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Immi

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La nostra Bolivia

Pasqua 2010

foto di gruppo
“Las golondrinas nunca migran de Cochabamba” (le rondini non vanno mai via da Cochabamba): è un noto detto per sottolineare il clima di eterna primavera di cui gode la città boliviana. Noi abbiamo goduto soprattutto della primavera spirituale che si respira visitando questi luoghi. Siamo partiti a metà gennaio rispondendo all’invito di suor Bruna Pierobon, missionaria Rosaria che vive da anni a Cochabamba. Il gruppo missionario parrocchiale aveva sostenuto uno dei suoi progetti relativo alla costruzione di un laboratorio artigianale femminile e quindi avere l’opportunità di visitarlo e di rendersi conto di persona della preziosa ed instancabile opera dei missionari ci ha molto allettato. Dopo un viaggio lunghissimo, siamo giunti in tarda serata. Il buio intorno contribuiva a velare di mistero quello che ci aspettava, le persone che avremmo incontrato e le esperienze che avremmo vissuto. Ma l’accoglienza di suor Bruna così calorosa all’aeroporto e poi delle novizie della sua comunità ci ha da subito comunicato gioia e senso di fratellanza anche a migliaia di kilometri da casa: il riconoscersi uniti non solo nella stessa fede, ma in quella fede che, grazie a Cristo, fa sentire vicini. Il primo mattino boliviano inizia, così come tutti i successivi della nostra permanenza, con la recita delle Lodi e la S. Messa celebrata dai nostri sacerdoti nella piccola Cappella delle Suore in un’atmosfera rarefatta di grandissima pace, inebriati anche dal profumo dei fiori del curatissimo giardino. La città di Cochabamba, che ci apprestiamo a scoprire, è nella zona occidentale della Bolivia in un altopiano sulla Cordigliera delle Ande, a circa 2.500 mt di altitudine. È molto estesa, ma solo una parte di essa appare come una tipica città secondo i nostri canoni occidentali, con arterie commerciali, uffici finanziari e zone residenziali. Per il resto si presenta come una sterminata favela in cui la gente vive per strada durante il giorno, lì mangia, lì commercia generi di prima necessità, lì svolge gran parte delle attività quotidiane. La città è dominata dall’imponente statua del Cristo de la Concordia, più alta di quella di Rio de Janeiro, che sembra avvolgerla in un grande e caloroso abbraccio. Vi è una zona centrale più antica risalente all’epoca coloniale con piazze caratteristiche contornate da portici e chiese con statue riccamente addobbate nello stile tipico delle cattedrali spagnole.

piccole tenerezze quotidiane
Il primo approccio con il mercato campesino, i suoi colori, i suoi odori intensi è davvero forte. Ci arriviamo col mezzo pubblico del posto chiamato micro collectivo, una sorta di piccolo autobus alquanto fatiscente, ma coloratissimo, sul quale si scoprono interessantissimi volti dai tratti somatici tipici delle etnie locali, in particolare quella quechua. Vediamo montagne di frutta ed ortaggi stese per terra e poveri vagare alla ricerca di qualche resto tra i rifiuti. Bambini di ogni età, spesso a piedi nudi, che scorazzano sotto lo sguardo attento delle madri quasi tutte vestite con il tipico abbigliamento del posto: ampia gonna a balze di stoffa pesante e immancabile cappello a bombetta, più tipico della capitale La Paz o a falde larghe proprio di Cochabamba e stoffa coloratissima chiamata aguayo sulle spalle a mò di sacca dove in genere trasportano i neonati. Siamo colpiti di come Suor Bruna sia conosciuta e amata da tutti, frotte di bimbi si avvicinano a lei e donne spesso dallo sguardo triste e dal viso provato le stringono la mano. La situazione politica in Bolivia è critica, la gente vive in condizioni di estrema povertà e spesso la nostra Chiesa sopperisce anche alle lacune statali. Abbiamo assistito, ad esempio, alle lunghe e stressanti procedure per ottenere un certificato di nascita o di riconoscimento della paternità. Suor Bruna si fa carico di ciò accompagnando i campesinos che spesso non sono autonomi e non hanno capacità di autodeterminarsi, nelle peregrinazioni tra i vari uffici, tra i burocrati, in situazioni che appaiono spesso kafkiane. Anche la situazione religiosa ovviamente risente di quella politica, la popolazione spesso è ancora attaccata a riti pagani o a sette, ma ci siamo resi conto che la Chiesa Cattolica agisce ed opera dappertutto e la gente che è toccata dall’annuncio di Cristo recupera una dignità e una forza incredibili. La Chiesa agisce attraverso le sue membra, ossia sacerdoti e suore meravigliosi che abbiamo avuto la fortuna di conoscere. E allora ci siamo resi conto che non si può credere in Cristo ed amarlo senza amare la Chiesa incarnata in quegli uomini ed in quelle donne che vivono e diffondono il grande e rivoluzionario messaggio evangelico.

