Diario di Missio Casalbordino
Ci uniamo al grido accorato di Papa Francesco pubblicando uno stralcio del suo appello di pochi giorni fa a far cessare la violenza in Siria, da qualunque parte essa venga: "Di cuore vi invito tutti ad unirvi alla mia preghiera per la pace in Siria e nella regione, e lancio un accorato appello ai responsabili siriani e alla comunità internazionale: per favore, tacciano le armi, si metta fine alla violenza! Non più guerra! Non più distruzione! Si rispetti il diritto umanitario, si abbia cura della popolazione bisognosa di assistenza umanitaria e si giunga alla desiderata pace attraverso il dialogo e la riconciliazione. Alla nostra Madre Maria, Regina della pace, chiediamoLe che ci dia questo dono per la Siria e preghiamo tutti insieme: Ave Maria ..."
"O SIGNORE C’E’ UNA GUERRA …"
… e serve cessare il fuoco, anche di poche ore, per poter permettere ai camion con gli aiuti umanitari di entrare in Siria e distribuire cibo e medicine alla gente intrappolata dagli assedi, non possiamo più restare a guardare … ora si muore anche di fame. Siamo di fronte ad una vera catastrofe umanitaria!
E’ questo l’ultimo accorato appello del Nunzio Apostolico Mons. Zenari, in Siria dal 2009, rivolto alla comunità internazionale. Appello rafforzato anche dalla voce di Papa Francesco, il quale grida: SERVE PIU’ UMANITA’!
"O SIGNORE C’E’ UNA GUERRA …"
… ed e’ Primavera Araba anche in Siria.
Dopo alcuni isolati accenni di protesta nel mese di Febbraio del 2011, le manifestazioni di piazza nel mese di marzo prendono forma a DARAA , una città al confine meridionale con la Giordania.
Il 18 marzo, dopo la preghiera del Venerdì, diverse migliaia di persone scendono nelle strade per chiedere la liberazione di alcuni ragazzi adolescenti, arrestati nei giorni precedenti, colpevoli di aver disegnato sui muri della città graffiti contro il regime del presidente Bashar Al-Assad.
Le scritte vengono subito coperte con della vernice bianca e i ragazzi torturati ed uccisi. In poche settimane le proteste si allargano a tutta la Siria. Il presidente schiera l’ esercito nelle strade ed in risposta nascono i primi gruppi ribelli: è guerra civile!!!
"O SIGNORE C’E’ UNA GUERRA …"
… ed è la guerra delle donne rapite, stuprate e torturate.
Sono più di 50.000 le donne che hanno subito ogni tipo di violenza, tortura e soprattutto violenza sessuale nelle carceri di Assad ed a queste vanno aggiunte anche le vittime dei raid nei villaggi, dei rapimenti e tutti i casi non documentati.
Oltre al dolore, il silenzio. Silenzio nel quale si chiudono perché hanno paura di raccontare.
Qualcuna rompe questo silenzio. E’ una vittima della shabilia, le milizie civili filo-governative, e racconta delle terribili forme di tortura, manganelli elettrici, elettrochoc in bocca, frustate con cavi d'acciaio e ancora altro che preferiamo non dire per rispetto alla loro dignità. Le donne sono il primo bersaglio del regime e la violenza sessuale sembra un'arma di guerra ben organizzata!!!
"O SIGNORE C’E’ UNA GUERRA …"
… ed è la guerra dalle mille contraddizioni.
Si uccide brutalmente chi ama la SIRIA, la propria terra, ma anche il religioso straniero venuto per portare pace attraverso il dialogo interreligioso e la riconciliazione.
E’ di qualche giorno fa la notizia dell’uccisione di Padre Frans Van Der Lugt, ultimo mis-sionario europeo. Il gesuita olandese aveva scelto di continuare a sostenere il popolo di Homs, in uno dei quartieri più pericolosi della regione. Sono passati nove mesi dall'ultima volta che abbiamo sentito Padre Paolo Dall’Oglio parlare cosi:
-La liberazione delle persone rapite è l'inizio della soluzione della guerra… sono venuto qui per ricordare a me e ai siriani che dobbiamo lavorare per la riconciliazione, la libertà deve essere per tutti i siriani.- Lui stesso è stato rapito ed ancora non abbiamo sue notizie.
"O SIGNORE C’E’ UNA GUERRA …"
… ed è guerra ai bambini.
