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Bollettino n. 9 sui Grandi Laghi AfricaniDate:
Sun, 28 Feb 1999 19:25:41 퍝 (MET)From:
"serv. informazioni Congosol" <congosol@skyol.it> To:Bollettino n. 9
gruppi 1 2 3 <congosol@skyol.it>
a cura di
Caritas Diocesana di Bologna - Centro Missionario Diocesano
Flash sulla regione dei grandi laghi
Nuova strategia?
Uno dei fini dell'attacco (14 gennaio 1999) dei mayi mayi alla postazione
antiaerea, tenuta dai ribelli, nella parte alta di Bukavu, a Karhale, oltre a
motivi strategici e all'acquisizione di una partita di armi, e' stato di
facilitare il rientro di miliziani hutu ruandesi (interhamwe, ex militari dello
sconfitto (1994) esercito ruandese).
Se questo, invece di un episodio fosse una tattica, le cose potrebbero imprimere
una piega diversa alla guerra nella regione.
Nonostante la popolazione abbia accolto trionfalmente i mayi mayi, teme le
rappresaglie degli alleati anti-Congo.
Camion militari e tre mezzi corazzati sono giunti dal Ruanda e hanno bombardato
la collina.
Il rientro dei miliziani hutu in Ruanda risponde al desiderio della popolazione
congolese, che da tempo chiede agli armati di ogni fazione e nazionalita' di
rientrare nel proprio paese, lasciandola in pace.
Le ricchezze del Congo e i suoi "amici".
Il Congo possiede 2/3 delle riserve mondiali di cobalto, il 10% del rame e il
33% dei diamanti oltre a enormi giacimenti di manganese, di uranio e di oro.
"Sotto i progetti espansionisti ugando-ruandesi, si intreccia una rete di
ambizioni finanziarie, che ruotano intorno ai diamanti, all'oro ai minerali
strategici.
Ambizioni che, non solo finanziano le operazioni militari (con il conseguente
incremento della vendita di armi, nella regione), ma spennano il paese", scrive
Gerardo Gonzales Calvo.
I nuovi nemici.
In questa guerra i ruandesi controllano il Kivu e stanno sfruttando e portando
in Ruanda quanto possono.
Gli ugandesi (4.000 uomini), che hanno occupato la Provincia orientale, compresa
la capitale Kisangani, stanno rapinando l'oro e il legname. Se la maggioranza
delle truppe che hanno occupato il Congo sono ruandesi, gli ufficiali sono in
maggioranza ugandesi.
Gli uni e gli altri appoggiati da istruttori militari afro-americani.
I nuovi alleati.
Lo Zimbabwe, che ha mandato 3.000 uomini in Congo e ha gia' speso 200 milioni di
dollari dall'inizio della guerra (1996-1997), cerca di rifarsi. Il 6 novembre
1998, in seguito a una manifestazione in cui i cittadini di Harare hanno
protestato contro il caro vita, con scritte: "No al Congo", "Vogliamo acqua, non
guerra", l'industriale zimbabuano Billy Rautembach e' stato nominato direttore
della GECAMINES (la societa' mineraria del Congo che sfrutta il rame, il cobalto
e lo zinco).
L'industriale fornira' i capitali e le attrezzature per rivitalizzare la
societa' e riprendere lo sfruttamento delle miniere del Katanga. Nel frattempo,
la First Banking Corp, la Banca dello Zimbabwe, nella quale la famiglia Mugabe
ha interessi, ha aperto una succursale a Kinshasa. La societa' Wheels of Africa,
in mano a parenti di Mugabe, si e' offerta per gestire la commercializzazione
dei prodotti della GECAMINES. E' risaputo, inoltre, che un figlio di Mugabe e'
socio in affari di un figlio di Kabila.
Missionari per il Congo.
In occasione della visita di Kabila a Roma (20 novembre 1998) gli istituti
missionari e le Ong che lavorano in Congo hanno chiesto al capo del governo
D'Alema di impegnare l'Italia in un'azione diplomatica per il cessate il fuoco
nella regione, per l'apertura di canali umanitari e una conferenza
interafricana.
A fine novembre 1998 i Dehoniani di tutto il mondo hanno fatto una giornata di
digiuno per protestare contro il silenzio dei mezzi di comunicazione che avvolge
il dramma del Congo, e l'inattivita' degli organismi internazionali.
