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Il battesimo di Gesù

Natale 2015

Battesimo di Gesù


Il battesimo di Gesù rappresenta il momento iniziale della Sua missione di salvezza e in esso si compiono, come vedremo, due avvenimenti importanti e caratterizzanti del Suo modo di operare: da una parte la condivisione della nostra povera condizione umana e dall'altra l'investitura da parte del Padre celeste. L'episodio viene riportato in tutti e quattro i Vangeli canonici, ma con una significativa differenza di punto di vista e di interpretazione tra il Vangelo di Giovanni e quelli, cosiddetti sinottici, di Matteo, Marco e Luca. Mentre il primo infatti fa raccontare l'episodio dalla viva voce di uno dei suoi protagonisti, ossia Giovanni il Battista, di cui peraltro l'evangelista Giovanni era inizialmente discepolo, riportandone anche le impressioni personali, gli altri tre trascrivono semplicemente la versione da loro conosciuta, con maggiore o minore ricchezza di particolari.
Nella versione di Marco, nel primo capitolo, si pone l'accento direttamente sulla persona di Gesù e sulla funzione del suo battesimo come investitura da parte del Padre celeste, tanto che viene specificato come Gesù giunga apposta al Giordano da Nazaret e che il Battista compia la sua cerimonia senza la presenza del popolo e inoltre che Gesù sembra vedere Lui solo, in prima persona, la colomba dello Spirito Santo posarsi su di sé e la voce del Padre rivolgersi a Lui direttamente, con un “tu” diretto e familiare che gli rivela la Sua paternità divina.
Marco 1
In quei giorni Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. E si sentì una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto".

Tale paternità divina viene ad aggiungersi alla nobiltà della discendenza dalla casa del re Davide, che viene certificata dalla genealogia del padre Giuseppe, inserita, come vedremo, dall'Evangelista Luca nei versetti successivi all’episodio del Battesimo.
Nella versione di Matteo, invece, risalente più o meno ai medesimi anni, nel capitolo 3, la cerimonia del battesimo è preceduta da uno scambio di battute tra Gesù e il Battista, con cui si introduce il principio della condivisione da parte del Salvatore della condizione umana e della storia del proprio popolo.
Matteo 3
In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: "Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?". Ma Gesù gli disse: "Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia". Allora Giovanni acconsentì. Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dal cielo che disse: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto".

Si può vedere cioè come, di fronte alle obiezioni sollevate da Giovanni sulla inutilità del battesimo per chi, come Gesù, era per definizione senza peccato, nonché fonte della Grazia di quel medesimo battesimo da lui amministrato, Gesù risponde facendone una questione di giustizia, di equità di trattamento di fronte al Battista medesimo e agli altri che avevano già ricevuto il battesimo, o avrebbero dovuto riceverlo. A conferma di tale impostazione, la successiva investitura da parte del Padre sembra assolvere ad una doppia funzione: la discesa dello Spirito Santo pare rivolgersi direttamente alla persona di Gesù per rivelargli la propria origine divina, visto che sembra rendersi visibile solo a Lui, mentre la voce dello stesso Padre celeste diventa pubblica per indicare agli eventuali presenti e prima di tutto al Battista, attraverso l'uso del pronome dimostrativo, che proprio Lui sarebbe stato il Salvatore del mondo.
La versione del terzo capitolo di Luca, infine, sembra riassumere nella sua sintesi storica le caratteristiche delle precedenti versioni, poiché, mentre colloca la cerimonia alla presenza di tutti gli altri battezzati da Giovanni, l'investitura da parte del Padre si rivolge direttamente alla persona di Gesù, con quel tono diretto e familiare già osservato nella versione di Marco:
Luca 3
Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: "Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto".
“Gesù quando incominciò il suo ministero aveva circa trent'anni ed era figlio, come si credeva, di Giuseppe, figlio di Eli, figlio di Mattàt, figlio di Levi, figlio di Melchi, figlio di Innài, figlio di Giuseppe,[........] figlio di Giuseppe, figlio di Ionam, figlio di Eliacim, figlio di Melèa, figlio di Menna, figlio di Mattatà, figlio di Natàm, figlio di Davide”.

