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Davanti alla culla del Salvatore sento la dolcezza del Natale

Natale 2014

la fuga in egitto


Si dice Natale, ed è invece un contrabbando dell’annuncio della salvezza di questo evento straordinario che ha cambiato il corso della storia.

Al suo posto, ci sono idoli moderni, illusorie felicità, false sicurezze, angeli lucenti per le vie, alberi, segni di vacanze in paesi tropicali, la preoccupazione per la riuscita del cenone di Natale.
Per le vie cittadine, il medesimo spettacolo: il traffico di automobili, l’ingresso e l’uscita dai negozi con pacchi, pacchetti e pacchettini, l’andirivieni di gente frettolosa, in gara con il tempo, che si scambia “ Buon Natale”.

Tutto qui il Natale?

Una festa ridotta aduna semplice emozione? Nostalgia dei giorni magici dell’infanzia, da rivivere con i propri figli? Desiderio di sentirsi buoni per un giorno? Quell’acquietare la coscienza, donando pochi euro ad Associazioni umanitarie, a qualche barbone tremante negli altri giorni dell’anno o facendo una visita frettolosa nelle case di riposo?

Domani il Natale è già passato. Si ripiomba nella routine, aspettando con ansia la nuova festa, il cenone di Capodanno, il brindisi di fine anno leggendo gli oroscopi, ascoltando i cartomanti ciarlatani che promettono strepitosi successi in campo sociale, lavorativo, nuovi eccitanti amori, fortune favolose.

Infine, balli in discoteca e come è consuetudine oggi, tra la gente dello spettacolo, politici e purtroppo anche tra professionisti insospettabili e coppie insoddisfatte che hanno smarrito il vero senso dell’Amore, festini, sesso e droga.

Maria e Giuseppe in viaggio


In questo Natale sento il bisogno di assaporare davanti alla culletta del Salvatore l’innocenza, il candore, la dolcezza e la bellezza di quella notte d’Amore di più di duemila anni fa, abitata dallo Spirito, incarnatosi nel grembo di un’umile ragazza di Nazareth… di percepire il canto melodioso degli Angeli, lo stupore di Maria e Giuseppe, il trepidare dei pastori, l’alito caldo del bue e dell’asinello, il senso di pace, di serenità, la gioia tutta interiore dei presenti.

Mi sento piccola, imperfetta, “ Nuda” di quella nudità avvertita dai nostri progenitori, quando, dopo il peccato originale, ebbero coscienza dell’abisso esistente fra la loro pochezza e la grandezza di Dio.
Analizzo la mia vita, la contesto, avvertendo l’infinita tristezza di essere una cristiana “tiepida, part-time, malata di retrovia”.

Ma il tuo sorriso, Gesù, è già un abbraccio, le tue braccine spalancate mi incoraggiano, mi fanno capire che non sei venuto per giudicarmi.

Gesù, la tua misericordia mi intenerisce, mi commuove, mi dà vigore, mi fa buttare le “stampelle”, che mi tengono abbarbicata al mio io egoistico.

Non vorrei, Gesù, staccarmi dalla tua culletta. I numerosi impegni mi tallonano. Ma poi sorrido perché so che non ti lascio, tu non mi lasci. Dal giorno del Battesimo, sono innestata in Te, vivo della Tua Vita. Tu, con la Tua onnipotenza io, con i carismi conferitimi da Te. Insieme ogni mattina, uscendo di casa, possiamo salvare il mondo, non con atti eroici, ma con semplicità, con la forza dell’esempio e dell’Amore.

E’ Natale. Occorre ricordare che l’incontro con Gesù passa attraverso la salvezza del fratello.

Augusta Cordone