Pagina aggiornata al 08/06/00

Appello

FERMATE LA GUERRA

La guerra nel Corno d'Africa, la guerra fra Etiopia ed Eritrea è scoppiata nuovamente con una violenza che tramortisce e lascia senza speranze. L'Etiopia ha deciso di attaccare, ha deciso di vincere un conflitto assurdo, ha deciso di non lasciare nessuna opportunità alla pace. Lo ha deciso con cinismo e determinazione. Lo ha deciso nonostante gli sforzi della Comunità Internazionale per una soluzione pacifica.
L'Eritrea aveva già firmato ogni accordo di pace, aveva aderito al piano messo a punto dall'Organizzazione dell'Unità Africana, era pronta a sottoscrivere una risoluzione delle Nazioni Unite sull'immediato 'cessate il fuoco'. Ma l'Etiopia vuole vincere militarmente. L'esercito etiopico ha invaso una larga parte del territorio eritreo, ha costretto alla fuga gli abitanti di un'importante città come Barentu, ha obbligato le organizzazioni umanitarie a interrompere il proprio lavoro a favore dei profughi della guerra a causa dei combattimenti, ha bombardato centri abitati e villaggi. I numeri, come sempre, sono da apocalisse: 30mila morti, 500mila nuovi profughi, un'eredità di lutti e dolore. E nessuna luce in fondo al tunnel di questa nuova ondata di violenze in una delle più disperate terre dell'Africa.
Noi, che sottoscriviamo questo appello, abbiamo creduto alla pace nel Corno d'Africa, abbiamo creduto che fosse possibile un avvenire di speranze per generazioni di africani, abbiamo creduto che i miracoli di uno sviluppo economico e sociale potessero davvero realizzarsi in questa terra d'Africa. Vorremmo crederci ancora, nonostante quanto sta accadendo in queste ore. Vorremmo che il futuro non fosse negato ai popoli dell'Eritrea e dell'Etiopia. Vorremmo che l'attacco etiopico fosse fermato prima che tutto diventi più irreparabile di quanto non lo sia adesso.
L'Italia ha doveri storici profondi in Corno d'Africa. Eritrea ed Etiopia sono legati da vincoli reali al nostro paese. L'Italia può giocare un ruolo autentico: è un interlocutore ascoltato ad Asmara come ad Addis Abeba. La cooperazione italiana ha investito risorse, uomini, denaro in queste due terre. L'Italia può agire, può convincere l'Etiopia della sua follia, può alzare la voce, può pretendere che le armi tacciano, che l'esercito etiopico si ritiri. Se così non fosse, il Corno d'Africa annegherebbe di nuovo, e per decenni, nella violenza.
L'Italia può fermare, almeno può tentare di fermare, questa guerra. Può costringere il governo di Addis Abeba a cessare il suo attacco. E' un intervento che il governo italiano, le forze politiche, il Parlamento non può non fare. Non è possibile che oggi, in qualunque parte avvenga, sia consentito alla violenza di guidare la politica, alla guerra di decidere le sorti di un popolo o di una terra.
Noi chiediamo al governo italiano di fare l'impossibile purché questa guerra finisca.
Noi chiediamo che la pace ritorni in Corno d'Africa.
Noi chiediamo che l'esercito etiopico lasci i territori eritrei e che nuovi negoziati rendano speranze che oggi appaiono sepolte. E chiediamo che questo avvenga in fretta: non è giusto morire in questa guerra.

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