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Parole
di Pace dai Vescovi
- il magistero della Pace - |
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TETTAMANZI:"LA
GUERRA NON E' INEVITABILE"
CELEBRAZIONE EUCARISTICA DEL 18/2/2003 |
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"Si faccia di tutto per evitare la guerra". Il cardinale Dionigi Tettamanzi ha chiesto ancora una volta, a Dio e agli uomini, il dono della pace, e lo ha fatto questa volta pensando soprattutto ai bambini, che sarebbero "le prime vittime di un intervento violento". "Si ricorra a un'autorità internazionale che sappia essere autorevole e rappresentativa, come già quarant'anni fa Giovanni XXIII si augurava nella sua enciclica Pacem in Terris" ha esortato l'arcivescovo durante la messa celebrata ieri nella parrocchia di Maria Regina Pacis, al Gallaratese. Di fronte a una folla di fedeli assiepati in ogni angolo della chiesa, Tettamanzi ha levato la sua preghiera: "Dona nobis pacem, dona a noi la pace" ha detto, invitando ad ascoltare, "fra le tante, tantissime voci che in questi giorni hanno parlato di pace", soprattutto la parola di Dio. "Egli è dentro le vicende umane - ha sottolineato il cardinale - anche le più difficili. È vicino ai deboli e agli oppressi, vuole portare all'uomo la sua consolazione e la sua pace". In questo momento così delicato, in cui "tanti ritengono la guerra inevitabile", secondo Tettamanzi bisogna ricordarsi che "Dio condanna e rifiuta il male in tutte le sue forme. Soprattutto condanna il male che nasce e cresce nel cuore dell'uomo". Ecco dunque perché diventa necessario saper riconoscere la forte novità del Vangelo. Con esso "entra nella vicenda umana una nuova logica, che deve valere non soltanto nei rapporti tra i singoli, ma anche nei rapporti tra i popoli". Il cardinale ha parlato addirittura di metodo, il "metodo del dialogo, della diplomazia, che ha anche un valore giuridico e politico". L'amore ad ogni costo, quello che raggiunge anche il nemico, che annulla la catena di violenza col perdono. "Gesù non l'ha solo predicato, l'ha testimoniato con la propria vita", ha sottolineato Tettamanzi, e in questo modo ha ribaltato la mentalità corrente, portando nel mondo la "logica dell'incontro, del dialogo, della capacità di discutere, magari anche con forza, ma sempre senza fare delle vittime tra la gente che non ha nessuna colpa". L'arcivescovo ha richiamato i presenti alla propria "personalissima responsabilità". "Noi parliamo di pace - ha detto Tettamanzi -, ma la pace non riguarda semplicemente gli altri, le altre persone, gli altri popoli, la pace riguarda anche ciascuno di noi. È a partire dal nostro quartiere, dalla nostra città, che la pace deve essere introdotta e fatta crescere nel mondo". L'arcivescovo ha invitato "a imparare a credere la pace, a operare per la pace, ad avere il cuore nella pace". Se si ha il cuore nella pace, ha concluso "con un po' di pazienza, con un po' di coraggio, con tanta fantasia, alla fine vedremo che Dio ci aiuta a far sì che questa pace non rimanga dentro il nostro cuore, ma entri nelle nostre famiglie, nei rapporti tra i Paesi e tra i popoli". da Avvenire, 19.02.'03 |
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