Come abbiamo già anticipato, la versione di Giovanni si colloca a parte rispetto alle altre, sia per il punto di vista adottato, sia per le considerazioni che da tale punto di vista derivano: l'Evangelista cioè, già discepolo del Battista, ci riporta direttamente le parole dette dal Battista stesso nel corso di una conversazione con i discepoli del giorno successivo alla testimonianza resa davanti alle autorità religiose a proposito della sua scomoda predicazione:
Giovanni 1
Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele". Giovanni rese testimonianza dicendo: "Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio".

Dal brano si ricava come in primo luogo venga confermata la discesa apposita da Nazaret al Giordano da parte di Gesù, visto che afferma di non averlo conosciuto prima di allora e in secondo luogo la discesa dello Spirito Santo su Gesù stesso, di cui viene avvertito in anticipo come segno di riconoscimento della sua persona.
Ciò che invece non sembra essere confermato è la voce del Padre dal cielo che riconosce Gesù come figlio, visto che tale qualifica viene assegnata direttamente dal Battista medesimo, il che però non vuol dire che essa non si sia manifestata, perché potrebbe averlo fatto solo a Lui stesso, come del resto sembra essere evidente nella versione di Luca, in cui Gesù riceve il battesimo dopo tutti gli altri, rimanendo poi in disparte in preghiera.
Si deve anche precisare però come la definizione di figlio di Dio venga assegnata a Gesù in base alla discesa su di Lui della colomba dello Spirito Santo, come se non si tenesse conto della nascita particolare del Salvatore. In effetti è come se il concepimento particolare di Gesù fosse rimasto un segreto della propria storia familiare, almeno a giudicare dai già citati versetti successivi all’episodio del Battesimo nella versione di Luca, in cui si certifica così la paternità di Giuseppe, in questo modo pienamente riconosciuta dalla comunità: “Gesù quando incominciò il suo ministero aveva circa trent'anni ed era figlio, come si credeva, di Giuseppe, figlio di Eli, figlio di Mattàt, figlio di Levi, figlio di Melchi, figlio di Innài, figlio di Giuseppe, figlio di Mattatìa, [....]”.
La medesima formula di investitura da parte del Padre celeste viene adoperata dall'evangelista Marco, anche nel cap.9, nell'episodio della Trasfigurazione, accompagnata da un comando: "Ascoltatelo", diretto ai presenti, tra cui l’evangelista Giovanni, in questo caso in veste di testimone oculare: “ Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: "Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!". E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro”[...]. Ora, però, diventa più importante domandarsi quale è il significato preciso della formula di investitura usata dal Padre celeste, quando afferma che si è compiaciuto in quel Figlio.
Lasciando agli specialisti le interpretazioni teologiche e i riferimenti al Vecchio Testamento, nonché limitandoci al senso comune che ci guida in queste nostre piccole esplorazioni della Scrittura, si può cominciare a notare come in generale ci si compiace di qualcuno o di qualcosa quando si vede riflesso in quel qualcuno o in quel qualcosa caratteristiche fisiche o qualità morali o caratteriali che si crede di avere o che si vorrebbe possedere.
Dunque il Padre celeste riconosce nell'uomo Gesù tutte le caratteristiche morali e le qualità che aveva stabilito per il progetto originario dell'umanità a propria immagine e somiglianza, ossia di un uomo pienamente consapevole della propria origine divina e della forza creativa in bellezza e bontà che da tale origine deriva e che non sia più influenzato, avendoli definitivamente superati, dai limiti iniziali della parte bestiale e incosciente dell'essere umano, ovvero dai danni di ciò che è chiamato peccato originale, cosicché può legittimamente spingersi a considerarlo come emanazione di Sé e quindi come Figlio Suo.
A ciò si aggiunge però anche la definizione di “prediletto”, che descrive la preferenza rispetto alla presupposta presenza di altri figli, di cui Gesù rappresenta il primogenito e, per così dire, il modello principale a cui ispirarsi, il prototipo - non mi si consideri blasfemo questo paragone industriale -. E questi altri figli siamo noi, tutti noi appartenenti all'umanità, e saremo tanto più prediletti dal Padre, quanto più Egli vedrà riflesse, in ciascuno di noi, tutte quelle virtù e qualità (cardinali, teologali, semplicemente umane come la creatività, il senso della bellezza nelle loro più varie espressioni artistiche e quant'altro) che ci contraddistinguono e di cui troviamo nel Salvatore la massima presenza e intensità.
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