2000 km a piedi a 13 anni dall’intervento Nato in Kosovo
AL CENTRO DELLA PACE LA TAPPA DI MAXHUN SMAJLI - Partito dalla Germania il 24 marzo per 78 giorni di cammino che lo porteranno in Kosovo il 12 giugno, il giornalista kosovaro Maxhun Smajli ha fatto tappa l’altra sera a Rovereto, al Centro di educazione permanente alla pace dove è stato accolto da un gruppo di kosovari ormai da anni residenti a Rovereto.
Il Comitato delle associazioni per la pace e i diritti umani ha ospitato l’ex reporter di guerra ora in marcia attraverso i Paesi che nel 1999 parteciparono ai 78 giorni di bombardamenti Nato sulle postazioni serbe. Se non ci fosse stato l’intervento della Nato, ha detto il giornalista, il Kosovo non esisterebbe, il popolo kosovaro non avrebbe riavuto la libertà e il destino sarebbe stato la pulizia etnica. Ma questa mia marcia vuole anche rivolgersi alle autorità kosovare, al governo che non fa abbastanza per la popolazione.
Viaggio di ringraziamento ma anche di monito e di sensibilizzazione, i 2000 chilometri a piedi che Maxhun percorre da Fulda, in Germania, dove è stato accolto come rifugiato politico, sino a Bari e poi in Albania dopo la traversata in traghetto, vogliono essere anche un ricordo personale di quando il giornalista si occupava di soprusi e guerra: “Mi muovevo da una parte all’altra del Kosovo e documentavo quanto accadeva, ma poi la situazione è diventata pericolosa, e io sono passato alla resistenza in montagna. Finché non sono stato ferito e salvato per un soffio”.
I ricordi del conflitto di tredici anni fa sono lo spunto per rievocare una storia di torti e angherie subite dagli albanesi del Kosovo da più parti, anche all’indomani della Seconda Guerra Mondiale quando tra gli esuli, al rientro dai campi di prigionia tedeschi, furono migliaia le persone di cui non si è più saputo nulla.
Durante il mio cammino mi affido alle comunità locali, che siano kosovari emigrati oppure amici della pace ha aggiunto Maxhun ai rappresentanti del Comitato delle associazioni per la pace e i diritti umani che lo hanno accolto insieme ad alcuni cittadini kosovari residenti a Rovereto e finora ho trovato ospitalità e condivisione. Voglio ricordare le difficoltà che ancora vive il Kosovo, dove la situazione economica è disastrosa nonostante gli ingenti finanziamenti europei; bisogna tornare a parlarne, proprio per invitare tutti a fare qualcosa. E il mio vuole essere anche un monito ai giovani.