Lampedusa e Garissa: profughi per sopravvivere
Non ci sono blocchi navali, muri, operazioni militari che possano fermare milioni di persone che fuggono da persecuzioni, guerre, schiavitù, condizioni di vita disumane, di sfruttamento, oppure perché espropriate delle risorse: terra, acqua, cibo necessarie a provvedere alla propria sopravvivenza.
E’ una enorme stupidaggine pensare fermare con le minacce, i respingimenti, o
di pattugliare tutte le coste del Nord Africa e Medio Oriente, dal Marocco alla Turchia con la probabilità di aumentare ed estendere nuove guerre.
Tutti affermano che nel medio e lungo periodo devono essere fatte scelte volte a promuovere condizioni di vita dignitose nei paesi di origine. Ma qui i partiti e i governi propongono soluzioni di tipo neocoloniale, simili a quelle che hanno fin qui fallito e aggravato sempre più le condizioni di milioni di persone. Al contrario dovrebbero cambiare radicalmente i rapporti coloniali e di sfruttamento, ma questo andrebbe a nuocere lo standard di vita degli abitanti dei paesi più ricchi.
Le organizzazioni non governative di tutto il mondo e chi ha esperienza nella cooperazione internazionale da decenni denunciano gli scambi iniqui gli accordi commerciali, gli accordi di libero mercato imposti dall’Europa alle ex colonie, i finanziamenti orientati a salvaguardare e promuovere solo gli interessi dei paesi ricchi, con la complicità di clan, elites, governanti compiacenti e spesso corrotti o venduti.
Da decenni milioni di persone in ogni angolo del mondo auspicano che venga attuato un embargo al commercio delle armi, impedito alle banche di finanziarlo, imposti codici etici e trasparenza su ogni filiera produttiva, ma sono inascoltate.
Nell’emergenza sono possibili solo soluzioni orientate alla ricerca di corridoi umanitari nei paesi confinanti dove si concentrano decine di migliaia di profughi e nei paesi più ricchi, attivare centri di accoglienza e progetti di solidarietà e accompagnamento.
Di fronte ad una sostanziale dittatura dei mercati finanziari cerchiamo almeno personalmente di rimanere umani.
Paolo Rosà, aderente al Comitato delle ass. per la Pace e i Diritti Umani di Rovereto
presso il Centro di educazione alla Pace di Rovereto