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Parole
di Pace dai Vescovi
- il magistero della Pace - |
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Fare della Pace un
progetto di vita
Riflessioni e indicazioni pratiche del Vescovo mons. Renato Corti |
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Miei cari, in queste settimane si sono fatti particolarmente pressanti gli inviti del Papa alla pace. Ha persino inviato a Bagdad il card. Etchegaray che, già anni fa, aveva detto: "Non abbiamo perduto la pace il giorno in cui é scoppiata la guerra; l'avevamo già sprecata lasciando che si accumulassero tanti rancori, tante frustrazioni e tanta disperazione". Mi domando come non perdere altro tempo per la pace nel presente e, non meno, per quella futura. La risposta giusta chiede diverse attenzioni. La prima attenzione consiste nel tener conto che la pace passa attraverso il cuore dell'uomo. In questo senso, mentre la pace è in pericolo (e lo è sempre), va tenuto conto che essa "non è tanto questione di strutture, quanto di persone. Strutture e procedure di pace - giuridiche, politiche ed economiche - sono certamente necessarie e fortunatamente sono spesso presenti. Esse tuttavia non sono che il frutto della saggezza e delle esperienze accumulate lungo la storia mediante innumerevoli gesti di pace" (Messaggio del 1 gennaio 2003, n. 9). Da qui deriva l'urgenza dell'educazione alla pace. Nel 40° della Pacem in terris chiedo che,
soprattutto in favore delle nuove generazioni, si illustri il significato
dei quattro pilastri della pace (verità, giustizia, amore, libertà) e
si indichi dove e come costruirli. Un lavoro di questo genere può essere
svolto sia nella comunità parrocchiale o negli oratori e gruppi giovanili,
sia in ambito scolastico, in particolare nella Scuola di Religione. Per
essere efficace avrà bisogno di confronto con i testimoni della pace e
chiederà anche gesti simbolici di pace. Il punto di arrivo sarà la plasmazione
di atteggiamenti di pace e della volontà di edificare, in ogni ambito,
uno spirito di pace. Poiché la pace chiama in causa anzitutto il fragile cuore dell'uomo, è necessaria anche la preghiera per la pace. Essa è da intendere come luogo favorevole alla conversione del nostro cuore di pietra, così che diventi un cuore di carne; ed è da intendere come preghiera che porti davanti al Signore situazioni di sofferenza e di ingiustizia, responsabilità dei governi, impegni provvidenziali degli operatori di pace. Indico ora qualche proposta di preghiera che verrà completata da ulteriori suggerimenti pratici a cura degli Uffici Diocesani. Anzitutto, preghiera per la pace è la celebrazione dell'Eucaristia, sacramento di riconciliazione dell'uomo con Dio e degli uomini tra loro nella comunione di Cristo. Lo è anche il sacramento della Penitenza, nel quale chiediamo grazia perché, dentro di noi, il bene vinca sul male. Lo è l'ascolto della Parola di Dio. Anche la preghiera del Rosario è luogo educativo alla pace "per il fatto stesso che consiste nella contemplazione di Cristo, nostra pace. Chi assimila il mistero di Cristo apprende il segreto della pace e ne fa un progetto di vita" (Lett. Ap. Rosarium Virginis Mariae, n. 40). Il prossimo mercoledì delle Ceneri, inizio della Quaresima, sia in tutte le nostre Parrocchie una giornata di silenzio, preghiera e digiuno per la conversione di ciascuno di noi e delle nostre comunità all'amore fraterno e all'edificazione della pace. Prima della liturgia tipica di quel giorno si potrà offrire un congruo tempo di veglia orante, silenziosa, intervallata da qualche sobrio canto. Il sentiero della pace passa evidentemente per le strade del mondo. Sappiamo però che esiste il rischio di sacrificare la pace a una visione che si vuole realistica e di accusare coloro che alzano la voce in difesa della pace come vittime di unilateralità. é facile affermare che la guerra è un male inevitabile. E così, è facile pure concludere con scetticismo che la pace non è possibile. Al contrario, già nel 1963 Giovanni XXIII si dichiarava non d'accordo con chi riteneva impossibile la pace. E nel 2003 Giovanni Paolo II afferma che "la guerra non è mai una fatalità: essa è sempre una sconfitta dell'umanità" (13 gennaio 2003). Si tratta dunque di dare spazio ad azioni concrete in favore della riconciliazione e della solidarietà tra gli uomini e tra i popoli. Ciascuno ha la sua parte in questo compito storico. In modo particolare devono inoltrarsi su questo sentiero coloro che hanno responsabilità in campo economico, culturale e politico. Invito coloro che hanno l'occasione e i mezzi per comunicare idee e per influire sull'opinione pubblica, a riflettere sulla pace "ordinata". Proprio di questo parlava Giovanni XXIII. Pace "ordinata" è quella maniera di costruire la convivenza che mette in relazione pace e giustizia; è quella che, in favore della pace, esclude la menzogna e ha il coraggio della verità; è quella che si nutre di amore e difende la libertà. In sintesi, essa si identifica con il primato della persona, sempre situata storicamente e radicata in un popolo. L'obiettivo sostanziale è quello di far diventare tale prospettiva di pace "ordinata" il criterio quotidiano di ogni nostro rapporto, nei luoghi della convivenza sociale e politica, a livello nazionale come a livello internazionale. Per coloro che portano responsabilità politiche, l'impegno comporta la ricerca delle soluzioni più giuste ai problemi della convivenza, a tutti i livelli. A loro - scrive Giovanni Paolo II - tocca prevenire le guerre. A loro tocca domandarsi seriamente, di fronte al disordine che domina la scena del mondo, quale tipo di ordine lo potrebbe sostituire. A loro è chiesto un forte senso etico in ogni campo, anche in politica internazionale. Non esiste infatti nessuna "zona franca". Anche a questo riguardo occorre cominciare da casa propria. Che dire del clima e dello stile nelle discussioni sulla "cosa pubblica": prevale il serio e costruttivo confronto oppure un atteggiamento di pregiudizio e litigiosità? Che ne è della "comunicazione": è effettivamente tale - in andata e ritorno - o prevalgono la violenza verbale e il dialogo tra sordi? Che dire dell'impegno per la costruzione e la difesa della democrazia? E a proposito dell'Europa? E del sostegno all'ONU? Non perdiamo tempo. E' necessario per la pace di oggi e, non meno, per quella di domani. Non perdiamo tempo perché ne abbiamo giù perso troppo non dedicandoci realisticamente a ciò che costruisce e ricostruisce ogni giorno la pace nel cuore di ogni uomo e nella vita della società. Il Dio della pace sia con tutti voi. Vi saluto cordialmente. + Renato Corti Novara, 14 febbraio 2003 . |
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