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La malaria infuria: riecco il DDT

Uno studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO/OMS) e dell’UNICEF attribuisce l’alta mortalità da malaria in Africa a cure mediche inadeguate, al mancato utilizzo di zanzariere impregnate d’insetticida e all’aumento della resistenza ai farmaci antimalarici correntemente in uso. C’è addirittura chi suggerisce di "riesumare" il DDT, il disinfestante abolito per la sua pericolosità.
Zachary Ochieng

Il rapporto, pubblicato in occasione della Giornata della Malaria in Africa, informa che i farmaci di cui si è fatto comunemente uso finora per curare la malaria stanno perdendo la loro efficacia, mentre la nuova generazione di questi preparati è ancora troppo cara e lungi dal poter essere acquistata dalla maggior parte delle famiglie. Il tema della giornata celebrativa è stato, questa volta: "Zanzariere impregnate d’insetticida e cura efficace delle donne incinte e dei bambini colpiti dalla malaria, entro il 2005."

Il lavoro delle due Agenzie delle Nazioni Unite è stato introdotto il 25 aprile al Kenyatta Conference Centre di Nairobi dal vice Presidente del Kenya Wamalwa Kijana. Fra i presenti c’erano il Ministro della Sanità, Charity Ngilu, il Ministro dell’Informazione e del Turismo, Raphael Tuju, il rappresentante dell’UNICEF, Dr Nicholas Alipui e il Direttore Regionale dell’OMS per l’Africa, Ibrahim Samba.

Lo studio ritiene che l’alta incidenza della malaria sia da addebitarsi all’incapacità dei governi africani di sviluppare e gestire le strategie cosiddette Roll Back Malaria- RBM ( Contenimento della Malaria) lanciate nel’98. Nel solo Kenya, ogni anno, muoiono ancora di questa malattia qualcosa come 34.000 bambini: un numero che rappresenta circa il 90% del totale dei decessi da malaria nel Paese. Dalla malaria sono colpiti circa il 30% di coloro che si rivolgono agli ospedali e alle cliniche per cure in "day hospital" e il 19% dei ricoverati. Non meno di 6.000 donne soffrono, nel corso della loro prima gravidanza, di anemia causata dalla malaria, vedendo così aumentare le probabilità d’aborto, di parti di feti morti e della nascita di neonati sottopeso.

La malattia, a detta della ricerca, costa al Continente qualcosa come 12 miliardi di dollari americani all’anno, costituendo in tal modo un gravissimo impedimento al suo sviluppo sociale ed economico.
La commemorazione della Giornata ha avuto luogo a tre anni di distanza dal summit di Abuja dell’aprile 2000 che vide riuniti i Presidenti ed i rappresentanti dei 44 Paesi africani colpiti dalla piaga della malaria endemica. Un incontro al massimo livello, finalizzato a garantire l’impegno dei vertici di tutti questi Paesi nell’adozione delle misure RBM di contenimento della malattia.

Ad Abuja, in Nigeria, i leader si impegnarono, firmando una storica Dichiarazione, con annesso Piano d’Azione, in prima persona e con i loro Governi a mettere mano ad uno sforzo intenso e determinato al fine di ridurre della metà l’incidenza della malaria entro il 2010, ponendosi dei traguardi intermedi per il 2005. Altri obiettivi riguardavano, per esempio, il fatto che almeno il 60% dei soggetti più a rischio, specialmente donne incinte e bambini, potesse beneficiare al meglio dell’uso delle zanzariere impregnate e che il 60% di coloro che sono colpiti dalla malattia possa avvalersi di efficaci cure profilattiche per impedire le pericolose ricadute.

Ma, a 3 anni da questi altisonanti impegni e promesse, e solo a 2 dal traguardo di mezzo percorso del 2005, la situazione in Kenya e in altri Paesi africani rimane molto pesante. A gennaio di quest’anno, neanche il 5% dei bambini dormiva sotto le speciali zanzariere impregnate d’insetticida; non arriva al 15% il numero di quelli che dormono protetti da una qualsiasi zanzariera. Il rapporto spiega che: "E’ fin troppo chiaro che buona parte dell’Africa non si sta affatto movendo con la rapidità necessaria per raggiungere gli obiettivi di Abuja. Il problema principale consiste nella differenza che esiste fra il costo delle zanzariere e quanto le famiglie possono e vogliono spendere per comprarle." Nonostante 44 Paesi si siano impegnati a facilitare al massimo il possesso e l’uso di queste speciali zanzariere, togliendo o riducendo le tasse sulle stesse e sugli insetticidi, solo 19 di questi, Kenya compreso, lo hanno fatto, ottemperando alla Dichiarazione di Abuja.