Maura
Monsignor Tito Solari è Arcivescovo di Cochabamba. Bella figura di sacerdote missionario salesiano da 36 anni in Bolivia dove è andato a patto di rimanerci tutta la vita. Ci racconta, con il suo garbo e la sua affabilità, che suo padre era un anticlericale che non ha mai accettato l’idea di avere un figlio prete! Ci narra episodi interessantissimi e toccanti della sua lunga esperienza nella Chiesa latinoamericana in tempi molto difficili. E’ bello vedere come ci sia un’atmosfera di grande famiglia tra il Pastore ed i suoi sacerdoti e le sue religiose. Insieme danno corpo a quella grande istituzione che è la Chiesa di Dio che opera attivamente per il bene di tutti. Padre Peppe Gallo, sacerdote missionario salesiano piemontese, ora Parroco della sterminata Parrocchia di Santa Maria Ausiliatrice, ci conquista con la sua allegria contagiosa e con la sua freschezza spirituale. Ci racconta episodi della sua esperienza missionaria sempre guidata dalla Provvidenza.

suora
Suor Maddalena, suora missionaria rosaria da tantissimo tempo in Bolivia, dirige l’hogar, ossia una sorta di orfanotrofio-casa famiglia per bambine abbandonate o che hanno subito maltrattamenti e violenze. È un’oasi di pace e serenità che spunta inaspettatamente nel bel mezzo del caos cittadino. Siamo accolti da sorrisi e abbracci. Le bambine ci mostrano tutto il loro bisogno di affetto. Suor Maddalena, la “mamma” di tutte, con due occhi che raccontano la gioia cristiana ed un bel viso accogliente, ci dice che ha voluto regalare la bellezza a quelle bimbe sofferenti curando anche ogni minimo particolare della casa, come il giardino, le camerette linde e colorate, l’aria sempre festosa, perché la bellezza avvicina a Dio e “salverà il mondo”, come diceva Dostojevsky. C’è qualcosa di strano che aleggia in quel posto, qualcosa che ci comunica amore, saranno quegli angeli invisibili che, come dice suor Maddalena, vegliano su ogni bambina. E sarà la Provvidenza Divina che, ancor più in quel luogo, fa sentire la sua presenza. All’interno della casa c’è una bellissima statua del Sacro Cuore di Gesù che Suor Maddalena ha voluto con sé dai tempi del suo noviziato. Un po’ come la Croce per il Don Camillo di Guareschi, quella statua ha accompagnato ed accompagna quella piccola grande suora e guida i suoi passi nella sua preziosa opera missionaria.

