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Parole
di Pace dai Vescovi
- il magistero della Pace - |
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Riflessione
sulla Pace
di Mons. Angelo Comastri, Arcivescovo di Loreto |
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NOI SIAMO PER LA PACE A nome di tutti i vescovi delle Marche vi saluto con le parole di Gesù: "Pace a voi!" (Gv 20,19). È questo l'augurio inconfondibilmente cristiano; un augurio che risponde al bisogno profondo del cuore di ogni uomo. San Francesco d'Assisi, come tantissimi altri apostoli di pace, ha raccolto l'augurio di Gesù e l'ha fatto diventare lo stile della sua vita. Nel testamento egli scrive: "Il Signore mi rivelò che dicessi questo saluto: il Signore ti dia pace!". E Gandhi ha rivelato di possedere uno spirito profondamente cristiano, quando ha affermato: "La non-violenza è la più grande forza a disposizione dell'umanità. La non-violenza è più potente della più potente arma i distruzione che l'ingegno dell'uomo abbia mai escogitato". Anche noi sentiamo che, in questo drammatico momento, il Signore ci invita a gridare: Pace! Pace! Pace a Est e a Ovest! Pace a Oriente e a Occidente! Pace dentro le nostre famiglie e pace dentro la nostra società! PERCHÉ SIAMO PER LA PACE Noi scegliamo la pace, perché la pace è la vocazione che Dio ha dato all'uomo. Dio, infatti, ha dato all'uomo il dono della parola, affinché il dialogo permetta la soluzione paziente e intelligente dei conflitti, che possono nascere tra gli uomini e tra i popoli. Sostituire la parola con le armi non è cosa degna dell'uomo, ma è - come ha detto coraggiosamente il Papa - "una sconfitta dell'umanità". Gesù ha confermato con parole chiarissime la vocazione dell'uomo alla pace, quando, nel meraviglioso discorso della Montagna, h detto: "Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio" (Mt 5,9). Noi vogliamo essere chiamati figli di Dio e, pertanto, scegliamo di essere oggi e sempre operatori di pace: alla scuola di Dio, alla sequela di Gesù. LA GUERRA NON È UNA FATALITÀ Siamo profondamente convinti - come ha ricordato il Papa il 13 gennaio nel discorso al Corpo diplomatico - che "la guerra non è mai una fatalità". Le guerre si possono evitare! Osserva ancora il Papa con lungimirante determinazione: "Il diritto internazionale, il dialogo leale, la solidarietà fra gli Stati, l'esercizio nobile della diplomazia.... sono mezzi degni dell'uomo e delle Nazioni per risolvere i loro contenziosi". Questa convinzione deve essere rimessa in circolazione, perché è stata proprio questa convinzione che, dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, ha fatto nascere le strutture internazionali al servizio della pace: bisogna recuperare l'orrore della guerra e contemporaneamente ridare stima ai mezzi che le nazioni saggiamente si sono date per prevenirla e per evitarla. Questa è l'urgenza dell'ora! BISOGNA COSTRUIRE QUOTIDIANAMENTE LA PACE Scrive ancora il Papa: "In un mondo dove le condizioni di esistenza sono scandalosamente disuguali, è importante non lasciare nulla di intentato perché tutti si sentano responsabili della crescita e della felicità di tutti. Ne va del nostro avvenire. Giovani senza lavoro, persone disabili marginalizzate, anziani abbandonati, Paesi prigionieri della fame e della miseria: ecco ciò che troppo spesso fa sì che l'uomo perda la speranza e soccomba al ripiegamento su se stesso o alla violenza" Se vogliamo la pace, seminiamo la pace attraverso la giustizia e attraverso la cultura della solidarietà. Rifiutiamo l'egoismo come stile di vita e promuoviamo uno stile di vita più attento al prossimo e a tutte le sue quotidiane povertà, che possiamo soccorrere attraverso molteplici vie di collaborazione e assunzione di responsabilità. Non possiamo accettare come normale il fatto che, in un fine settimana, i nostri giovani arrivino a spendere, per divertirsi, quanto un africano o un asiatico o un latino-americano guadagnano in un intero anno di lavoro. Dobbiamo assumere tutti uno stile di vita più sobrio e dobbiamo educare i nostri giovani a godere nel donare e nel condividere con i più poveri della terra: così promuoveremo la pace in noi e tra i popoli. SE NON VI CONVERTIRETE, PERIRETE TUTTI ALLO STESSO MODO Gesù, commentando alcuni fatti di sangue accaduti agli uomini del suo tempo, disse chiaramente: "Se non vi convertirete, perirete allo stesso modo" (Lc 13,5). Con queste parole Gesù sottolinea che il disordine e la violenza presenti nel mondo hanno una radice precisa: questa radice si chiama "peccato"! Infatti quando gli uomini si staccano da Dio, diventano come foglie sballottate dal vento, al punto tale che il profeta Isaia lucidamente ha riconosciuto: "Le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento" (Is 64,5). E il profeta Geremia ha aggiunto: "La tua stessa malvagità ti castiga e le tue ribellioni ti puniscono" (Ger 2,19); e ha commentato: "Le vostre iniquità hanno sconvolto tutto e i vostri peccati tengono lontano da voi il benessere" (Ger 5,25); e ha lanciato l'invito: "Làsciati correggere!" (Ger 6,8). Non facciamoci pertanto illusioni: le guerre nascono da un clima di orgoglio e di egoismo e di odio e di disordine, che affonda le sue radici nel "peccato" presente nel cuore degli uomini. Se non cambiamo il cuore con una profonda conversione e se non ritorniamo al Signore con una vita retta, non avremo mai la pace ma soltanto una fragile tregua: la pace si costruisce aprendo il cuore a Dio e camminando nella via dei suoi comandamenti: questa è la via della pace! (Segue l'appello lanciato da madre Teresa di Calcutta in occasione della guerra del Golfo nel 1991). + Angelo Comastri, Arcivescovo di Loreto Loreto, 22 febbraio 2003 |
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