Gerusalemme, d'oro, di rame e di luce
“Se ti dimentico, Gerusalemme, si paralizzi la mia destra; mi si attacchi la lingua al palato, se lascio cadere il tuo ricordo, se non metto Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia”. Con questo bellissimo salmo, i deportati di Babilonia cantavano il loro struggente desiderio di ritorno nella terra di Sion. In effetti chiunque visiti Gerusalemme non riuscirà mai a dimenticarla. Un viaggio in Terra Santa, qualunque sia il motivo che spinge a farlo, resta nel cuore e cambia la vita. E’ un’esperienza innanzitutto spirituale, fatta di fede e di riscontri storico-geografici. Accanto ad una storia della salvezza, infatti, esiste anche una geografia della salvezza, con luoghi che parlano e raccontano l’evento prodigioso cui hanno assistito. Il nostro pellegrinaggio parte da Nazareth, la città dell’annuncio, dove tutto ha avuto inizio: HIC VERBUM CARO FACTUM EST. La Grotta dell'Incarnazione, che si trova nella cripta della Basilica dell'Annunciazione, costruita su di essa, è indicata dalla tradizione come il luogo della casa di Maria, in cui ella ricevette la visita dell’arcangelo Gabriele. Poco lontano la casa di Giuseppe, su cui oggi sorge una piccola Chiesa. Nazareth è una cittadina molto ridente e vivibile, con popolazione a maggioranza araba, di cui circa il 30 % è cristiana. Poi c’è Nazareth alta, che è un villaggio a parte, ed è un insediamento tutto ebraico fin dagli anni cinquanta.
Da lì parte l’escursione al Monte Tabor, il monte della luce, luogo della Trasfigurazione di Gesù. Sulla sommità, spianata in epoca crociata, oggi sorge una Chiesa molto bella, immersa in un’oasi di pace e di tranquillità. Ai piedi del Tabor c’è un piccolo villaggio che la tradizione fa corrispondere a Cana, la città del primo miracolo pubblico di Gesù.
Per raggiungere il Mare di Galilea passiamo attraverso i luoghi della predicazione, dove Gesù ha posto le basi del suo insegnamento, proponendosi come unico modello di vita: il Monte delle Beatitudini, dove Gesù ha dettato la nuova Legge, a compimento dell’antica Legge mosaica, Tabga, dove ci sono sia il sito in cui si ricorda il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci che la Chiesa del Primato di Pietro. All’interno della Chiesa è conservata una roccia, chiamata Mensa Christi, che la tradizione afferma essere quella su cui Gesù, dopo la pesca miracolosa, preparò da mangiare ai suoi discepoli e conferì il primato a Pietro.
Molto suggestiva è la traversata del lago in battello, e il pranzo nel kibbutz di Ein Gev, sull’altra sponda, ci fa sperimentare la cordiale ospitalità del popolo ebraico, gustando l’immancabile pesce san pietro appena pescato.
Un’altra sosta importante è a Cafarnao, la città di Pietro, che poi è diventata anche la città di Gesù perchè lì lui ha iniziato le sue predicazioni. La città oggi è un luogo che mescola perfettamente cultura, storia e religione ed è per questo che è meta di milioni di persone provenienti da tutto il mondo.
Lungo il percorso verso la Giudea, in cui vediamo il paesaggio cambiare totalmente, ci fermiamo sulle rive del Giordano. E’ un’occasione per rinnovare le promesse battesimali nel luogo in cui Giovanni battezzò Gesù. A poca distanza si incontrano le rovine isolate di Qumran, una terrazza desertica che si stende tra il versante roccioso di una montagna e un dirupo che sovrasta il Mar Morto. La zona si trova a 400 metri sotto il livello del mare ed è costituita da un complesso archeologico molto vasto all’interno del quale sono stati rinvenuti, intorno agli anni ’50, i famosi Rotoli del Mar Morto, testi di grande significato religioso e storico, che comprendono alcune delle uniche copie superstiti note dei documenti biblici.