Bambini stuprati, torturati, arruolati nei combattimenti e usati come scudi umani. L’Onu denuncia: “INDICIBILE” è l’elenco dei maltrattamenti subiti e delle torture a cui sono sottoposti i bambini catturati dalle forze governative perché accusati di collaborare con le opposizioni: unghie dei piedi e mani strappate, violenze sessuali ripetute, privazione del sonno, mutilazioni dei genitali, chiodi conficcati nelle mani, finte esecuzioni e costrizione ad assistere alle torture inflitte ai loro parenti. Non semplici violenze, ma veri e propri orrori. 3 anni di guerra, più di 11mila bambini uccisi e una generazione da salvare. Sono circa 5 milioni e mezzo i bambini colpiti dal conflitto. Le scuole sono crollate, gli ospedali e i centri sanitari distrutti e i medici fuggiti. Le reti idriche ed i servizi igienici fuori uso. Le loro nuove case –tende nei campi profughi– non soddisfano le necessità più elementari. Vivono e lottano per trovare qualcosa da mangiare e soprattutto sono rimasti soli… Tutto questo si ripercuote sulla loro salute, sul loro benessere e sul loro futuro.
Le cicatrici fisiche ed emotive di questa guerra li accompagneranno per tutta la vita!!!
"O SIGNORE C’E’ UNA GUERRA … ED IO NON POSSIEDO PAROLE"(Madre Teresa Di Calcutta)
I bambini siriani non meritano tutto questo e noi proviamo a non lasciarli soli!
Nei prossimi mesi, il gruppo missionario Casalbordino, guidato da Don Silvio, incontrerà testimoni di questa martoriata terra.
Qui a fianco ci sono i racconti di alcuni di loro.
Rosanna Moretti per Missio Casalbordino
Riceviamo e pubblichiamo il racconto di una donna italo-siriana:
Fu proprio cosi, come in questo poster dell'artista siriano Mustafa Jacob, che tutto cominciò. Nella piccola citta' di Daraa', nel Sud della Siria, il 9 Marzo 2011, un gruppetto di quindici ragazzini tra gli otto e undici anni, vengono carcerati dalla polizia segreta siriana. Forse per gioco, forse influenzati dal tutto cio' che veniva riportato dai media su ciò che stava accadendo negli altri paesi arabi: Tunisia, Egitto, Libia,Yemen e Bahrein, scrivono sui muri della propria scuola: "Adesso tocca a te, Dottore!" Il giovane presidente siriano, Bashar al Assad ha, infatti, una laurea in medicina. Ma quello che voleva essere una monellata si rivelò essere una vera catastrofe! I bambini vengono arrestati, maltrattati, torturati, ad alcuni vengono strappate le piccole e tenere unghie e nonostante l'intervento delle grandi personalità della città, il capo della polizia segreta, un cugino del presidente Assad rifiuta di liberarli. Fu proprio per loro, per questi quindici fanciulli, che il 15 marzo 2011, centinaia di uomini e donne, ma anche giovani e anziani, scendono nelle strade di Daraa, chiedendo la loro liberazione. Ma la risposta del regime siriano e' durissima. Daraa viene subito assediata, attaccata da carriarmati e elicotteri, privata per lunghe settimane di elettricità ed acqua, isolata completamente dal resto della Siria. Il 18 Marzo 2011, durante un'ennesima manifestazione pacifista le forze dell'ordine del regime usano il fuoco causando la morte di alcuni. Il regime di Assad accusa i manifestanti di essere terroristi, ma migliaia di video sulla rete provano che i manifestanti erano del tutto disarmati, l'unica arma nelle loro mani erano i telefoni cellulari usati per riprendere e fotografare tutto ciò che avveniva. In seguito, anche il presidente Assad fu costretto ad ammettere questo, ma sempre considerando tutti coloro che osarono dirgli NO terroristi, traditori, batteri di cui bisogna sbarazzarsi, anche trattandosi solo di piccoli bambini!