foto di gruppo
Ma l’opera della Provvidenza la tocchiamo con mano anche durante la visita della Casa de los ninos, retta da Aristide, un focolarino emiliano, che ha trascorso gran parte della sua vita tra Cile e Bolivia. Si prende cura dei bambini malati di HIV, un’opera grandemente meritoria, considerando il tipo di malattia e il genere di sofferenze che comporta. Aristide ci mostra anche un’area della struttura in cui sono in fase di costruzione, grazie alle donazioni, delle piccole abitazioni per famiglie bisognose e con bambini malati. Intanto, vi è una scuola in funzione ed un asilo infantile. Insomma tutta la casa appare come autosufficiente e funzionante. Aristide è aiutato da volontari italiani che spesso si recano lì per lunghi periodi o, addirittura, vi rimangono. Ci colpisce la piccola cappella con una statuetta di Cristo in legno senza braccia né gambe perché, ci spiega Aristide, i missionari ed i volontari sono le braccia e le gambe di Gesù!
Visitare queste due realtà ci ha colpiti profondamente e ci ha confermato che non si può donare tanto amore in situazioni di grande sofferenza e di disagio se non si è pieni di Cristo. Quei sacerdoti, quelle suore riescono a scorgere il volto di Gesù in quelli che incontrano sulla loro strada. Allora riusciamo a capire come i missionari possono resistere in condizioni così difficili, come possono essere felici e trasmettere la felicità agli altri anche in realtà così misere e travagliate, perché la luce di Cristo dona un quid pluris alla propria esistenza e all’esistenza di chi è toccato dalla loro opera.

suora
Ce ne rendiamo conto ancor più assistendo il sabato all’accoglienza di famiglie povere da parte di suor Bruna e delle sue novizie. Prima, tutti in cappella per pregare insieme e ascoltare l’annuncio della Parola. Suor Bruna ci conquista e ci commuove per come riesce a trasmettere a quelle persone l’amore di Cristo. Poi tutti vengono rifocillati, infine qualche momento di svago insieme col gioco della tombola nella quale si mettono in palio piccoli contenitori con l’acqua, bene prezioso da queste parti! Sono gli unici momenti di serenità per quelle persone. Suor Bruna e le sue ragazze le fanno sentire amate e usano nei loro confronti ogni premura. La nostra carissima suor Bruna ci spiega che l’opera missionaria non è solo sostentamento materiale, cosa senz’altro primaria per chi non ha nulla, ma è insegnare a cambiare vita. La grandezza del messaggio cristiano sta proprio in questo, nel cambiamento di rotta e nel dare nuovo senso alla propria vita animati dalla speranza.

vita quotidiana
Nei villaggi sulle Ande a 4000 mt di altitudine, dove le condizioni di vita sono estremamente dure, questa luce cristiana è particolarmente visibile. Ci accompagna in questa avventura andina, a bordo di una Toyota carica di viveri da distribuire sulle montagne, suor Fulvia, una straordinaria missionaria, piena di vita, in Bolivia da molti anni, che parla un simpaticissimo spagnolo con accento veneziano. La prima volta che l’abbiamo conosciuta era a bordo di una moto! Con questo mezzo si sposta per la città per svolgere anche l’altra sua missione, quella di infermiera.
Amano a mano che saliamo di quota, con una nebbiolina intorno che spesso ci oscura il magnifico paesaggio circostante verde e disseminato di una strana vegetazione chiamata pacabrava, cibo dei lama, suor Fulvia suona il clacson e orde di bambini escono dalle casupole di fango e paglia per salutarla e raccogliere scatole di biscotti ed altri viveri lanciati da lei attraverso il finestrino col suo inconfondibile sorriso.
Alcuni piccoli villaggi non sono raggiungibili a causa delle piogge dei giorni precedenti. Riusciamo quindi a far sosta solo a Pongo e Posota, dove conosciamo Padre Crispin, parroco di una Parrocchia incredibilmente estesa tra le montagne, che macina kilometri e kilometri per annunciare il Vangelo. La sua chiesetta parrocchiale in pietra ci comunica un’emozione fortissima! I missionari hanno costruito anche scuole ed infermerie da queste parti. Assistiamo ad una riunione dei capi tribù tutti abbigliati a festa per l’occasione, con aguayo coloratissimi e chullos, i tipici copricapo in lana lavorata. Suor Fulvia ascolta le necessità della comunità e dà lezioni di vita, cercando di far capire a quella gente l’importanza della scuola per i loro figli, dell’educazione e dello studio per diventare uomini liberi. E’ davvero emozionante per noi renderci conto del ruolo fondamentale dei missionari per la vita di quella gente sperduta fra quelle montagne. Solo loro affrontano viaggi spesso pericolosi per raggiungere quelle persone anche nei posti più sconosciuti.