Giungiamo finalmente a Gerico, la città più antica del mondo. Siamo nel cuore della Cisgiordania, l’atmosfera è molto diversa rispetto a ciò che abbiamo visto finora. Il nome significa “profumato” e ciò che subito colpisce è l’esplosione delle bouganville dai colori sgargianti, dato che si tratta di un’oasi verdeggiante in pieno deserto. Attraversiamo il deserto di Giuda, ma per entrare a Betlemme dobbiamo attraversare prima Gerusalemme, per la presenza della barriera di separazione fra Israele e i territori occupati, il cosiddetto Muro di Sharon, innalzato nel 2002 dopo l’ultima intifada. La città è tutta araba, con una piccola percentuale di cristiani, organizzati in cooperative di lavoro che producono soprattutto oggetti sacri, utilizzando le materie prime del luogo. Betlemme in arabo significa “casa del pane”, in effetti è il luogo dell’incarnazione: Dio si è fatto carne, e quindi pane, per tutti noi.
A soli 8 chilometri, Gerusalemme. La storia della salvezza dell’uomo concentrata in un piccolo lembo di terra. Una terra martoriata, contesa, ma affascinante come poche. Diceva Paolo VI che tutti hanno cercato di conquistare Gerusalemme ed ancora oggi se la contendono, ma non si accorgono che è Gerusalemme a conquistare loro. In effetti Gerusalemme ti conquista, ti attira a sè e non ti lascia mai andare via completamente. Considerata fin dall’antichità il centro del mondo, è un crogiuolo di razze che vivono e convivono fianco a fianco, in maniera più o meno pacifica a seconda del periodo storico. E‘ la città santa per tutte e tre le religioni monoteiste e ciò è sicuramente la sua forza, ma anche il suo punto debole. Tutto nasce a Gerusalemme e tutti veniamo da Gerusalemme. E’ una sensazione che accompagna chiunque entri attraverso una delle sette porte di ingresso alla città.
Noi entriamo dalla Porta di Sion, a sud, che conduce direttamente al quartiere ebraico. Di forte impatto è la vista del Muro Occidentale, meglio conosciuto come Muro del Pianto. Siamo in pieno Pesach e tutto il piazzale antistante è affollato soprattutto di ebrei ortodossi, riconoscibili dall’abbigliamento tipico, di colore nero, e dal particolare copricapo a tesa larga sotto cui sono ben visibili lunghi riccioli di capelli. Pregano incessantemente, in una maniera che a noi può sembrare anche un po’ ripetitiva, ma è il loro modo di chiedere perdono, di lodare Dio e di dialogare con Lui.
Il Muro sostiene dal lato occidentale la Spianata delle Moschee, dove duemila anni fa sorgeva il Tempio e dove da più di mille anni si trovano invece la Cupola della Roccia e la Moschea di Al Aqsa. Quest’area è considerata il più importante luogo santo dell’Ebraismo, e il terzo luogo più santo dell’Islam. Le donne non sono ammesse a pregare ad alta voce ed a loro è riservata solo una piccola parte di muro. Ci avviciniamo anche noi, gli uomini però devono prima indossare la kippah in segno di rispetto. Con un’apposita passerella di legno, costruita nel 2003 di fianco all’accesso al piazzale del Muro, si può raggiungere la Spianata delle Moschee, la cui maestosità dà solo una vaga idea di come potesse essere il Tempio di Salomone. Si ritiene che Sancta Sanctorum del Tempio fosse ubicato proprio dove oggi sorge la Cupola della Roccia, che è l'edificio islamico più antico del mondo ancora oggi esistente ed è il simbolo architettonico della città, grazie anche al fatto che la sua cupola dorata si staglia su tutte le altre costruzioni ed è ben visibile da qualsiasi angolazione si guardi lo skyline gerosolimitano. Una breve passeggiata ci porta alla Basilica del Santo Sepolcro. Si tratta di una chiesa sui generis, che per la sua peculiarità non è paragonabile a nessuna altra chiesa al mondo. Ingloba sia quella che è ritenuta la collina del Golgota, luogo della crocifissione, sia il sepolcro. A prima vista c’è un grande disordine, dovuto soprattutto al grande affollamento e al fatto che le varie confessioni cristiane, soprattutto greci-ortodossi, copti, francescani e armeni, si contendono gli altari per le varie celebrazioni. In realtà tutto è perfettamente regolato fin dal 1852 dallo Statu Quo, un decreto che dettaglia esattamente gli spazi, gli orari e i tempi delle funzioni, gli spostamenti, i percorsi e anche il modo di realizzarli! E’ uno dei pochi luoghi della cui esistenza si possiedono prove archeologiche risalenti ad appena un centinaio d'anni dopo la morte di Gesù. E’ sicuramente il cuore di ogni viaggio in Terra Santa. Milioni di pellegrini arrivano quotidianamente per vedere quella tomba vuota e riportare la lieta novella nelle proprie case. Ci vorrebbero due giorni solo visitare la Basilica, tanto è ricca di storia, di simboli e di testimonianze. E’ un posto da vivere, in cui, più che in ogni altro luogo, è possibile fare silenzio dentro di sè, pur in mezzo all’assordante vociare della folla.
