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La Croce, "collocazione provvisoria"

Immi Novembre 2010

L'11 Ottobre scorso, nell'ormai consueto pellegrinaggio penitenziale mensile alla Basilica della Madonna dei Miracoli, siamo stati accompagnati dalla Croce Missionaria. Benedetta l'anno scorso da Sua Santità Benedetto XVI, in questi mesi ha accompagnato il cammino di moltissimi giovani di tutta Europa. E' stato un momento emozionante di comunione con il mondo missionario, a cui in questo mese va una speciale attenzione, e con la Chiesa Universale.
Simbolo di morte presso i Romani, la Croce è oggi diventata trasfigurazione massima dell'Amore cristiano. In Essa si concretizza la Comunione tra il Cielo e la Terra e, contemporaneamente, l'abbraccio tra tutti gli uomini e le donne innamorate di Cristo e del Suo Vangelo. L'ardore missionario, e l'aver simbolicamente rappresentato tutti i continenti della Terra, è la miglior rappresentazione di questo pellegrinaggio d'Amore che tutti chiama a Sé. Con l'impegno di portarlo nel cuore e donarlo ai fratelli, condividendo il loro cammino e le loro quotidiani croci.
La Croce dalla morte oggi è simbolo di Vita. Simbolo di una Vita che risorge, abbracciati in Cristo. Una vita che sconfigge il peccato e la morte. Perché, per dirla con il caro don Tonino Bello, la Croce è una "collocazione provvisoria" e, dopo le tre ore dell'agonia, si corre verso la resurrezione e sul Golgota è "divieto di sosta". In un'epoca in cui sembrano apparentemente trionfare ideologie di morte, sofferenze, violenze, odii la Croce indica un cammino diverso. Con lo sguardo verso l'Alto e immersi nell'abbraccio d'Amore verso l'altro. Aggrappati a Cristo e alla Croce vediamo splendere la via della Speranza e della Risurrezione. Perché dietro ogni nostra croce quotidiana c'è sempre la Croce quotidiana, a confortare le nostre stanche spalle c'è e ci sarà sempre Cristo. In una bellissima poesia brasiliana, l'autore si rivolge verso Cristo. Immaginando il cammino della Vita come una passeggiata in riva al mare, l'autore dice che vede due orme sulla sabbia, le sue e quelle del Signore. E si conforta. Poi arrivano i giorni difficili, dove il pianto supera la gioia e i pesi sembrano schiacciare. E, in quei giorni, sulla sabbia vede solo due orme. E chiede al Signore perché in quei giorni lui non c'è. E il Signore, con sguardo d'amore e compassione, risponde semplicemente "sono i giorni in cui ti ho portato in braccio".
Ciranovagabondo