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 Son of Italy

Abbiamo deciso di riportare qui il finale del libro perchè particolarmente significativo:

[...] E il miracolo accadde. All’improvviso il mio nome fu sulla bocca di tutti. Non passò molto tempo che il mio appello riuscì a riscuotere parecchi entusiasmi, e gli editori di due influenti settimanali americani si mostrarono interessati alle mie opere. Uno di loro era Henry Seidel Canby, direttore della rivista “The Literary Review”. Alcune mie poesie furono pubblicate. Seguirono i consensi di altre riviste. I giornali cominciarono a pubblicare la mia storia e di me si parlò in Europa e in tutta l’America.

Per gli ambienti letterari mi trasformai in un caso di incredibile interesse, divenendo oggetto di grandi festeggiamenti, curiosità e attenzione. Da Boston fino a San Francisco mi giunsero lettere di congratulazioni e apprezzamenti. Ma fra tutte, le parole più sentite e sincere che mi scaldarono il cuore, furono quelle dei miei compagni, nel riconoscere che almeno uno di loro era riuscito a emergere dai fossi e dalle sabbie mobili di quel lavoro forzato per dare voce al cuore e gridare il suo messaggio al mondo là fuori.

E tuttavia più dolce sopra ogni cosa fu la felicità dei miei genitori i quali poterono avere la conferma che dopo tutto non ero diventato uno straccione, ma avevo lottato riuscendo ad arrivare lontano, il più lontano possibile dai profondi solchi di quella terra ingrata.

 

INTRODUZIONE

Leggendo il delizioso libro in cui Pascal D’Angelo racconta come lasciò il piccone e la pala, per diventare un poeta, ricordo, con vivida memoria che non si è mai appannata, quel giorno di gennaio 1922 quando per la prima volta venni a conoscenza della sua esistenza. A quell’epoca ero direttore di The Nation 2, sommerso dall’incessante flusso di versi pervenuti negli ultimi giorni di dicembre. Ogni anno, pressappoco in questa stagione, come d’abitudine mi stavo chiedendo se valesse veramente la pena mettere in palio un premio di poesie, e stavo diventando, come al solito, scettico e sempre più scettico riguardo alla mole di mediocrità in rima e nonché dovevo visionare. Tante poesie e così pochi poeti! Quindi, senza avvertimento o premonizione, mi imbattei nella lettera a The Nation che il sig. D’Angelo ora include nella sua autobiografia.

-“Questa lettera,” diceva, ”è il grido di una anima arenata sulle spiagge di oscurità, alla ricerca di luce … sono un bracciante, un uomo che maneggia piccone e pala  ciò che voglio è una via di uscita per esprimere ciò che so dire al di fuori del lavoro … non ci sono parole che possono adeguatamente descrivere le sofferenze della mia vita … Liberatemi! Liberatemi. Libero come il pensiero d’amore che ossessiona milioni di menti … Oh! vi prego ascoltatemi! Sto dicendo la verità. E tuttavia chi lo sa? Solo io. E chi mi crede? Perciò fate che la mia anima erompa dalla sua crisalide di forzata ignoranza e voli verso il fiore della speranza, come una sontuosa farfalla adorna di mille pensieri di bellezza”.

Se questo non era un autentico grido, io non ne avevo mai udito uno. Esso cancellò gli assordanti rumori di Vesey Street; mi diede l’impressione che dilatasse le pareti del mio angusto ufficio. Al più presto fissai un incontro con il poeta. Venne con le stimmate delle sue fatiche. Doveva avere nello stesso tempo freddo e fame. Eppure lo trovai pieno di quella quieta pazienza che è la tipica caratteristica dei contadini della sua razza e capace di gioire. Ogni riserva che posso aver nutrito prima ora finalmente cadde, soprattutto dopo avermi fatto un resoconto di se stesso che era l’abbozzo più tardi sviluppato per scrivere A Son of Italy. Accettai alcune sue poesie e lo mandai da editori che ne accettarono altre. Per di più scrissi un breve articolo su di lui nella sezione di The Nation intitolata Il critico errante 3. Il risultato fu un’altra prova, caso mai qualcuno ne avesse avuto bisogno, della sua autenticità. Ci fu una sorprendente reazione da più fronti: richieste di sue notizie, profferte di collaborazione. Persone di cui mai avrei sospettato la sensibilità svelarono il poeta sepolto da loro grazie all’ardore provato nel mettersi a servizio di questo poeta che nessuno era riuscito a soffocare. Nel giro di poche settimane Pascal D’Angelo diviene un nome noto ovunque tra gli amanti della poesia. Questa celebrità avrebbe indotto l’interessato ad accettare una delle molte profferte editoriali, ma egli ha avuto il talento artistico di declinarle tutte. Dopo aver pagato un prezzo così alto per diventare poeta non voleva prendere come ricompensa qualche spicciolo alquanto misero.