Un altro sito imprescindibile per un pellegrino in cerca di conferme è il Cenacolo, dove Cristo ha istituito l’Eucarestia, dove si è poi manifestato agli Apostoli e dove è avvenuta la Pentecoste. La sala è diventata nel tempo una moschea, però oggi vi vige lo Statu Quo, per cui non è possibile svolgervi alcuna celebrazione.
Fuori dalle mura della città, l’Orto degli Ulivi con la Chiesa del Getsemani e la Cappella dell’Ascensione, la Chiesa di San Pietro in Gallicantu, Dominus Flevit, la Cappella del Pater Noster e la Chiesa della Tomba di Maria, sono alcune delle altre tappe importanti che tocchiamo in questo viaggio incredibile.
A poca distanza c’è Ein Karem, lo splendido villaggio noto per essere il luogo della visita di Maria ad Elisabetta e della nascita di Giovanni Battista. Due Chiese molto belle ricordano entrambi gli eventi.
Ma Gerusalemme è anche Yad Vashem, il memoriale ufficiale delle vittime ebree dell’olocausto. Il grandioso Museo è collocato sulle pendici del Monte del Ricordo ed è composto di molti settori, fra cui una sala memoriale, un museo storico, una galleria d'arte, e una Sala dei Nomi. Davanti al museo c’è il Giardino di Giusti, dove vengono onorati coloro che, a rischio della propria vita, salvarono degli ebrei dallo sterminio. Entrare nella Sala dei Nomi e sentire proclamati i nomi dei bambini uccisi nei campi nazisti, mentre si attraversa un ambiente illuminato solo dal bagliore di piccole candele riflesse da un gioco di specchi, è un’esperienza che tocca l’anima fin nel profondo.
L’ultima serata in città è la degna conclusione di un viaggio straordinario. Claudio Pagliara, brillante corrispondente per la Rai dal Medioriente, si presta simpaticamente a farci da guida, accompagnandoci in zone poco conosciute della città che, di notte, si colorano di tinte calde e di atmosfere magiche. Con lui scopriamo Yemin Moshe, il primo quartiere ebraico a sorgere al di fuori delle mura della Città Vecchia, nella zona tra la Porta di Jaffa e il Monte Sion. Oggi è una zona elegante e anche costosa, ricca di gallerie d'arte e di ville molto belle. Prendiamo un caffè al Mamilla Center, la nuova via dello shopping a ridosso della Porta di Jaffa, esempio perfetto di integrazione e di modernità in una città millenaria e cosmopolita. Pagliara ci spiega quanto Gerusalemme sia vivibile, a dispetto dei pregiudizi che abbiamo in occidente. Lo ringraziamo per la sua disponibilità, salutandolo con l’augurio che gli ebrei si scambiano da sempre: l’anno prossimo a Gerusalemme!
Raffaella