gite da chierichetto.
Si dice che chi trovi un amico trovi un tesoro. Ecco oggi io mi sento infinitamente più povero. Mi mancherai Tito.
Giustiniano Genovesi