Ma nel nostro Presepe c'è il Bambin Gesù?
Le feste e le ricorrenze sono da sempre accompagnate da riti e tradizioni. Il Natale, pur con i cambiamenti dovuti al passare del tempo e della società, non si esime da questo. Alle “tradizioni della festa”, sempre più negli ultimi anni, si sta accompagnando purtroppo una sorta di polemica sull’accantonarne la simbologia classica per “non urtare i non cattolici” e perché ci sarebbero coloro che “non festeggiano e non riconoscono il Natale”. L’anno che si sta per concludere non fa eccezione. C’è un dato, su questa vicenda, su cui probabilmente non si è mai riflettuto abbastanza: coloro che dovrebbero essere “urtati” e che non “riconoscerebbero” il Natale non si esprimono o, quando lo fanno, apprezzano e accolgono il Santo Natale con profondo rispetto. Le polemiche e le proposte di rimozione del Natale e delle sue tradizioni vengono da ben altre fonti, da chi nel Natale per cultura e radici dovrebbe riconoscersi. Perché? Non dovremmo forse riflettere su questo? Chi crede in una religione diversa da quella cristiana non ha alcun problema col Natale, con i suoi canti tradizionali e col Presepe. Chi nel cuore ha l’amore non si sentirà mai minacciato da altro Amore, a sentirsi minacciato può essere solo il vuoto di chi si culla in vuote convinzioni, rilassato senza slanci. Si può far finta e omettere tale realtà. Ma non per questo la si cancella. Ad ogni polemica, ad ogni nuovo tentativo di “cancellare il Natale”, si alzano voci di protesta e c’è chi si erge in difesa delle nostre radici. Ma tutto questo non può bastare, non ci si può accontentare e non si va alla radice della questione fermandosi così.
A fine anni Novanta una di queste “polemiche” negli USA finì in tribunale. La Corte Suprema, dopo lungo esame, sentenziò che non era corretto e giusto cancellare il Natale perché da tempo “aveva cessato di essere una festa religiosa”. Quale Natale ci prepariamo a festeggiare? Quale Presepe vive nelle nostre case? E’ il Natale di Nostro Signore Gesù Cristo o una sorta di “Ferragosto (festività che, nella trascuranza e ritualità da ormai illo tempore si è dimenticato, ha profonde radici religiose) invernale”? Il Bambin Gesù può rinascere a Betlemme di Giudea altre diecimila volte, ma è mai nato realmente nei nostri Presepi? Tra il muschio e la “neve” nelle nostre case c’è Colui che è venuto “a portare il fuoco sulla Terra” o ci sono i pacchi del centro commerciale? Quali luci illumineranno il cammino, la stella cometa venuta da Oriente ad annunciare “una grande gioia” o le vetrine scintillanti? Lo vediamo anche nel “Giubileo della Misericordia”, nel cui vivo ormai dovremmo essere entrati, in queste settimane. Sui giornali, in tv ma anche nelle nostre quotidiani conversazioni, l’attenzione va a paure, timori, questioni di ordine pubblico e sicurezza, economiche. Ma c’è mai il Dio Incarnato, colui che è venuto in un’umile stalla ed ha poi vissuto le sofferenze più atroci e disumane per tutti noi? Purtroppo la risposta è no, le parole Gesù e Cristo neanche sottovoce vengono pronunciate, mente e cuore vengono interamente occupati da preoccupazioni e certezze umane...
E’ ormai alle porte il 25 dicembre (o, addirittura, mentre starete leggendo queste righe sarà già passato). L’unico augurio possibile è che veramente sia Natale, che sia vissuto e celebrato, che nelle culle delle nostre case e dei nostri cuori nasca non un bambinello di legno ma il Bambino Gesù. Che la stella cometa non ci faccia dormire fin quando non saremo giunti alla grotta, che il “fuoco” portato sulla Terra duemila anni fa ci riscaldi l’animo e il cuore e ci renda inquieti. Non sia solo un 25 dicembre carico di stantii e vacui rituali. Perché la vera cometa non è una banale combinazione astrale e la grotta di Betlemme non è solo un reparto ospedaliero mancato. Che sia un Natale vero e autentico.
Alessio