Daraa viene oggi considerata dai siriani la culla della rivolta siriana, perchè è da Daraa che tutto nacque e da Daraa scoppiò la scintilla della rivoluzione contro il regime totalitario di Bashar al Assad, destinata a diffondersi pian piano in tutte le altre città siriane. Homs, Hama, Latakiah rispondono subito al grido di aiuto di Daraa con grandissime manifestazioni pacifiche, ma la risposta del regime è sempre la stessa: uso di armi da fuoco contro i manifestanti causando morti e feriti. Anche Damasco, la capitale, non tarda ad unirsi alle altre città in rivolta, poi arriva anche il turno di Aleppo, al nord della Siria. Le proteste si espandono in tutta la Siria, e con loro i bombardamenti, i massacri, la distruzione e la morte. Sono centinaia di migliaia le persone che hanno perso la vita durante questi tre anni, più di diecimila sono bambini. Hamza AL KHATIB, considerato simbolo e martire, un bambino di soli undici anni, non e' che uno di questi tanti angioletti del Paradiso. Ucciso dopo essere stato torturato nella maniera piu' orribile nelle prigioni del regime siriano. Ma Hamza non e' l'unica vittima, la macchina della morte non si ferma, il 25 maggio 2012 l'esercito di Assad assedia il piccolo villaggio del Houla e dopo averlo bombardato vengono uccisi centinaia di persone tra cui più di trenta bambini accoltellati a sangue freddo. Ma non è tutto, il 24 Agosto 2013 il regime siriano fa uso di armi chimiche nella periferia di Damasco causando la morte di migliaia, tra cui centinaia di bambini. E' atroce vedere ogni giorno immagini di dolore, lacrime di mamme che perdono i loro bambini a causa dell'odio di un uomo contro il suo popolo. Sono tante le storie da raccontare ...veramente tante ...e ringrazio voi che mi date la possibilità di farlo. Sono un'i-talo-siriana, da poco ho lasciato la Siria, vista la pericolosa situazione venutasi a generare. Raccontare quello che sta accadendo è necessario perché è giusto che tutti sappiano quello che sta accadendo in un paese meraviglioso, ormai raso al suolo, come la Siria! In molti credono che in Siria l’esercito combatta i cosiddetti "terroristi", giustificando così il grande massacro che si sta effettuando senza precedenti!!! In Siria non si combatte una guerra in nome di una religione, in Siria si combatte un dittatore che non vuole lasciare il potere. In Siria si combatte per avere un po' di libertà. In Siria si combatte per avere un futuro migliore per i propri figli. Nel mio paese si combattono dei mercenari pagati dal dittatore i quali uccidono anche i bambini per i soldi! Qui la religione non c'entra nulla! Si combatte un dittatore sanguinario che da moltissimi anni ha portato la Siria alla povertà e alla morte! I siriani oggi e sopratutto i bambini, muoiono sotto i bombardamenti, nelle prigioni, ma anche nei campi profughi. Muoiono di freddo e di fame! E' per tutto ciò, e specialmente per loro, che tutto questo deve essere fermato!
Un'Altra testimonianza (Mulham Al Jundi)
Negli ultimi mesi, le immagini filmate dagli attivisti nella città ”Ribelle” di Homs, da mesi assediata dalle Forze di Sicurezza Siriane, sono state tristemente ripetitive. Cecchini che mirano dai tetti, esplosioni continue, corpi sanguinanti. Uno di questi tanti giovani attivisti ha deciso malgrado tutto di proporre un’immagine differente della sua città, tramite video, foto e tweets, dipingendo così un'immagine dettagliata della vita quotidiana a Homs, sotto le bombe!
Mulham Al Jundi, non e’ il tipico cittadino giornalista: lui e’ di Homs, ma lavorava in Arabia Saudita quando un anno fa ebbe inizio la rivolta contro il regime siriano! Stanco di vedere la sua città bombardata in televisione, decise di tornare a Homs imponendosi una missione, quella di raccontare al mondo cosa stava e sta succedendo nel suo paese. Le sue foto di vita quotidiana servono a ricordarci che la gente, lì, continua a vivere nonostante tutta quella violenza.
I bambini passano la maggior parte del tempo a casa, terrorizzati dai bombardamenti.
Abbiamo parlato con Al Jundi. Pochi giorni fa si trovava ancora a Homs. Adesso è in Arabia Saudita dove è stato sottoposto ad un intervento chirurgico dopo essere stato ferito ad una gamba, mirato da un cecchino. Mulham sta già programmando di tornare in Siria, al più presto.
"Ho preso la decisione di tornare in Siria, perché la situazione va da male in peggio, perché le imma-gini che i media ricevono sono solo una piccola parte di quello che realmente sta succedendo. Ho deciso di filmare diversi reportages, in Arabo e in Inglese, e di mostrare la realta’ della vita a Homs, dove il regime siriano sta massacrando la popolazione.
Il quotidiano a Homs e’ davvero molto difficile. Molto più duro di come avevo immaginato." Al Jundi scrive dalle vicinanze del al Zeitoun, regolarmente bombardato dall’Esercito Siriano, ma che non ha sofferto quanto il quartiere vicino, Baba Amr: qui bambini e giovanotti escono in strada molto raramente, restano a casa terrorizzati dai bombardamenti continui. Naturalmente non vanno a scuola! Le strade e i negozi sono chiusi. Anche gli uffici amministrativi della città hanno chiuso le porte! Molto spesso vengono privati d’acqua e corrente elettrica per giorni. La rete di comunicazione cellulare non funziona. E’ come essere fuori dal mondo!
Si devono evitare i cecchini … bisogna sempre correre!
Filmare e fotografare a Homs è molto difficile. Quelli che lo fanno rischiano molto. E’ pericoloso muoversi da un quartiere all’altro. Le strade principali sono barricate e impossibile da superare. Cer-chiamo di usare quelle secondarie, ma lì bisogna stare attenti ai cecchini. Perciò bisogna sempre correre. Poi c’è il problema dell’Upload delle immagini su internet, in molti quartieri la rete internet non funziona più, perciò dobbiamo rischiare e spostarci da un quartiere all’altro per avere accesso a Internet.