IRAQ: FERMARE
LA MACCHINA |
Pax Christi: fermare la macchina della guerra Lenta e inesorabile, la macchina della guerra si è messa in moto per colpire ancora una volta il territorio iracheno. Come movimento di Pax Christi abbiamo seguito le sorti della popolazione irachena sin dall’agosto del 1990, quando la comunità internazionale decise di mettere in atto il più intransigente degli embarghi che la storia recente ricordi. A giudicare dai danni e dal numero di vittime che questa misura ha provocato soprattutto tra i bambini e le fasce più deboli in questi 12 anni, può a ragione essere considerata una vera e propria guerra e pertanto vede la netta contrarietà di tutte le agenzie umanitarie internazionali. A queste, da sempre si aggiunge la nostra voce che chiede di porre fine a questa insopportabile agonia. Oltre ai gravi danni causati dall’embargo, ancora oggi non è possibile calcolare con esattezza gli “effetti collaterali” della Guerra del Golfo del gennaio 1991. La strage di soldati lungo la cosiddetta autostrada della morte rappresenta uno dei più gravi massacri della storia, le più di 300 vittime civili del rifugio di Al Almirya alla periferia di Baghdad attendono ancora di capire il perché del loro tragico coinvolgimento in quel conflitto, l’uranio impoverito e le altre armi sperimentate dagli strateghi americani continuano a far sentire i loro effetti sui nascituri. Le ragioni che portano gli Stati Uniti a decidere oggi un attacco militare nei confronti dell’Iraq vengono giudicate pretestuose da molti dei più attenti analisti ed esperti. Come per altre vicende, la lotta al terrorismo internazionale e alla proliferazione di armamento chimico e batteriologico nascondono ragioni economiche legate soprattutto alla gestione della risorsa del petrolio. Sul piano del diritto internazionale è grave che la dichiarazione di guerra venga assunta in violazione con quanto disposto dalla Carta delle Nazioni Unite e in contrasto anche con il pensiero più tradizionale della dottrina morale cristiana. A nostro avviso il problema riguarda soprattutto
lo strumento stesso della guerra che anche in questo secolo in cui sembrano
raggiunti importanti traguardi di civiltà, viene considerato inevitabile
per perseguire la pace! Ricorrono nei prossimi mesi i 40 anni dalla Pacem
in Terris e vorremmo farcene eco per dare corpo alle speranze di Giovanni
XXIII. D’altra parte come non ricordare oggi le numerose prese di posizione
di don Tonino Bello vescovo presidente di Pax Christi che nel 1991 ci
ricordava che “Non si spunta la spada del tiranno urtandola con un acciaio
meglio affilato”? Per queste ragioni chiediamo: - Al Presidente del Consiglio e ai componenti il Governo del nostro Paese di adoperarsi in tutti i modi nel contesto internazionale e nelle alleanze di cui siamo parte per far prevalere lo spirito del nostro dettato costituzionale che all’Art. 11 dichiara solennemente: “L’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Altri governi europei stanno svolgendo da tempo quest’azione. - Alle donne e agli uomini che siedono nei due rami del Parlamento della Repubblica di dichiarare preventivamente che mai daranno il proprio consenso ad un eventuale coinvolgimento dell’ Italia nel conflitto che si va preparando. - Ai parlamentari europei e a tutte le istituzioni europee di intensificare l’opera di mediazione tra le parti e scongiurare il conflitto. Pax Christi Italia 28 agosto 2002 * Quanti vorranno sottoscrivere il presente
appello potranno far pervenire la loro adesione in posta ordinaria presso
L’elenco delle adesioni di singoli e associazioni, comunità, realtà varie… sarà aggiornato quotidianamente su questo sito di Pax Christi. |
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