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La novità del Cristianesimo

Immi Novembre 2010

nuova evangelizzazione
Diceva Einstein che ci sono due modi per vivere la vita: uno è pensare che niente è un miracolo, l’altro è pensare che ogni cosa è un miracolo. Sono convinta che in fondo in fondo, chi più chi meno, chi in maniera più dichiarata chi con un pochino di diffidenza, tutti, anche gli stretti seguaci dell’homo faber fortunae suae, a volte veniamo sorpresi dalla vita così tanto che non possiamo non arrenderci all’idea che essa sia un dipanarsi costante di miracoli. Viviamo circondati da miracoli, ma non ce ne rendiamo conto. Certo, c’è miracolo e miracolo, come faceva notare Troisi in un’arguta scenetta comica che molti di voi ricorderanno. Non voglio parlare qui dei grandi miracoli come le guarigioni (su questo argomento c’è già il prezioso contributo di Perpetua a pag.3), ma di quelle cose meravigliose (dal latino ) che accadono quotidianamente e che, anche quando ci vengono solo raccontate, ci danno la spinta necessaria a continuare il nostro cammino. Quest’estate, ad esempio, ho avuto la fortuna di partecipare all’ordinazione sacerdotale di due missionari argentini che da qualche anno operano a Chieti. Fanno parte di una società di vita apostolica di giovane formazione, la Società San Giovanni, che ha il suo fulcro spirituale in Argentina, ma ha già aperto una casa negli USA e una in Italia, a Chieti appunto. Si occupano soprattutto dei giovani nelle età più difficili, dal periodo delle superiori al momento in cui si affacciano al mondo del lavoro, e dei più emarginati. Sono un po’ i precursori di quella “nuova evangelizzazione” che sta tanto a cuore al Papa e per la quale è stato addirittura istituito il 12 ottobre scorso un nuovo dicastero per “rilanciare –dice il Papa- l’annuncio cristiano in quelle società e culture che da secoli apparivano impregnate dal Vangelo e dove ora invece si è verificata una preoccupante perdita del sacro”.
I sacerdoti della Società San Giovanni sono giovani pieni di talento, uomini del nostro tempo, profondi conoscitori dell’animo umano e delle sue esigenze, che sanno mettere a frutto i grandi doni che il Signore ha fatto loro per portare a quanti più possibile l’annuncio gioioso della Resurrezione. Noi li chiamiamo gli “specialisti della fede”, nel senso che, non dovendosi occupare di tutte le variegate esigenze che ci sono in una comunità parrocchiale, possono dedicarsi anima e corpo, con lo studio, la preghiera e la formazione, a far conoscere e amare Gesù a chi ne è lontano.
Oltre alla cerimonia dell’ordinazione, svoltasi a Villa Dolores (il luogo in cui la Società ha mosso i primi passi, una città nel bel mezzo della sierra, non lontano da Cordoba), nella quale si poteva sentire chiaramente la presenza e la potenza dello Spirito Santo per il miracolo che stava avvenendo davanti ai nostri occhi, abbiamo vissuto un’esperienza molto toccante quando siamo stati ospitati in una villa (l’equivalente argentino della favela brasiliana) in uno dei quartieri più poveri della periferia di Buenos Aires. Abbiamo conosciuto alcune famiglie molto disagiate, e quelle persone così apparentemente diverse da noi, discendenti delle popolazioni indigene, ci hanno raccontato di come l’incontro con Gesù (avvenuto attraverso la rivelazione del Messaggio ad opera dei missionari della Società San Giovanni) stia cambiando radicalmente le loro vite. I missionari non portano cibo o soldi in quelle realtà; insegnano il valore della vita e della dignità umana. Quando il concetto viene recepito, la vita di quella gente man mano cambia. Gli uomini iniziano a lavorare per sostenere le proprie famiglie, cessano le violenze in casa e con i vicini, le donne si occupano di pulire le case e accudire i bambini, i ragazzi vanno a scuola, le coppie iniziano a pensare al matrimonio come sacramento per suggellare le loro unioni. E’ un processo lento, ma è in atto e ad assistervi ha un che di miracoloso. Infatti il cristianesimo, si legge in una riflessione del cardinale Biffi in tema di nuova evangelizzazione, quando è compreso nella sua autenticità, è sempre qualcosa di inedito, di diverso, di sorprendente rispetto allo scenario in cui si inserisce, che si tratti di una favela o delle nostre realtà ipercivilizzate, di prima evangelizzazione o di NUOVA evangelizzazione. E’ chiaro, infatti, che l’uomo del terzo millennio, pur vivendo in una società profondamente secolarizzata, ha bisogno di verità, di libertà, di amore gratuito, che solo riscoprendo la novità del Vangelo sarà possibile ottenere. Se solo credessimo un po’ di più nei miracoli..
Raffaella Valori