vita quotidiana
In questa continua scoperta dell’opera della Provvidenza in questi luoghi spesso impervi e lontani dal mondo, abbiamo avuto la possibilità di conoscere anche il Dott. Pietro Gamba, medico anestesista italiano con una bellissima storia di vita alle spalle guidata proprio dal disegno di Dio. Il dott. Gamba era stato in gioventù in Bolivia per il servizio civile grazie ad un amico sacerdote. Impressionato dalla vita dei campesinos, torna in Italia per studiare medicina e, completati gli studi, fa definitivamente ritorno in Bolivia dove mette su una bella famiglia con una biologa del posto e, insieme a lei, costruisce ad Anzaldo, un villaggio di poche anime distante più di due ore da Cochabamba, una clinica chirurgica che opera grazie alle donazioni. L’abbiamo visitata conoscendo anche storie incredibili di sofferenza. È un ospedale diverso dagli altri, il dott. Gamba fa ricorso anche ad un’altra medicina, l’amore! Lo si percepisce parlando con lui, vedendo quanta passione mette nel suo lavoro e quanto sia animato dal desiderio di aiutare i poveri ed i più deboli spesso senza compenso.
Abbiamo compreso, anche in questo caso, che quello che spingeva il dott. Gamba a curare i suoi pazienti quotidianamente con amore, era la luce di Cristo che è nel suo cuore e la sua fede. Dalla cameretta di Emilio, un paziente della clinica in grave condizioni ma in fase di miglioramento grazie alle cure attente e premurose, si possono guardare i campi circostanti, la natura rigogliosa che comunica gioia e speranza di vita. E la speranza, la gioia di vivere e la forza di combattere trapelano nell’attività di quel grande medico.

don silvio celebra un battesimo
Quello che ci ha maggiormente colpito in questa esperienza boliviana è stato riscontrare la purezza della fede. Noi in Occidente abbiamo purtroppo perso l’essenzialità dell’annuncio evangelico, spesso appesantendo la nostra fede di sovrastrutture mentali che allontanano da un rapporto vero con Cristo e la Sua Parola. E’ stato commovente assistere alle celebrazioni eucaristiche dove la gente partecipa in gran numero e spesso fa chilometri per assistere alla S. Messa. I canti che accompagnano le celebrazioni sono sempre festosi e spesso dei veri e propri concerti a significare l’allegria per la presenza di Gesù in mezzo a noi. Don Silvio e Don Gianfranco hanno potuto fare esperienza diretta celebrando la S. Messa in spagnolo e amministrando il battesimo a dei bambini. La fede vera, nel senso di abbandono fiducioso all’amore di Gesù, trapela dagli occhi di quella gente. Noi viziati occidentali, ammalati di delirio di onnipotenza, che pensiamo di dominare il mondo e la nostra vita, rimaniamo sconvolti dalla freschezza spirituale che si percepisce in questi luoghi dove il messaggio di Gesù è arrivato e vive in tutta la sua genuinità.
Tutto ciò si manifesta ancor più visitando i Santuari come quello dedicato alla Virgen de Urkupina, nei dintorni di Cochabamba a Quillacollo dove ci accompagna Suor Bruna negli ultimi giorni del nostro soggiorno.
La Vergine è molto venerata e la chiesa è sempre gremita. L’altare di quella chiesa ci colpisce, un’esplosione di angeli che con le loro ali sostengono il tabernacolo. Una meravigliosa sorpresa prima della nostra partenza è stata la visita delle bimbe dell’hogar venute con suor Maddalena a salutarci. Ci siamo affezionate molto a quelle creature che sono tornate a sorridere e ad una vita serena grazie alle suore missionarie, così come ci sentiamo legatissime a suor Bruna ed a tutte le meravigliose ragazze della sua comunità che ci hanno regalato questa indimenticabile esperienza.

Lucia