La resistenza prodottasi nel tempo alle cure antimalariche, secondo lo studio, costituisce uno dei maggiori problemi nella lotta a questa malattia. Per decenni la clorochina è stato il farmaco di prima scelta, ma la resistenza del parassita l’ha resa oramai inefficace; a questo proposito si fa osservare che la nuova generazione di farmaci antimalarici, la combinazione a base d’artemisia che è stata ormai sviluppata e messa in commercio, viene a costare da 1 a 3 dollari per trattamento , troppo al di fuori della portata e delle tasche di buona parte delle famiglie.

Il rapporto aggiunge che questo stato di cose ci obbliga ad una conclusione allarmante, nel senso che in Africa la prima linea di difesa alla malattia è venuta praticamente meno e, per la maggioranza della popolazione, non ne esiste una seconda. Se ne deduce quanto sia urgente e vitale, in tutto il Continente, che i Governi contribuiscano tempestivamente a mettere a disposizione della loro gente, specie dei soggetti più a rischio come donne e bambini, nuovi farmaci efficaci, finanziandone l’acquisto e la distribuzione.

Lo studio denuncia la limitatezza di disponibilità ed accesso ai servizi di cura e diagnosi nelle aree più endemiche e considera questo gap altamente responsabile dell’insuccesso nella lotta alla piaga della malaria un po’ in tutto il Continente. Raccomanda, quindi, che ci si attrezzi per poter garantire ai pazienti, soprattutto i bambini sotto i 5 anni, assistenza e trattamento entro le 24 ore dalla comparsa dei sintomi.

Per quanto riguarda le risorse finanziarie da rendere disponibili per ridurre l’incidenza della malattia, il rapporto dice che gli Stati devono semplicemente onorare le promesse fatte con la Dichiarazione di Abuja, che indica che si spendano per la malaria perlomeno 1 miliardo di dollari all’anno, ricavabili localmente dalle casse dello Stato e dai Donatori. Ma, i ricercatori fanno giustamente rilevare che, raccogliere e coordinare importanti risorse da canalizzare nella strategia RBM richiede consenso politico e un efficace rapporto di lavoro fra tutti gli attori potenzialmente coinvolti, cosa non certo facile da realizzare, specie in molti Paesi africani. Anche se, una nuova e importante fonte di finanziamento gratuito ci sarebbe e andrebbe proficuamente utilizzata dai Governi degli Stati africani: il Fondo Globale recentemente lanciato dalle Nazioni Unite per la lotta all’AIDS, alla malaria e alla tubercolosi.

Da parte sua, il nuovo Presidente del Kenya Kibaki ha ribadito l’impegno del Governo a mettere in atto programmi di prevenzione e a rifornire gli ospedali delle medicine necessarie. La malaria, in Kenya, contribuisce più di ogni altra malattia infettiva ad innalzare il tasso di morbosità (percentuale dei malati) e mortalità, seguita da vicino dall’AIDS. Oltre il 36% dei bambini kenioti muore di malaria prima di compiere un anno di vita, mentre, attualmente, ben 93 muoiono ogni giorno per questa piaga in tutto il Paese. Nell’Africa sub-sahariana la malaria uccide un bambino ogni 30 secondi.

Per via della crescente resistenza ai farmaci, il Kenya Medical Research Institute (KEMRI) chiede ora alle autorità sanitarie locali che autorizzino la reintroduzione del DDT, un potente insetticida antimalarico, messo al bando, per la sua pericolosità, diversi anni or sono. Il dottor Davy Koech, Direttore del KEMRI, sostiene che il prodotto potrebbe ridurre la mortalità da malaria dell’80%, un risultato che, anche se stimato e tutto da verificare, induce, se non altro, a riconsiderare costi e benefici di un possibile riutilizzo.

Al DDT, scoperto nel ’44 dal Nobel svizzero P.H.Muller, si attribuisce il merito di aver contribuito in maniera decisiva alla quasi totale eradicazione della malaria in Occidente. Il dibattito su questo storico prodotto è quanto mai d’attualità, specie all’indomani di un messaggio d’allerta diramato il mese scorso dal Direttore dei Servizi sanitari Dr Richard Muga. Secondo il suo Servizio, infatti, 21 dei 60 Distretti del Paese sta per essere investito da una fortissima recrudescenza della malaria dovuta alle abbondantissime piogge che stanno attualmente cadendo in varie parti del Kenya.