L’anno dedicato ai sacerdoti
(MT. 14,13-21)
Mi ha sempre colpito questo rimarcare da parte dell’Evangelista la funzione mediatrice dei discepoli. Gesù non ha distribuito i pani ed i pesci direttamente alla folla, si è servito dei suoi discepoli che erano stati investiti di questo compito speciale di portare Cristo” alla gente e nello stesso tempo di condurre gli uomini a Cristo, mandato importantissimo oggi affidato ai sacerdoti. Per questo la figura del sacerdote, spesso e purtroppo non rispettata, è di centrale importanza perché creata proprio da Cristo. Basti ricordare anche l’altro brano del Vangelo (GV. 13,34) che viene letto durante la celebrazione del Giovedì Santo, nel quale avviene proprio la formale investitura della funzione sacerdotale. Nelle mani e attraverso le mani del sacerdote avviene il miracolo più grande, la transustanziazione, ossia la conversione del pane e del vino in corpo e sangue di Cristo. La salvezza, per noi, passa attraverso il sacerdote. Attraverso di lui ci riavviciniamo a Cristo quando siamo fragili e la nostra umanità ha prevalso: il sacramento della riconciliazione, grandioso veicolo di misericordia divina. Quindi non possiamo pensare di poter implorare il perdono dei peccati direttamente e senza l’intermediazione del ministro di Dio. Proprio a voler sottolineare questa sacralità del sacerdozio e per invitare tutti i fedeli a pregare per i sacerdoti per sostenerli nel loro difficile compito, il Papa Benedetto XVI ha indetto uno speciale “Anno sacerdotale” dal 19 giugno 2009 al 19 giugno 2010. La scelta non è casuale, visto che il 19 giugno coincide con la Festa del Sacratissimo Cuore di Gesù e con la Giornata di Santificazione Sacerdotale.
Il Papa ha ricordato anche la ricorrenza del 150° anniversario della morte del Santo Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney, definendolo “vero esempio di pastore a servizio del gregge di Cristo”.
Giovanni Maria Vianney nacque nel 1786 a Dardilly in Francia, i suoi genitori erano contadini.
In gioventù aveva respirato i tumulti anticristiani e anticlericali della Rivoluzione francese ed era rimasto impressionato dall’eroismo di diversi sacerdoti perseguitati dal regime rivoluzionario e aveva pensato di imitarli, facendosi lui stesso prete. Ha offerto tutta la sua vita nella missione sacerdotale, sperimentandone i problemi e le difficoltà.
È stato detto di lui: “È diventato santo non perché è stato ricolmato di doni particolari, ma per la sua semplicità e umiltà di vita”. Egli ha santificato, per così dire, il tempo che ha vissuto, lo spazio in cui è stato e le persone che ha incontrato. La santità del curato d’Ars risiede infatti nella quotidianità di un ministero perseverante e nella costante fedeltà al suo “bon Dieu”.
Lucia