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Intorno alla fine del mondo

Pasqua 2013

perpetua
Quando questo articolo sarà stampato, la realtà e la luce del Natale (fino a quella della Pasqua) avranno già fatto da tempo piazza pulita della bufala della catastrofica fine del mondo, annunciataci anche alla faccia degli stessi incolpevoli Maya, visto che per loro la fatidica data del 21 dicembre 2012 rappresentava soltanto il confine tra due cicli plurisecolari e non certo la fine di ogni cosa.
Tuttavia l'argomento resta intrigante perché ci dà l'occasione di esaminare come esso venga trattato e considerato nei Vangeli, come nel resto del Nuovo Testamento, considerata l'immeritata fama di catastrofismo che avvolge l'Apocalisse di Giovanni e a cui si dedicherà, se Dio vuole, un successivo articolo.
Nei Vangeli dunque i riferimenti escatologici, che trattano cioè della fine della storia dell'uomo, sono sparsi qua e là nei quattro racconti canonici, molto spesso in coda ad alcune parabole come quella sulla zizzania e solo raramente con un brano appositamente dedicato, e sembrano indicare concordemente un periodo di crisi che però si concluderà con la sconfitta e la cancellazione del male, dei malvagi e di tutto ciò che vi è di negativo e che viene quasi sempre associato alla parola "mondo", nonché con il glorioso ritorno di Gesù, il trionfo del bene e relativi operatori, nonché l'inizio di un nuovo universo e di una nuova umanità. Ecco allora che per un cristiano la "fine del mondo" non dovrebbe essere assolutamente da temere, bensì addirittura da desiderare.
Ma andiamo ora ad esaminare i suddetti brani, riportando innanzitutto quello del Vangelo di Marco che si legge in genere nella festa di Cristo Re, al capitolo 13 :
1Mentre usciva dal tempio, una uguali un discepolo gli disse: "Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!". 2Gesù gli rispose: "Vedi queste grandi costruzioni? Non rimarrà qui pietra su pietra, che non sia distrutta". 3Mentre era seduto sul monte degli Ulivi, di fronte al tempio, Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea lo interrogavano in disparte: 4"Dicci, quando accadrà questo, e quale sarà il segno che tutte queste cose staranno per compiersi?".
5Gesù si mise a dire loro: Guardate che nessuno v'inganni! 6Molti verranno in mio nome, dicendo: "Sono io", e inganneranno molti. 7E quando sentirete parlare di guerre, non allarmatevi; bisogna infatti che ciò avvenga, ma non sarà ancora la fine. 8Si leverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti sulla terra e vi saranno carestie. Questo sarà il principio dei dolori.
9Ma voi badate a voi stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe, comparirete davanti a governatori e re a causa mia, per render testimonianza davanti a loro. 10Ma prima è necessario che il vangelo sia proclamato a tutte le genti. 11E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi di ciò che dovrete dire, ma dite ciò che in quell'ora vi sarà dato: poiché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo. 12Il fratello consegnerà a morte il fratello, il padre il figlio e i figli insorgeranno contro i genitori e li metteranno a morte. 13Voi sarete odiati da tutti a causa del mio nome, ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato.
14Quando vedrete l'abominio della desolazione stare là dove non conviene, chi legge capisca, allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano ai monti; 15chi si trova sulla terrazza non scenda per entrare a prender qualcosa nella sua casa; 16chi è nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. 17Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni! 18Pregate che ciò non accada d'inverno; 19perché quei giorni saranno una tribolazione, quale non è mai stata dall'inizio della creazione, fatta da Dio, fino al presente, né mai vi sarà. 20Se il Signore non abbreviasse quei giorni, nessun uomo si salverebbe. Ma a motivo degli eletti che si è scelto ha abbreviato quei giorni. 21Allora, dunque, se qualcuno vi dirà: "Ecco, il Cristo è qui, ecco è là", non ci credete; 22perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e portenti per ingannare, se fosse possibile, anche gli eletti. 23Voi però state attenti! Io vi ho predetto tutto.
24In quei giorni, dopo quella tribolazione,il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo splendore 25e gli astri si metteranno a cadere dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
26Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.
28Dal fico imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina; 29così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte. 30In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute. 31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. 32Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre.
33State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso. 34È come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. 35Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, 36perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati. 37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!".

