Gesto umano e divino
“In questi ultimi mesi, ho sentito che le mie forze erano diminuite e ho chiesto a Dio con insistenza, nella preghiera, di illuminarmi con la sua luce per farmi prendere la decisione giusta non per il mio bene, ma per il bene della Chiesa. Ho fatto questo passo nella piena consapevolezza della sua gravità e anche novità, ma con una profonda serenità d’animo. Amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi.”
In queste parole pronunciate da Benedetto XVI in occasione della ultima udienza generale, lo scorso 27 febbraio, è contenuto tutto il senso della sua “renuntiatio”, ossia del gesto di rinuncia al ministero petrino che ha colpito profondamente i cattolici e non.
Tecnicamente la renuntiatio è una ipotesi di cessazione anticipata dell’ufficio del Papa rispetto alla morte, ipotesi rara anche se prevista dal Codice di diritto canonico al canone 332., comma 2°.
Nella storia della Chiesa si ricordano altri casi, ma non paragonabili al presente per circostanze e situazioni molto diverse.
Lo stesso Benedetto XVI aveva preconizzato questo gesto nel libro intervista “Luce del mondo” uscito nel 2010 nel quale aveva dichiarato che, in caso di sopravvenuta incapacità fisica, psicologica e spirituale, il Papa ha il diritto di dimettersi, anzi l’obbligo.
Sulla renuntiatio sono stati scritti in questi giorni fiumi di parole, ogni commentatore si è speso in rilievi, analisi spesso dietrologiche, cercando di intravedere delle ragioni oscure alla base di questo gesto tanto inaspettato.
Ma qualche analista più attento e sensibile alle cose della fede ha evidenziato come questa rinuncia denoti, invece, la grandezza di questo Pontefice, la sua immensa umiltà.
Benedetto XVI, nel riconoscere la sua impossibilità a continuare a reggere la Chiesa a causa della sua debolezza fisica per l’età avanzata, ha ribadito la visione cristocentrica che aveva caratterizzato tutto il suo ministero petrino: “ la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è Sua e Cristo non lascia affondare”.
Ha messo da parte se stesso, quale umile e, attualmente, fragile operaio nella vigna del Signore, perchè ama profondamente la Chiesa.
Qualcuno è arrivato a dire che con il suo gesto avrebbe rinunciato alla Croce. Ma chi sostiene ciò non è entrato appieno nella profondità di tale decisione : “Non abbandono la Croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso. Non porto più la potestà dell’officio per il governo della Chiesa, ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di Pietro.”
Permettetemi una nota personale. Io ho amato profondamente Benedetto XVI sin dall’inizio del suo pontificato. Non è stato semplice per lui entrare nel cuore della gente perchè successore di Giovanni Paolo II, il grandissimo Papa con una carica umana e comunicativa notevole.
Eppure quella dolcezza del suo volto mi ha sempre colpito perchè vi avvertivo l’abbraccio avvolgente e consolatorio del Nazareno. In lui percepivo una profonda capacità di conoscenza dell’animo umano e una grande misericordia.
Purtroppo i media, che spesso fanno disinformazione in materia religiosa e di questi tempi contribuiscono a secolarizzare il mondo e a ridicolizzare la Chiesa, hanno sempre messo in risalto una presunta rigidità e riservatezza di carattere, addirittura dipingendolo come un Papa conservatore, poco attento ai cambiamenti della vita dell’uomo.
Ma tutti i suoi scritti da raffinato teologo, le sue encicliche ( “Deus caritas est”, “Spe salvi”, “ Caritas in veritate”), le sue catechesi del mercoledì, i suoi libri su Gesù di Nazareth, hanno evidenziato una personalità immensa, innamorata di Cristo, perfettamente in sintonia col suo predecessore.
Chi continua a dire che la Chiesa dovrebbe adattarsi ai tempi, purtroppo dà un giudizio qualunquista che dimentica o fa finta di dimenticare che le verità di fede del Vangelo non possono seguire le mode. Ma ciò non toglie che la Chiesa accoglie tutti e soprattutto chi si trova a vivere situazioni di vita difficili e sofferte.
Quando ho sentito la notizia della renuntiatio, mi tornavano in mente le parole del Vangelo dei discepoli di Emmaus: “ Resta con noi, Signore, perchè si fa sera..”
Poi mi sono consolata pensando che, se anche vivrà appartato dal mondo, la forza della sua preghiera sosterrà la Chiesa per sempre.
GRAZIE Santità..emerita!
Lucia