Il 13 gennaio '99, soldati della 50a brigata dell'esercito congolese (Fac) hanno
circondato la nunziatura di Kinshasa, sparando colpi di fuoco e, dopo aver
forzato le porte, sono entrati nella sede diplomatica portando via danaro e
oggetti di valore.
Kabila.
Il 18 gennaio '99, a 12 giorni dalla "liberalizzazione" delle attivita'
politiche, come era stato promesso, Kabila ha fatto incarcerare alcuni uomini
politici.
Domenica, 31 gennaio ha levato l'interdizione che aveva posto sulle attivita'
politiche.
Ora ogni cittadino puo' fondare un partito a condizione che: - ogni formazione
politica organizzi un congresso costitutivo, con almeno 300 partecipanti,
provenienti da tutte le regioni del paese; - ogni partito abbia almeno 10 soci
co-fondatori, per evitare formazioni tribali; - ogni formazione politica, che
chiede l'autorizzazione, depositi una somma equivalente a 10.000 $, che,
comunque, non sara' restituita. La necessita' di riempire queste condizioni
corrisponde alla volonta' di "disboscare" gli oltre 400 partiti degli ultimi
anni della dittatura Mobutu.
Congo tradito?
L'ennesimo summit per il Congo si e' celebrato a Windhoeck (Namibia) attorno
alla meta' di gennaio '99.
Kabila non c'e' andato, come non era stato a quello di Lusaka. Ma, contro ogni
speranza, l'incontro di Windhoeck ha rilevato una certa consonanza di idee tra
gli aggressori (Uganda, Ruanda e Burundi) e gli alleati (Zimbabwe, Namibia,
Angola) del Congo.
Insieme hanno fumato il calumet della pace, dando ai congolesi e al loro governo,
l'impressione di essere traditi.
Il "successo" del summit pare sia dovuto all'ingerenza di potenze straniere che
avrebbero minacciato di sospendere gli aiuti agli alleati di Kabila. Ognuno
degli alleati ha poi i suoi motivi particolari per ritirarsi da questa guerra.
L'Angola deve far fronte a una recrudescenza della guerriglia di Savimbi. La
Namibia deve rispondere alle richieste degli indipendentisti di Caprivi. In
Zimbabwe, un putch militare ha rischiato di rovesciare il presidente Mugabe.
Forse i congolesi non hanno mai saputo chi fossero i loro alleati, ma d'ora in
poi sara' ancora piu' difficile discernere.
Ruanda Amnesty International (AI), il 23 giugno 1998, ha pubblicato il rapporto,
"Ruanda: la violenza occulta.
Continuano le sparizioni di persone e gli omicidi".
Nel documento si riferisce che tra il dicembre del 1997 e il maggio del 1998
sono stati segnalati: centinaia e centinaia di "desaparecidos";
migliaia di esecuzioni extragiudiziarie; * una sequela senza fine di violazioni
dei diritti umani.
Questi delitti, secondo AI hanno raggiunto proporzioni allarmanti. Il rapporto
narra casi concreti.
Il 14 febbraio 1998 a Ruhengeri dei militari hanno obbligato la popolazione a
raggiungere lo stadio locale per una riunione.
All'ingresso gli uomini furono separati dalle donne e condotti su camion
militari.
Nessuno ha saputo che fine abbiano fatto.
In questo modo sono scomparse intere comunita'.
La popolazione e' stata costretta dall'esercito a tagliare i bananeti affinche'
i guerriglieri non si possano nascondere.
Il fatto ha provocato la scarsita' di alimenti per una popolazione gia' derubata
di raccolti e di bestiame dai gruppi armati (da Umoya, n.14, '98).
"Mentre tutti gli occhi sono puntati sul Congo-Kinshasa la stampa internazionale
sembra aver chiuso il 'caso Ruanda', dove quasi ogni giorno la gente scompare".
Un passaggio della lettera di un hutu ruandese moderato all'Agenzia stampa
Misna.
Un'altra conferma che la giustizia in Ruanda equivale a farsi giustizia. "Dal
semplice soldato all'ufficiale ognuno si fa giustizia. Dove ci portera' questa
spirale di violenza?"
Bologna, 29 gennaio 1999
Giacomo Matti
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