Come si vede, almeno nella prima parte, si tratta qui della predizione di un avvenimento storico ben preciso come la distruzione del Tempio di Gerusalemme, prendendo spunto da un apprezzamento quasi turistico di un discepolo all'uscita di quest'ultimo, a cui fa seguito la profezia di Gesù. E se non ci è pervenuta la reazione del discepolo, quella del "gruppo dirigente" degli apostoli è stata immediata, visto che Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni si preoccupano subito, anche se in un secondo momento e in un altro contesto e quasi di chiacchierata all'aria aperta, di prendere in disparte Gesù per chiedergli spiegazioni su una previsione che mandava in fumo tutte le loro segrete speranze, condivise peraltro da tutto il popolo ebraico, di una nuova indipendenza nazionale.
La distruzione del Tempio e l'annessione definitiva all'impero di Roma del regno di Israele avverrà poi puntualmente ad opera dell'imperatore Tito nel 70 d.C., con le conseguenti dispersione degli Ebrei nel mondo e contemporanea diffusione del Cristianesimo, nonché successiva persecuzione degli stessi cristiani da parte degli imperatori romani, ma non certo la fine di tutta la storia, visto che questi avvenimenti vengono dati per accaduti da Gesù nell'arco di quella medesima generazione che lo ascoltava. È anche vero però che il verificarsi di quegli avvenimenti negli occhi degli estensori del testo del Vangelo e dei loro testimoni che ben ricordavano le parole magari di senso più generale pronunciate da Gesù, le facevano sentire direttamente riferite a ciò che succedeva nei loro stessi anni. Ecco perché il riferimento alla distruzione del Tempio viene considerato per datare la scrittura del Vangelo al decennio immediatamente successivo.
Nella seconda parte del capitolo vengono invece prospettati altri avvenimenti, il cui verificarsi e la cui fine comporta un'estensione temporale indefinita, insieme a guerre, carestie, terremoti (sempre presenti in verità, con le epidemie, in tutta la storia umana, tanto che c'è perfino una teoria storica che la divide in periodi tra l'una e l'altra epidemia) e alla continuazione delle persecuzioni contro i cristiani a causa della necessità di diffondere il Vangelo a tutti gli uomini di tutti i tempi (tanto che vi assistiamo ancora oggi in Nigeria, in Pakistan come in altre parti del mondo). La durata di questo periodo però, sarebbe sconosciuta persino agli angeli e a Gesù stesso, visto che il Padre l'avrebbe riservata alla sua scelta; e questi ultimi versetti sarebbero stati attribuiti dalla tradizione a Gesù probabilmente per continuità testuale. Si pensa infatti, che essi siano stati aggiunti al testo orale tramandato nella comunità per evidenziare una convinzione spirituale maturata al suo interno per farsi una ragione del ritardo nel ritorno del Salvatore data per imminente da quella medesima tradizione orale.
Gli accennati altri avvenimenti che invece dovrebbero davvero segnare l'inizio della fine del mondo propriamente detta, sono descritti a partire dal versetto 14 che ne determina una ben precisa causa scatenante, ossia tutto comincerà ad accadere quando "l'abominio della desolazione", o forse meglio ancora, la desolazione dell'abominio, cioè i gravi danni provocati dai più odiosi peccati umani si verificheranno "là dove non conviene", ovvero anche in quegli ambienti che ne avrebbero dovuto essere più al riparo.
A questo punto si potrebbe far notare che ogni generazione ha visto alzarsi il livello dei propri scandali sempre più in alto, tanto da dover creare il detto "al peggio non c'è mai limite" e forse anche la nostra non sfugge a questa sensazione, ma non si può neanche fare a meno di notare come la densità, la ramificazione, l'intensità e l'estensione del male a cui si assiste ai nostri tempi abbiano raggiunto livelli veramente intollerabili. Infatti non è più possibile tollerare le stragi di innocenti di cui si ha quotidianamente notizia dagli Stati Uniti al Pakistan e Afghanistan, passando per il continente africano e la Siria, la corruzione materiale (appropriazioni indebite di denaro pubblico ed evasione fiscale) e morale (disonestà, pedofilia e altri scandali sessuali) diffusa ai più alti livelli della classe politica e persino tra gli stessi esponenti della Chiesa.
Tutto ciò sarebbe dunque come la goccia che fa traboccare il vaso, quello che fa scoccare l'orologio della fine, visto che segue a questo una grande tribolazione, ossia uno stato di generale sofferenza individuale e collettiva, economica, psicologica e sociale, senza precedenti nella storia umana, in cui la stessa idea di futuro, rappresentata dai figli, sembra essere compromessa (vedi il riferimento alle madri che non hanno generato).
Ora, se è vero che la stessa vita umana molto spesso è normalmente una tribolazione, tra malattie, dolori, dispiaceri e un lento avvicinamento alla morte, è anche vero che mai come nel nostro tempo ci sentiamo quasi sopraffatti da una sorta di angoscia generale che ci sta togliendo il respiro, insieme ad avvenimenti epocali che cancellano certezze consolidate (dai cambiamenti climatici agli scompigli parlamentari e alle dimissioni del Papa) e alla crisi economica, che sembra negare la speranza in un futuro migliore, soprattutto per i giovani.
Tuttavia la chiusura del passo indica chiaramente che è proprio la speranza il miglior antidoto all'angoscia dei nostri tempi e ai profeti di sventura che li caratterizzano, visto che viene specificamente precisato come questi giorni di tribolazione vengono appositamente abbreviati dal Signore per salvare i meritevoli del Paradiso (ma forse anche grazie alle buone opere di questi ultimi).
Costoro (con ragionevole speranza la maggior parte, se non quasi tutti noi, considerata l'infinita misericordia divina) saranno salvati anche da un ultimissimo sconvolgimento cosmico naturale (non importa se sia un meteorite o il lontanissimo esaurimento del sole) o, in senso figurato, dal tramonto generale della civiltà umana, per raggiungere, ormai liberi dai malvagi annientati e dai loro soprusi, grazie alla manifestazione fisica di Gesù, la loro felice condizione nel mondo che verrà, insieme ai risorti dalla morte. (..continua..)