Da allora è stato fedele alla sua arte tranne che la diversione necessaria per raccontare la sua storia in questo libro. Il libro è la chiara testimonianza di quanto sia commovente quella storia. È l’attestato della improba lotta contro ogni sventura. Un caso fortuito aveva collocato l’animo di un poeta nel corpo di un ragazzo italiano i cui genitori non sapevano né leggere né scrivere e che non ricevette nessuna eredità al di fuori del retaggio familiare di un lavoro senza speranza. A ciò si era  aggiunta l’ulteriore aggravante di dover lasciare la terra natia per un’altra, dove padroneggiare una lingua estranea impiegandola nel suo sfogo. Il fatto che aveva superato lentamente i suoi ostacoli fa della sua carriera uno degli episodi più eclatanti nella letteratura americana.

A Son of Italy appartiene inconfutabilmente ai preziosi documenti della letteratura del paese d’adozione di Pascal D’Angelo. Quella letteratura supera tutte le altre nel filone di cui il suo libro è un esempio. Mentre la maggior parte delle autobiografie di immigrati si accontentano di raccontare come questo o quel nuovo arrivato abbia lottato per salire di livello nel proprio mestiere e forse in qualche pubblico impiego, A Son of Italy aggiunge una nota nuova. Il montuoso Abruzzo ha mandato in America non un altro bracciante, non un altro imprenditore, non un altro politicante, ma un altro figlio di quell’Ovidio 4 la cui fama è ancora la gloria di Sulmona 5. D’ora in poi nessun americano, guardando una squadra di luridi italiani impegnati in un fossato potrà fare a meno di chiedersi se tra loro ci sia qualche Pascal D’Angelo, forse così riflettendo: “Chi sente i fendenti del piccone ed il rumore metallico della pala? Solo il caposquadra dallo sguardo austero mi vede. Quando scende la notte e noi tutti smettiamo di lavorare, i colpi del piccone  ed il tintinnare della pala non si sentono più. Tutte le mie fatiche sono perdute, perdute per sempre. Ma se scrivo un buon verso di poesia - poi quando giunge la notte e smetto di scrivere, il mio lavoro non va perduto. Il mio verso resta ancora lì. Può essere letto da voi oggi e da un altro domani. Invece i miei lavori di piccone e pala non possono essere letti né da voi oggi né da nessun altro domani. Se vi portassi in tutti i posti menzionati non sareste mai in grado di comprendere tutto il sacrificio che ero costretto fare lavorandovi. Dalle strade gelide e dalla rotaie d’acciaio non potreste sentire tutte le sofferenze, le angosce nel cuore e la rabbia che provai per la brutalità del lavoro forzato. Tuttavia dovevamo vivere. Noi lavoratori dobbiamo vivere. Vendiamo le nostre vite, la nostra giovinezza, la nostra salute  e che cosa ne riceviamo? Un modo di vivere squallido”. Non è questo il sentimento eterno dell’artista che anela procurarsi qualche bellezza e preservarla al di sopra delle acque dell’oblio che sommergono tutte le cose, belle e brutte insieme? Chi meglio di Pascal D’Angelo ha colto la bellezza del contrasto tra un treno sfrecciante ed un anonimo pedone  un contrasto che deve essere stato presente al sig. D’Angelo ogni giorno della sua vita di bracciante?

 

“Nel cupo verde d’estate

Attraverso la valle in sogno come corde di una lira

Sfolgoranti sono i binari della ferrovia

E la strada come lampo di saetta li attraversa

Ma gli animi di molti che si affannano come musica sulle melodiose corde del cuore della valle

Sono da tempeste offuscati;

E l’anima di un ragazzo di campagna che avanza fischiettando sulla strada balenante

È un vivido cielo azzurro” 

Carl Van Doren

 

 

 

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